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giovedì 09 gennaio 2025
È tornata Cecilia Sala
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse 08 Gennaio 2024 RomaPolitica Cecilia Sala arrivata a Ciampino Nella Foto Cecilia SalaDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE - Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili
editorialista di Elena Tebano

 

Buongiorno.

 

Cecilia Sala è di nuovo libera. Ieri l’arrivo a Ciampino dopo 21 giorni in una prigione iraniana dove era privata dei più elementari diritti: l’abbraccio commovente con il compagno e con i genitori, l’incontro subito dopo con la premier Giorgia Meloni e con il ministro degli Esteri Antonio Tajani (qui la cronaca della liberazione). «Sono tornata», ha detto. «Sono così tanti giorni che non parlo con nessuno, mi fa impressione sentire tutte queste voci, vedere tutte queste facce. Parlare con qualcuno».

 

La liberazione della giornalista è una bellissima notizia per l’Italia e un grande successo della premier Meloni, che sulla sua vicenda ha messo la faccia, dimostrando abilità e spregiudicatezza nel giocare una partita difficile tra Stati Uniti e Iran. «Adesso devi solo stare serena, non dire niente. Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte» ha detto ieri Meloni a Sala. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato la premier per complimentarsi con lei e anche i leader dell’opposizione, a partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein, l’hanno ringraziata pubblicamente.

 

 

Sala, 29 anni, podcaster di Chora Media (per cui era inviata in Iran) e giornalista del Foglio, era stata arrestata il 19 dicembre a Teheran, dove stava lavorando con un regolare visto giornalistico, con l’accusa di «violazione delle leggi della Repubblica Islamica». Un’accusa vaga che era solo un pretesto: Sala è stata arrestata solo per essere usata come merce di scambio, perché tre giorni prima le autorità italiane avevano arrestato a Milano, su richiesta degli Stati Uniti, l’ingegnere e uomo d’affari iraniano Mohammad AbediniNajafabani, accusato di aver fornito all’esercito iraniano parti di droni che, secondo Washington, sono state utilizzate in un attacco in Giordania che ha ucciso tre militari americani. L’Iran nega che i due arresti fossero legati, ma da decenni imprigiona cittadini stranieri con false accuse, come forma di ritorsione.

 

Scrive Giovanni Bianconi:
Al di là di ogni smentita ufficiale, la modalità della liberazione dell’ostaggio è la conferma che fosse un ostaggio: rispedita indietro senza avviare alcun procedimento giudiziario. In cambio di che? Del destino giudiziario italiano di Mohammad Abedini-Najafabani, «l’uomo dei droni» ancora chiuso nella prigione milanese di Opera, e probabilmente qualcos’altro che ha a che fare con i conflitti in corso nel teatro mediorientale e le relazioni internazionali connesse.

Cecilia Sala a Ciampino con la premier Giorgia Meloni

 

 

Solo fino a pochi giorni fa sembrava che la trattativa sarebbe stata lunga. Ma il viaggio a sorpresa della premier Giorgia Meloni, che è andata in Florida per incontrare il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha sbloccato la situazione.

 

 

Spiega Monica Guerzoni:
La prima data di svolta è il 2 di gennaio, quando i quotidiani scrivono che Cecilia Sala nel carcere di Evin dorme sul pavimento di una cella lunga come il suo corpo, situazione che stride con le dichiarazioni tranquillizzanti di Antonio Tajani. La premier decide di sfilare il dossier al vicepremier e di metterci prepotentemente la faccia. Contatta i genitori della giornalista, convoca una riunione di emergenza a Palazzo Chigi (a cui non partecipa l’allora direttrice del Dis Elisabetta Belloni), informa il ministro degli Esteri che da quel momento sarà il sottosegretario Alfredo Mantovano a coordinare la triangolazione con Washington e Teheran. E pianifica di volare in gran segreto da Trump senza rivelare la data nemmeno ai suoi vice Salvini e Tajani, tanto che la notizia planerà sulla Farnesina solo ad aereo di Stato ormai decollato.
Appena quattro giorni dopo la cena a Mar-a-Lago, Cecilia atterra a Ciampino. La premier ha gli occhi lucidi per la «grande emozione» di restituirla, da madre, all’abbraccio dei genitori, le dice «sei stata forte». E intanto incassa la telefonata di complimenti del presidente Mattarella e gli applausi bipartisan delle opposizioni. «Noi siamo al mondo per stupire la sinistra», aveva detto dal palco di Atreju e nella lunga eco di quelle parole c’è tutta la sua soddisfazione. Ma c’è anche il senso di rivalsa e il profondo fastidio che ha covato per giorni, quando il destino di Sala, anche a causa degli errori del governo nei primi giorni, appariva drammaticamente incerto.

 

 

Ora rimane la questione della sorte dell’imprenditore iraniano arrestato in Italia. Non è (ancora) stato scarcerato. Il fatto che la liberazione non sia contestuale serve a “giustificare” la versione ufficiale della vicenda: per l’Iran, che l’arresto di Sala non fosse strumentale; per l’Italia di non aver accettato il ricatto dell’Iran. In casi di estradizione il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in base all’articolo 718 del codice di procedura penale, può decidere in qualunque momento la revoca della custodia cautelare. E quindi potrebbe decidere subito la scarcerazione dell’imprenditore iraniano. Ma ieri Nordio ha detto che la sua estradizione verrà decisa dai magistrati «secondo i parametri giuridici».

 

Spiega Luigi Ferrarella:
Questo riferimento ai «parametri giuridici» sembra lasciare intendere che il governo, tramite il suo Guardasigilli, voglia attendere comunque la celebrazione del primo segmento della procedura estradizionale, mercoledì 15 gennaio. Udienza nella quale la V Corte d’appello non discuterà nemmeno lontanamente la fondatezza o meno degli elementi per i quali gli americani prospettano la responsabilità dell’ingegnere iraniano di aver aiutato Teheran ad aggirare l’embargo statunitense su componenti elettronici utilizzati nei sistemi di navigazione dei droni del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, compreso il drone che il 28 gennaio 2024 uccise in un avamposto giordano tre soldati americani e ferì altre 38 persone. Il 15 gennaio, invece, l’argomento sarà solo la concessione o meno degli arresti domiciliari ad Abedini-Najafabani nelle more della lunga procedura di valutazione della estradizione: una decisione che — avversata dal parere contrario della procuratrice generale Francesca Nanni, e sollecitata invece dal difensore Alfredo De Francesco con la «garanzia» della rappresentanza diplomatica iraniana che Abedini-Najafabani non scapperebbe dall’appartamento milanese messogli a disposizione dal consolato — per legge arriverà entro i 5 giorni liberi successivi all’udienza di mercoledì 15, quindi entro martedì 21 gennaio.

 

Conclusosi felicemente la vicenda personale di Sala (che è stata un vero e proprio sequestro di Stato da parte dell’Iran) rimangono le conseguenze politiche. Prima di tutto nel rapporto con gli alleati americani.

 

Scrive Viviana Mazza:
Secondo fonti del governo e di intelligence citate dal Post e confermate al Corriere, oltre a incontrare Trump a Mar-a-Lago, Meloni e l’intelligence  italiana hanno comunicato «con lo staff di Joe Biden» e «Meloni ha ottenuto una specie di via libera a negoziare sia da Biden che da Trump». Gli americani conoscono bene il problema: i loro cittadini vengono arrestati e usati come pedine politiche dall’Iran, ma anche da Russia, Cina, Venezuela, e vogliono coinvolgere anche l’Italia in una coalizione multinazionale che crei vere misure di deterrenza e di punizione per evitare che succeda ancora. Non a caso, ieri, dopo il rilascio di Sala, il dipartimento di Stato Usa ha annunciato il tentativo di formare questa coalizione come parte di una «Strategia per i prigionieri ingiustamente detenuti». Quanto alla visita di Meloni in Florida, è servita anche a ottenere da Trump «l’impegno a non polemizzare con Biden sulla vicenda Sala-Abedini», scrive il Post.
Per certi aspetti operare durante la transizione non è stato negativo. Il capo dell’Fbi Christopher Wray è dimissionario, il capo dell’Fbi a Roma era in vacanza. Sarebbe stato più difficile un accordo dopo il 20 gennaio. George Lombardi, imprenditore vicino al futuro segretario di Stato Marco Rubio, spiega che «per Trump era meglio che ufficialmente fosse l’amministrazione Biden a permettere il rilascio dell’iraniano, così da avere le mani libere riguardo all’Iran e Hamas se non rilasciano i prigionieri a Gaza». D’altra parte, al governo iraniano non conveniva alienarsi la leader di un Paese non particolarmente ostile e che gode dei migliori rapporti col neopresidente Usa. L’avvocato Alan Dershowitz, a Mar-a-Lago quella sera, ritiene che l’incontro ripreso da tutti i media abbia avuto «un impatto positivo sulla decisione dell’Iran di rilasciare la giornalista». «Il messaggio è semplice: non puoi toccare la migliore amica del presidente Usa», ci dice l’ambasciatore Paolo Zampolli.

 

Poi c’è la politica italiana, dove la gestione del sequestro Sala è senza dubbio una vittoria politica di Giorgia Meloni, che oggi potrà rivendicarla nella sua conferenza stampa annuale. Scrive Antonio Polito:
La premier Meloni ha dimostrato ancora una volta un’abilità nelle relazioni internazionali sorprendente in chi non aveva alcuna esperienza precedente né una tradizione politica cui attingerla. Alla fine i governanti sono giudicati sulla base della loro capacità di risolvere le crisi, di uscire dalle emergenze. E per farlo bisogna saper rischiare, come Giorgia Meloni ha fatto quando è volata in Florida per una cena con Trump senza sapere se una mossa tanto irrituale da essere tenuta quasi segreta fino all’ultimo l’avrebbe premiata con un successo oppure no.
Ha messo dunque in gioco la sua credibilità personale, pur di sfruttare la finestra di opportunità che le offriva il passaggio delle consegne alla Casa Bianca: ottenendo un sostanziale silenzio-assenso del presidente eletto al rilascio dell’ingegnere iraniano arrestato su richiesta degli americani, e senza imbarazzare il presidente uscente che un via libera non poteva darlo. Aggiungiamo ai meriti di Giorgia Meloni quelli di un sistema-Paese che ha funzionato come raramente accade qui da noi, mostrando un’unità di intenti che è andata dalla famiglia Sala, affidatasi con fiducia alle istituzioni, fino alle forze di opposizione, che hanno saputo resistere alla tentazione di sfruttare a proprio vantaggio una crisi nazionale, e si sono alzate in piedi in Senato per applaudire il successo del governo.

 

 

Polito ci ricorda anche che se oggi Sala è libera, e può esercitare liberamente il suo mestiere, non è così per le donne iraniane (chiuse o no nel carcere di Evin) e per migliaia di oppositori politici:
Non meriteremmo il premio della libertà della nostra giovane connazionale se smettessimo adesso di batterci con tutte le nostre forze, con tutto il nostro «soft power», con tutta la nostra energia diplomatica e politica, per liberare quelle donne e tutte le donne iraniane dalla discriminazione medievale cui sono condannate. Siamo sicuri d’altronde che questo sia stato il primo pensiero di Cecilia Sala, non appena finito il suo incubo.

 

 

E adesso le altre notizie.

 

Le precisazioni di Crosetto sull’accordo con Starlink di Musk
L’Italia «è interessata, anzi obbligata forse» a un accordo con la Starlink di Elon Musk e i suoi satelliti a orbita bassa. E, potrebbe farlo senza affidargli i dati della difesa italiani: perché «un Paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro» potrebbe «gestire questi dati con apparati e tecnologie proprietarie a tutela degli interessi nazionali». Lo ha detto il ministro della DifesaGuido Crosetto rispondendo a un’interrogazione parlamentare di Nicola Fratoianni (SI) dopo le polemiche sulla trattativa tra Italia e Starlink di cui ha parlato Bloomberg.

 

Secondo l’agenzia di stampa americana, infatti, sarebbe pronto un accordo da 1,5 miliardi di euro per garantire all’Italia per cinque anni la fornitura di servizi avanzati di sicurezza nelle telecomunicazioni attraverso la rete satellitare di Musk. L’opposizione ha accusato il governo di mettere una rete essenziale per la sicurezza italiana in mano a un imprenditore imprevedibile e politicamente esposto. E lunedì l’ufficio della premier Giorgia Meloni ha specificato che non è stato (ancora) firmato nessun accordo, specificando che «le interlocuzioni con SpaceX rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati».

 

 

Come spiega Giuliana Ferraino, la trattativa con Trump è stata aperta su richiesta della Difesa che ha bisogno di comunicazioni satellitari sicure e rapide  per gestire scenari di guerra moderna con droni e interventi immediati. Scrive Ferraino:
Le polemiche di questi giorni nascono dalla mancanza di dettagli su questioni fondamentali. Si è parlato di un contratto quinquennale da 1,5 miliardi, cioè 300 milioni all’anno. Tanti o pochi? Dipenderà dai contenuti dell’accordo, che non è stato ancora firmato. Vanno, inoltre, definite questioni chiave che devono coinvolgere Leonardo, la società controllata dal Mef attiva nella difesa, nell’aerospaziale e nella sicurezza, finora tenuta fuori.
Secondo gli esperti, innanzitutto l’accordo deve definire chi controlla «l’interruttore» delle comunicazioni, perché una delle principali preoccupazioni è la possibilità che un imprenditore tanto geniale quanto eccentrico e controverso come Musk possa interrompere il servizio all’improvviso, come è accaduto in Ucraina. O deviare il servizio.
Poi c’è il tema della crittografia dei dati. I satelliti di Starlink funzionano come un «taxi» o Musk fornisce anche la tecnologia per la crittografia? È una questione chiave. Leonardo ha già sviluppato la crittografia e la cybersecurity del cloud nazionale, affidato dal governo Draghi, dopo una gara pubblica, a un consorzio di aziende che includevano oltre ai big della tecnologia Usa, Google e Microsoft, anche Tim (partecipata da Cdp), Leonardo e Sogei. E i data center sono localizzati in Italia, senza rischi di trasferimento di dati.
Servono, però, garanzie anche sull’accesso ai metadati del traffico, che hanno valore di per sé. Ad esempio, se Starlink osservasse un fortissimo traffico dati tra il governo italiano e l’ambasciata di un Paese in una certa area del mondo, sarebbe un segnale importante. Ecco perché qualsiasi contratto siglato con l’uomo più ricco del mondo dovrebbe includere clausole di ferro.

 

Le altre notizie importanti

 

  • Il Consiglio superiore della magistratura, l’organo che rappresenta il potere giudiziario, ieri ha espresso parere contrario alla riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (cioè i magistrati inquirenti). Secondo il Csm ci sono «nodi problematici che sarà necessario sciogliere», e un «cambio di paradigma» dagli effetti «difficilmente pronosticabili. Il  ministro della Giustizia Carlo Nordio e la maggioranza dicono che andranno avanti comunque. Ieri intanto ci sono state polemiche per la App di digitalizzazione del processo penale (il cosiddetto «processo telematico») che complica, anziché semplificare, il lavoro nelle Procure: diversi uffici, da Roma a Torino, da Milano a Napoli, hanno sospeso l’utilizzo della App e sono tornati alla carta.
  • Il prefetto Vittorio Rizzi, attuale vicedirettore dell’Aisi, i servizi segreti interni, già vicecapo della polizia, oggi potrebbe essere nominato direttore del Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza della Repubblica, come successore dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni.
  • La Golar Tundra, nave rigassificatrice di Snam attualmente nel porto di Piombino (Livorno) dovrebbe secondo i piani essere trasferita a Vado Ligure nel maggio 2026. Ma il consiglio regionale della Liguria, si è opposto. Adesso deciderà il governo.
  • «Il principio di inviolabilità dei confini si applica ad ogni Paese, che sia a est o a ovest rispetto a noi», ha detto il cancelliere tedescoOlaf Scholz, dopo che il presidente eletto americano Donald Trump ha dichiarato di volersi annettere la Groenlandia. «È un territorio dell’Unione europea. Evidentemente è fuori questione che l’Ue lasci che un altro Paese del mondo, qualunque esso sia, attacchi i suoi confini sovrani», gli ha fatto eco il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot.
  • L’Europa può vincere la sfida tech, ma ora le imprese devono investire e superare le divisioni. Lo dice, Piero Cipollone del board della Bce, intervistato da Federico Fubini.
  • In base alle nuove politiche di moderazione dei contenuti sulle piattaforme di Meta, annunciate da Mark Zuckerberg, anche affermazioni false non saranno più considerate violazioni degli standard dei social e potranno essere diffuse liberamente. Comprese, spiega Martina Pennisi, quelle secondo cui i gay sarebbero “malati”, i cinesi “responsabili della diffusione della pandemia di Covid” e le e donne “oggetti per l’arredamento”.
  • Dopo la pubblicazione dei filmati in cui si vede l’auto dei carabinieri speronare lo scooter su cui viaggiavano Fares Bouzidi, 22 anni, e il 19enne Ramy Elgaml, morto in un “incidente” dopo un inseguimento di 8 chilometri, la Procura a Milano sta valutando di contestare il reato di omicidio volontario con dolo eventuale al carabiniere che era alla guida, che al momento è invece indagato per omicidio colposo stradale, assieme a Bouzidi. «Ho sentito quelle parole dei carabinieri, quelle brutte parole. “Chiudilo, chiudilo”. E “caduto? Bene”. Ma come, “bene” (i commenti in radio di un altro equipaggio dei militari coinvolto nell’inseguimento, ndr). Come si può dire questo? Ma queste persone non hanno dei figli? Io, il mio, vado tutti i giorni a trovarlo dove è sepolto. Però, lo so bene che i carabinieri non sono tutti così, non sono tutti uguali. Questi che hanno parlato così hanno sbagliato, ma — ripeto — non sono tutti uguali, ci sono tantissimi bravi carabinieri» dice Yehia Elgamlil padre del ragazzo morto.
  • Un uomo di 48 anni di Palermo si è impiccato in casa perché, secondo le prime ricostruzioni, non avrebbe retto ai ricatti della figlia sedicenne e del fidanzato diciassettenne, che volevano estorcergli soldi.
  • Una donna ha partorito su una nave di migranti e rifugiati tra l’Africa nordoccidentale e la Spagna.
  • Ann Altman, sorella del creatore di ChatGpt e ceo di OpenAI, Sam Altmangli ha fatto causa sostenendo che avrebbe abusato di lei tra il 1997 (quando lei aveva tre anni e lui dodici) e il 2006. Sam Altman nega le accuse.
  • Los Angeles è assediata da tre grandi incendi, alimentati da venti da uragano, che hanno bruciato interi isolati e ucciso due persone.

 

Il Caffè di Massimo Gramellini
Un’inviata speciale

Per dirvi qualcosa della giornalista, e della persona, vi devo riportare ai giorni in cui cominciò l’invasione russa in Ucraina. Dopo un viaggio inevitabilmente avventuroso, Cecilia Sala aveva raggiunto Kiev, che Putin minacciava di conquistare entro 48 ore, e contro ogni previsione riuscì a collegarsi in diretta con il nostro programma. Ero molto più agitato di lei, che come sempre appariva in pieno controllo della situazione. Nelle settimane della sua prigionia, mi hanno fatto sorridere certi commentatori anche illustri che, senza conoscerla, l’hanno dipinta come una specie di scavezzacollo. Cecilia Sala è una delle creature più sagge e razionali che abbia mai conosciuto. Ha meno di trent’anni, però si direbbe un’anima antica. Corre verso i luoghi da cui tutti scappano, ma non cerca provocatoriamente il rischio, benché sia disposta ad affrontarlo quando pensa che ne valga la pena.
Appena apparve sullo schermo, davanti alla parete spoglia di una stanza d’albergo a Kiev, le chiesi le prime cose che l’avessero colpita lungo il tragitto. Rispose: «Gli anziani delle campagne che girano i cartelli stradali per ingannare i carrarmati russi. E i bambini di Kiev che preparano bottiglie incendiarie da lanciare dai balconi». Erano istantanee di vita che raccontavano senza retorica la resistenza di un popolo. Per riuscire a coglierle al primo sguardo, occorrono occhi curiosi e una testa lucida e sgombra di pregiudizi. Cecilia Sala ha quegli occhi e quella testa. Bentornata.

Grazie per aver letto Prima Ora, e buon giovedì.

 

(Le mail della Redazione Digital: gmercuri@rcs.itlangelini@rcs.itetebano@rcs.itatrocino@rcs.it)