Giustizia

Ora Nordio impone il software farlocco anche per i processi

Blitz di fine anno – Con una circolare del 31.12 il ministero porta App nelle aule penali. Ma il programma è lento e caotico: pm e giudici in rivolta

Di Vincenzo Bisbiglia e Marco Grasso

5 Gennaio 2025

La data del decreto dice già molto, se non tutto: 27 dicembre 2024. Fra Natale e Capodanno il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio ha dato via a una riforma (sulla carta) epocale: l’estensione al telematico di quasi tutto il processo penale. Almeno questo è ciò che l’esecutivo italiano vorrebbe far credere all’Europa, per incassare i soldi del Pnrr.
Peccato che una relazione del Csm, frutto del lavoro di sei mesi di una commissione tecnica, l’11 dicembre avesse avvertito il governo: App, il software che dovrebbe governare la transizione, è una patacca. La sperimentazione alle sole archiviazioni è già stata un fallimento: molte Procure, tra cui Napoli, sono state costrette a tornare al cartaceo, in attesa di tempi migliori. In alcuni uffici le archiviazioni sono addirittura “crollate fino al 96%”. Da mesi, procuratori, pm, cancellieri, dipendenti amministrativi denunciano malfunzionamenti di ogni tipo di App, l’applicativo che dovrebbe digitalizzare tutto ciò che fino a questo momento si faceva su carta: il programma si pianta, le procedure sono inutilmente farraginose, il personale non è formato adeguatamente, mancano i pc e quelli che ci sono spesso sono vetusti. Più in generale, le procedure sono diventate più complicate di prima e i tempi più lunghi.

Nelle parole del Csm il software ministeriale è “inidoneo” e la sua estensione al resto dell’attività penale è “impensabile”. Senza un nuovo rinvio, si legge nella relazione già anticipata dal Fatto, si rischia di avere “gravissimi problemi nel funzionamento della giurisdizione”. Incurante del parere dell’organo di autogoverno della magistratura e di migliaia di giudici e pm che lavorano sul campo, Nordio è andato avanti come se nulla fosse. E ora ciò che si prospetta dal 7 gennaio, sempre secondo il Csm, è “la paralisi di settori cruciali”.
Da martedì, infatti, dovranno transitare su App anche tutti gli altri atti penali, compresi quelli del dibattimento. Poche le eccezioni e tutte a tempo: il termine per il passaggio al telematico è stato esteso al 31 marzo per le iscrizioni degli indagati, i giudizi abbreviati, direttissimi e immediati, e a fine anno per le misure cautelari e le impugnazioni in materia di sequestro probatorio.

L’allarme ieri è stato lanciato anche dall’Anm: “Malgrado le numerose criticità rilevate da pressoché tutti gli uffici chiamati alla sperimentazione del sistema, si è proceduto non prendendo in adeguata considerazione la scarsità di risorse e di infrastrutture tecnologiche dei tribunali. Si agisce come se gli uffici fossero stati, tutti e da tempo, dotati di postazioni pc con accesso ad App, nelle aule d’udienza e nelle camere di consiglio. Si opera come se il personale amministrativo e giudiziario fosse stato dotato di una idonea struttura di assistenza per la immediata gestione delle criticità. E tali rilievi sono soltanto alcuni di quelli formulati dal Csm, di cui il Ministero ha tenuto conto in minima parte”. L’Anm segnala anche come le prime due giornate di sperimentazione siano bastate a fare arrivare “numerosissime segnalazioni di errori di sistema”.

Ma perché tutta questa fretta? Il processo civile, ormai da anni, è già tutto telematico. Ma l’abbandono della carta è stato un processo lento e graduale, durato circa otto anni, e basato sull’osservazione del lavoro effettivo degli uffici. Al contrario, la transizione digitale del processo penale avviene in un regime semi-emergenziale, perché è stata inserita dal governo italiano negli obiettivi legati ai fondi del Pnrr, che scadono nel 2026.
Una riforma epocale, come detto, che rischia però di restare, almeno per ora, solo sulla carta (metaforicamente e non solo). Il decreto ministeriale mette al riparo preventivamente migliaia di processi dal rischio nullità: se gli atti non passeranno al digitale, non saranno invalidati. E agli uffici giudiziari resterà una facoltà: quella di restare al cartaceo, nel caso in cui il sistema non dovesse palesemente funzionare. Un escamotage previsto dalla legge, che è già stato usato nella prima fase di sperimentazione.