di Vincenzo D’Anna*
Un tempo la pratica della religione cattolica, in Italia, era largamente diffusa. Fin dall’età scolare, infatti, ogni fanciullo si preparava a ricevere i sacramenti dopo aver frequentato l’apposito corso di catechismo nella propria parrocchia. Già da piccoli si veniva così “istruiti” alla conoscenza che consentiva, ai catecumeni, di avvicinarsi all’esercizio della fede. Fin da quei momenti si aveva contezza che il primo libro della conoscenza era la Bibbia. Si apprendeva poi che Gesù era ebreo dalla nascita ancorché la sua venuta avesse sancito l’avvento del figlio di Dio che gli israeliani attendevano secondo quanto predetto dai loro profeti. La divaricazione tra la fede dei discendenti di Mosè e quella dei cristiani nasce sul presupposto che i primi non credettero all’avvento del Messia mentre i secondi ritennero vera quella venuta e continuarono a credere secondo il dettame dei Vangeli. Insomma tra ebrei e cristiani esiste un legame di fede comune rappresentato però dal “solo” vecchio testamento. Si tratta di radici profonde che nessuno potrà mai cancellare. Nessuno più di un cristiano, infatti, può essere solidale con la fede degli ebrei e nessun cristiano può esimersi dal peccato di aver ghettizzati e discriminato i “giudei”. Tuttavia i legami tra l’Occidente e lo Stato di Israele sono prevalentemente di natura laica, così come laiche e democratiche sono le istituzioni statali di Tel Aviv. I governi che hanno guidato Israele fin dalla sua nascita, nell’immediato dopoguerra, non sono di natura fideistica ma si reggono su di una costituzione che assegna al volere del popolo la scelta dei governanti. Scelta elettorale che si svolge in un regime di libertà e di diritti individuali sovrapponibili a quelli vigenti nelle nostre democrazie. Niente a che vedere con i regimi fideistici sui quali sono fondati non pochi paesi arabi, realtà che in nome del loro Dio muovono guerra agli “infedeli” ed ai costumi di vita non conformi ai principi del Corano. Quest’ultimo aspetto, quello degli stili di vita, diventa determinante per giustificare la jihad islamica, ossia la guerra mossa a tutti i blasfemi occidentali. Si deve poi aggiungere che i musulmani non si fanno scrupoli di utilizzare il terrorismo come arma essenziale di combattimento. Le due radici comuni – quella religiosa e quella laica (ossia il modello di Stato liberal democratico) – ci predispongono a parteggiare per Israele che viene attaccato da sempre, con ben tre conflitti di aggressione, dai paesi islamici oltranzisti e fideistici perché quella nazione venga cancellata dalla carta geografica. Questo ci rende la bandiera con la croce di Davide più affine, addirittura più sacra se andiamo al ricordo di quell’immenso crudele crimine che fu la Shoah, lo sterminio degli ebrei perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. E tuttavia questi moti di solidarietà, l’adesione alle intime ragioni di un popolo che lotta da decenni per sopravvivere, circondato dalle forze più retrive e sanguinarie dei paesi musulmani, non possono e non debbono più arginare lo sdegno degli uomini civili innanzi ad una ritorsione come quella israeliana a Gaza. Sissignore, non possiamo e non dobbiamo più tacere, in nome di quegli stessi principi di civiltà e di affinità esistenziali che pure ci legano ad Israele. Dobbiamo farlo in nome di un’umanità che viene negata e mortificata ogni giorno dalla tracimante e cinica controffensiva ebraica!! “Ogni vita vale tutto il mondo” dicono gli stessi ebrei allorquando iscrivono nel registro degli uomini giusti tutti coloro che hanno salvato anche uno solo di loro dalla tirannia e dall’eccidio. E se questo è sacrosanto lo è, a maggior ragione, anche per ogni altra vita stroncata dalla guerra in Palestina: vittime civili, anziani, donne e bambini due dei quali, riportano le agenzie di stampa, deceduti a Natale assiderate dal freddo!! I tedeschi per ogni loro soldato ucciso, ne fucilavano dieci per rappresaglia. Oggi potremmo dire che gli ebrei usano una misura ancor più sanguinaria se è vero che a fronte dei circa 2.000 coloni israeliani trucidati dai terroristi di Hamas il 7 ottobre del 2023, sono già stati ammazzati più di 50mila palestinesi!! Bisognava certo eradicare Hamas come gli Hezbollah e chiunque altro attenti alla vita degli israeliani, ma tutto ha un limite ed ogni azione il suo discernimento. Che Bibi Netanyahu abbia formato un governo che si fa condizionare da alcune componenti di matrice religiosa, che non voglia mollare la poltrona di primo ministro, possiamo anche comprenderlo, ma niente può valere tradire l’essenza stessa dell’ebraismo. Quando il Salvatore nacque in una misera stalla a Betlemme, era un ebreo esposto al freddo ed al gelo. Ultimo tra gli ultimi, come quei bimbi palestinesi morti di freddo a causa dei discendenti di Davide.
*già parlamentare