La norma è iniqua ma favorevole agli attori perché molti avvocati chiedono ai clienti i contributi e poi non li versano / Con questa norma tassativa la causa non viene messa a ruolo e l’avvocato non può dire di non avere colpa / Invece spesso dopo poco arrivano all’attore del processo le cartelle dell’Agenzia delle Entrate
Bologna- “Una gabella ingiusta ed ingiustificata” che “si spiega solo con la disperata necessità di fare cassa” e “contemporaneamente, ridurre il contenzioso per poter fingere di avere centrato gli obiettivi del Pnrr”. Insomma, “al peggio non c’è mai fine”. Così Giampaolo Di Marco, segretario
generale dell’Associazione nazionale forense (Anf), giudica l’obbligo, introdotto nella manovra di bilancio del governo, di pagare il contributo unificato per accedere al processo civile.
“Il Governo- ricorda Di Marco – aveva inserito nella bozza della legge di bilancio l’articolo 105 che introduceva nel Codice di procedura civile l’articolo 307 bis, sulla base del quale il giudice alla prima udienza avrebbe dovuto verificare l’avvenuto pagamento del contributo unificato e, ove non versato, assegnare alla parte interessata 30 giorni per provvedere, pena – all’udienza successiva – l’estinzione del processo”. Anche “grazie alla ferma opposizione di diversi soggetti, tra i quali Anf che aveva manifestato il proprio dissenso durante l’audizione in commissione Giustizia della Camera dei deputati, la proposta era stata giustamente ritirata”, prosegue Di Marco. “Ma – a volte ritornano – nell’emendamento presentato iuvante nocte dalla maggioranza viene dissimulata una norma persino più punitiva” che “prevede l’impossibilità di iscrivere la causa a ruolo in assenza del versamento del contributo unificato”. In tal modo “si vuole impedire al soggetto che non abbia la possibilità di versare il contributo unificato (che in taluni casi può superare i 1.600 euro ed in appello i 2.500 euro) ma sia al di fuori dei limiti reddituali per godere del patrocinio a spese dello Stato, di poter agire a difesa dei propri diritti. Con buona pace dell’articolo 24 della Costituzione, visto sempre più come un inutile orpello”.
Per aggravare la situazione, insiste Di Marco, “si prevede l’immediata iscrizione a ruolo da parte di Equitalia Giustizia senza previa necessità di avviso bonario da parte della Cancelleria in ipotesi di omesso o insufficiente pagamento del contributo unificato”. Ed infine viene introdotta “una ulteriore sanzione per il superamento non autorizzato, da parte degli avvocati, dei limiti dimensionali degli atti”. Sanzione che può arrivare fino al doppio del contributo unificato relativo “e, ove occorra, in aggiunta a quanto già versato'”. Per “i non addetti ai lavori si rammenta che i motivi di ricorso esplicitati nelle pagine che superano i limiti dimensionali non vengono esaminati dal giudice amministrativo, parendo questa una ‘sanzione’ più che sufficiente”. Luigi Caprio