*Codice della strada: il duce ed il truce* di Vincenzo d’Anna*

La politica italiana non finirà mai di stupire sotto il profilo del mancato rispetto delle libertà individuali. E se le norme cervellotiche e centraliste vengono proposte da chi, come i leghisti, ha fatto del federalismo e delle autonomie locali la propria cifra distintiva, la situazione diventa paradossale. Da una mano si invoca infatti l’autonomia differenziata per valorizzare le peculiarità amministrative delle Regioni secondo il principio della sussidiarietà decisionale spinto ai limiti estremi dell’incostituzionalità, dall’altra si governa a Roma col piglio del duce che impone riforme senza alcun preventivo confronto con i territori. Per intenderci: non è dato sapere quale delle Regioni italiane abbia potuto discutere con il “truce” Matteo Salvini in merito alle nuove norme introdotte dal codice stradale e quali di questi nuovi limiti non sia in contraddizione con le diverse realtà territoriali e con il semplice buon senso. Mi spiego. La sicurezza stradale dipende da vari fattori non solo da chi guida con perizia ed in perfetto stato psicofisico, così come le limitazioni imposte dal nuovo codice hanno ricadute diverse a livello locale. Senza infatti un combinato disposto che armonizzi le differenze esistenti, sia la sicurezza che la mobilità rischiano di apparire del tutto teoriche, vanificando, con ciò, i diktat presenti nel nuovo codice stradale e l’intenzione che le novità introdotte siano di per sé stesse bastevoli. Non ci vuole una particolare alzata d’ingegno per capire che laddove le strade sono ancora quelle tracciate nel dopoguerra, magari malconce e prive di adeguati presidi di sicurezza (manto stradale, guardrail, svincoli, illuminazione, doppia corsia, corsie di emergenza, piazzole di sosta ed aree di servizio), la sicurezza non può dipendere da qualche decimo di grado alcolico del conducente che magari avrà bevuto un caffè corretto all’anice d’inverno oppure una birra fredda d’estate, né tantomeno se ha assunto del paracetamolo per curare un raffreddore!! Adottare norme restrittive oltre il lecito ed il pratico non determinerà alcuna ricaduta sulla sicurezza stradale. Insomma ci ritroviamo nella stessa situazione dei limiti di velocità sulle autostrade, ove una selva di rilevatori e tachimetri impone vincoli antelucani rispetto al progresso ed alle dotazioni tecnologiche delle automobili del Terzo Millennio.

Tuttavia quei vincoli non vengono ancora rimossi perché adeguarli alle capacità ed alla sicurezza delle nuove vetture significherebbe anche essere poi costretti ad adeguare e “migliorare” i percorsi stradali con nuovi e più costosi sistemi che prevedano asfalti drenanti, barriere di protezione più resistenti, maggiore usura di ponti e strade, segnaletica stradale rivisitata. Lo sanno bene coloro che hanno gestito, more solito, in concessione le nostre autostrade e che hanno privatizzato gli utili per poi pubblicizzare le perdite di esercizio, intascando i pedaggi ma mancando gli adeguamenti in materia di sicurezza stradale. Lo Stato, tra l’altro, ha ripreso, nel proprio seno, le autostrade – proprio come ha già fatto con le acciaierie – che dovranno pertanto essere “adeguate” con i soldi del contribuenti, ma questo al ministro delle Infrastrutture poco pare interessare. Troppo complessa l’applicazione dell’economia di mercato dentro gli enti pubblici,il calcolo costo benefici, i bilanci in pareggio per deficit culturali del leader del Carroccio. Meglio l’uso della demagogia politica con la quale egli sopperisce alle carenze cognitive ed operative. Il “truce” Salvini, difensore dei patri confini, non si cura del retroterra dei medesimi, né sembra cogliere il fatto che limitare eccessivamente le cose, per accreditarsi come il “duce muscoloso”, che difende con la spada il solco tracciato dall’aratro, col classico “ ghe pensi mi”, crea problemi a vari strati della popolazione che li subisce. Un esempio? Provate a fare il percorso tra il mar Tirreno e quello Adriatico, tra Napoli e Camerino, tra Taranto e Reggio Calabria, tra Potenza e Perugia, nelle zone interne della Calabria e della Sicilia, rispetto a quelli che fanno la tratta tra Firenze e Milano oppure tra Bologna e Torino!! Ed a proposito di peli nell’uovo: chi controlla che i ciclisti siano superati dalle auto con una distanza di un metro e mezzo e chi distinguerà tra droga e derivati farmacologici come la tachipirina, tra uno stato di ebbrezza alcolica ed un amaro assunto dopo pranzo con dei limiti fissati tanto basso? E delle otto ore di treno da Palermo a Milano, per chi volesse utilizzare i mezzi pubblici, come gli over 75 anni, questi sono disponibili ed efficienti in egual misura ovunque in Italia? Insomma non potendo raddrizzare alla radice la problematica sulla percorrenza e la sicurezza stradale si è scelto di inasprire le pene cercando il rimedio cervellotico e risolutivo caricato sui cittadini . E poi: a chi verrà affidata questa ulteriore mole di controlli? Quanti saranno i nuovi assunti in polizia stradale? Quante le nuove pattuglie immesse sulla rete viaria per monitorare l’osservanza di tante norme speciose? Si ha come la sensazione che il truce Salvini, nelle vesti del duce, voglia…spezzare le reni ai conducenti!! E come spesso capita con i provvedimenti draconiani, essi andranno ad infoltire le grida manzoniane nello studio dell’avvocato Azzeccagarbugli!!

*già parlamentare