Neandertaliano

 Le parole dei dinosauri

ne-an-der-ta-lià-no

Significato Relativo agli ominidi della specie Homo neanderthalensis

Etimologia dal toponimo tedesco Neandertal, la valle di Neander. Joachim Neander fu un compositore seicentesco di inni sacri a cui questa valle del Düssel fu dedicata nell’Ottocento. Aveva cambiato il suo cognome da ‘Neumann’ (letteralmente ‘uomo nuovo’), traducendolo in greco.

  • «Lo scavo della nuova strada ha portato alla luce manufatti neandertaliani.»

La prima metà del Secolo Diciannovesimo è particolarmente affascinante per chi studia la storia della scienza e lo sviluppo del pensiero filosofico che accompagna il progresso scientifico. Visto dalla prospettiva delle scienze mature di oggi, i cui ambiti e confini sono rigorosamente definiti, il primo Ottocento rappresenta una fase di  adolescenziale.
Ipotesi e concezioni allora considerate legittime  sulla Natura sono oggi relegate nel museo delle  e della pseudoscienza perché incapaci di rispondere in modo soddisfacente alle domande sempre più numerose e complesse che gli studiosi si ponevano di fronte alle nuove scoperte. Allo stesso tempo, idee originali ed anticonformiste, allora  ardite speculazioni di pensatori radicali, quasi al limite della blasfemia, sono oggi divenute scienze mature pienamente legittime. Tra queste è l’idea che in passato siano esistiti esseri umani diversi dalla specie Homo sapiens.

La nostra specie fu ‘battezzata’ scientificamente a metà del Diciottesimo Secolo, e descritta in modo molto elegante: per osservare un  di Homo sapiens, ti basta guardare uno specchio. A quel tempo, l’idea che qualcuno non fosse un Homo sapiens era del tutto priva di senso. Mezzo secolo dopo, una serie di scoperte in Europa mise in crisi l’eleganza e  della definizione scientifica di ‘essere umano’. Dal punto di vista storico, il ritrovamento più significativo avvenne nell’estate del 1856 presso Feldhof, nella valle di Neander, in Germania. Il nome ufficiale di questo nuovo essere umano vissuto in epoche remote fu introdotto alcuni anni dopo: Homo neanderthalensis.

Il dibattito scientifico sulla natura biologica e sullo status di questa specie è ancora molto intenso ed . La controversia su questo ominide si estende persino al modo di scrivere il suo nome. Il termine latino sui cui si basa il nome scientifico fa riferimento alla parola tedesca Thal (‘valle’), come scritta al tempo dell’istituzione formale della specie. La riforma del tedesco, di inizio Novecento, ha però rimosso la ‘h’ da questa parola, pertanto, il nome corrente ha finito col seguire la revisione novecentesca.

Parallela alla fortuna scientifica dell’uomo di Neandertal, ma non meno avvincente, è la sua storia popolare, le sue frequentazioni nella letteratura e nel cinema. I neandertaliani ci affascinano e suggestionano. Il motivo è duplice.
Sono la prima specie umana diversa da Homo sapiens ad essere stata riconosciuta tale. Le somiglianze con noi ci  e sconcertano non meno delle differenze. È anche una delle poche forme umane con la quale i nostri predecessori sapiens hanno avuto contatto diretto. Studi recenti suggeriscono che nel nostro sangue scorra qualche goccia del loro sangue. La scomparsa dei neandertaliani, avvenuta tra 30 mila e 40 mila anni fa, non è meno affascinante e misteriosa di quella dei , avvenuta 66 milioni di anni prima. E sebbene non siano mai vissuti assieme, dinosauri e neandertaliani hanno ricevuto a livello popolare una connotazione simile.

Entrambi i loro nomi sono divenuti sinonimi di , ottuso e fallimentare. Se un quotidiano titola che in Parlamento ci sono gli uomini di Neandertal, be’, non sta dicendo che il Parlamento è una cava fossilifera: il riferimento alla specie fossile è dispregiativo verso i nostri parlamentari, intesi come cavernicoli ottusi ed arretrati.
Questa  negativa verso i poveri neandertaliani ha una motivazione storica, e allude a concezioni, oggi superate, che hanno interpretato l’uomo di Neandertal, alternativamente, come un essere umano patologico, deforme, simile ad un mostro delle fiabe, oppure come una specie intellettivamente ritardata, priva della luce della ragione che definisce l’umanità presente. Non sappiamo se i neandertaliani avessero un linguaggio  e  come il nostro, ma è ragionevole supporre che fossero in grado di comunicare tra loro. Chissà se, nelle loro lingue, il termine usato per definire noi ‘sapiens’ fosse da loro usato come dispregiativo, o piuttosto avesse una connotazione fraterna, amichevole. , da questo punto di vista, erano superiori a noi.