di Vincenzo D’Anna*

Il Comune di Milano, tramite il sindaco Beppe Sala (centrosinistra), ha decretato il divieto di fumo anche all’aperto. Con un’eccezione: si potrà accendere una sigaretta solo se le altre persone saranno posizionate ad una distanza minima di almeno dieci metri!! Ora, non è dato sapere chi dovrà controllare (e con quali strumenti) questo limite. Mettiamo: e se il fumatore è in movimento? La multa, per i contravventori, sarà di circa 300 euro. Roba seria. Quando, più volte, da queste stesse colonne, abbiamo deprecato le ingerenze dello Stato onnipotente ed onnipresente nella vita dei cittadini, non pensavamo a siffatta fattispecie che va a sommarsi alla selva di norme e disposizioni che regolano e disciplinano le nostre esistenze “assoggettandole” ai diktat della pubblica amministrazione. Se la gente fosse più consapevole di essere portatrice di diritti naturali, prerogative non disponibili né assoggettabili all’autorità costituita, si sarebbe ben resa conto di come lo Stato (e chi lo governa) si sia arrogato poteri che travalicano il rispetto delle libertà e delle facoltà naturali dei singoli individui. In sintesi: di come lo Stato influenzi continuamente il nostro libero arbitrio e la capacità che ciascuno di noi ha di poter decidere delle proprie scelte di vita. Come di solito avviene, molte delle ingerenze e dei divieti vengono presentati come presidi che tutelano la salute pubblica, ossia i nostri interessi che, in quanto di natura soggettiva, non dovrebbero essere delegati a d un terzo ed a nessun altro tipo di autorità. Che senso ha far parte di una società liberale, che sbandiera diritti sacrosanti, che mena vanto di garantire libertà ed autonomie personali, se poi chi ci governa può decidere al nostro posto cosa sia, per noi, il bene ed il male oppure come vivere e tutelare la nostra vita?!? Non bastavano i monopoli che conferiscono allo Stato vere e proprie privative in campo economico e sociale, con detrimento e limitazione della libera iniziativa e del diritto di intraprendere? Non bastavano le norme europee che si sovrappongono a quelle nazionali e che uniformano, con assillante precisione, finanche le dimensioni del…water e degli sciacquoni delle nostre toilette, l’orario di riscaldamento e la temperatura interna delle nostra case!?! Non bastano il monopolio dell’istruzione dei nostri figli, quello della salute e delle cure, gli orari di apertura dei negozi e degli uffici pubblici ove, per accedere, bisogna prenotarsi per tempo?!! Evidentemente no: non basta !! Eppure gli abitanti del Belpaese – inclini ed abituati come sono a piegarsi al potere più che a rivendicare il rispetto dei propri diritti – sembrano farsi scivolare tutto addosso. Fateci caso: stiamo parlando della stessa gente che poi invoca manette per tutti, che tollera gli abusi giudiziari, che evade le tasse, che si iscrive nelle clientele politiche, che quando puo’ innalza patiboli ogni qualvolta qualcuno inciampa (a ragione oppure a torto) nel tritacarne della giustizia italiana!! Venendo al caso di specie del divieto di fumo all’aperto, per ora tutto meneghino, emerge una contraddizione che è moralmente vergognosa oltre che un abuso nei confronti dei cittadini fumatori. La vergogna scaturisce dalla circostanza che lo Stato etico che mostra i muscoli nel capoluogo lombardo, sia lo stesso che poi gestisce il monopolio del fumo (!) e della vendita dei prodotti annessi con migliaia di concessionari (le rivendite di tabacchi) disseminati lungo tutta la Penisola. In buona sostanza: da una parte si specula e si guadagna sul “vizio” vendendo tabacco, dall’altro si pongono norme e divieti per evitare che questo stesso prodotto venga liberamente consumato anche all’aperto!! In quelle aree metropolitane soffocate da scarichi e polveri sottili, da inquinanti di ogni genere e tipo! La contraddizione, invece, scaturisce dalla trascuratezza, dall’incuria e dai cento compromessi legislativi che si perseguono allorquando si tratta invece di fronteggiare ben altre fonti di aggressione alla salute dei cittadini. Cosa si fa, ad esempio, per stoppare l’inquinamento antropico che ormai è diventato di tipo microscopico con decine di metalli pesanti ed agenti di degradazione chimica e biologica che ci raggiungono quotidianamente attraverso aria, acqua, terra, derrate alimentari e scarichi di ogni tipo? Eppure in Lombardia – tra le province di Brescia, Bergamo e Mantova – si trova l’enclave tossica più vasta ed inquinata dello Stivale. Stiamo parlando dell’unica regione italiana che consente di spargere sui propri campi i prodotti di scarico degli allevamenti (oltre che di alcune industrie). Che il Covid abbia martoriato per prima proprio questa terra è anche il frutto del brodo di coltura che il virus ha trovato su quei suoli ormai sporchi e inquinati. Insomma, ovunque si continuano ad alzare i valori minimi di tollerabilità delle sostanze inquinanti nelle acque potabili e quelli degli scarichi industriali (leggi tragedia della diossina a Seveso e i numerosi casi di broncopolmoniti idiopatiche registrati in provincia di Mantova), però il pericolo esiziale verrebbe dai…fumatori posti a meno di dieci metri di distanza!!? Ora, non so se questa disposizione sia l’effetto del cretinismo burocratico o della filosofia evergreen che ormai la fa da padrona in tutta Italia, col suo carico di interessi economici, ma so per certo che si tratta di un’inutile (e pessima) limitazione delle nostre sacrosante libertà costituzionali che, in nome di niente e di nessuno, possono essere cancellate!!

*già parlamentare