*Comunicazioni satellitari e l’ombra dell’asino* di Vincenzo D’Anna*

Per definire una discussione su un argomento di poco conto gli antichi greci solevano affermare che si trattava di qualcosa di inutile come il “dissertare intorno all’ombra dell’asino”. L’espressione traeva origine da una storia narrata dal famoso politico ed oratore Demostene, fiero avversario di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. Costui, per quanto leggermente balbuziente (difetto che curava mettendosi in bocca una piccola pietra), durante la difesa di un imputato che rischiava di essere condannato a morte, per tenere sveglio l’uditorio dei giudicanti, narrò la storia di un pastore che, per recarsi in una località lontana, aveva fittato un asino. Lungo il percorso, con il sole a picco sulla testa, il viandante volle riposarsi in una radura brulla, priva di alberi, ponendosi all’ombra che il suo quadrupede proiettava per terra. A quel punto insorse l’asinaio che lo accompagnava contestandogli di avergli affittato sì la bestia ma non certo l’utilizzo della sua ombra!! Il racconto si concludeva in quel modo anomalo suscitando la curiosità degli astanti. Cogliendo il diffuso interesse dell’uditorio sul finale della storia narrata, Demostene rimproverò gli ascoltatori contestando loro di mostrarsi più interessati all’ombra dell’asino che non alla sorte di un uomo che pure rischiava la pena capitale.

Ora, se la classe politica di casa nostra godesse di buone letture e di studi adeguati terrebbe bene in mente questa antica storia evitando, in tal modo, di distrarsi su questioni spesso futili che di frequente e volentieri non vanno oltre la sterile polemica ed il dileggio dell’avversario di turno. Lo dimostra il “pastone” che mamma Rai e le altre emittenti mandano in onda, ogni santo giorno, con le interviste ai leader dei vari partiti di governo e di opposizione. Il tutto in nome del rispetto del cosiddetto “pluralismo” dell’informazione che, per quanto vuoto e polemico, si celebra quotidianamente. Pochi minuti calibrati di intervista in base alla consistenza della rappresentanza parlamentare del partito e che pertanto si concludono con qualche secondo riservato a Lupi e qualche altro a Calenda (per le opposizioni). Risultato? Un vaniloquio che fa della critica preconcetta (per chi si oppone) e dell’apologia delle opere di Giorgia Meloni (per coloro che governano) la propria ragion d’essere. In poche parole: circonvoluzioni intorno al nulla, un vero e proprio “flatus vocis”. L’ultimo esempio viene dalla preventiva polemica imbastita sull’intento di massima da parte del governo italiano, di affidare a Space X, società del plurimiliardario americano Elon Musk il servizio di trasmissioni criptate e protette del nostro esercito, dei servizi segreti e delle altre istituzioni statali “sensibili”. Quello che ha dato più fastidio ai criticoni in salsa tricolore è l’intesa cordiale che la nostra premier ha stretto con il neo eletto presidente Usa Donald Trump nel suo recente viaggio (a sorpresa) in America oltre ai buoni rapporti che lei ha con il più ascoltato dei consiglieri del “tycoon” newyorkese: Elon Musk, appunto. Quest’ultimo ha già creato una rete formata da centinaia di satelliti ultramoderni messi in orbita per poter gestire quella delicata tipologia di comunicazioni nel mentre la Ue (dove vige la gestione pubblica del servizio) conta di arrivare ad una…trentina di satelliti, tutti ancora da progettare ed installare, dopo il 2030!! Intendiamoci: critiche e preoccupazioni per questa eventualità, già operativa e collaudata con successo Oltreoceano, non sono state mosse solo dal Belpaese. Non a caso anche Francesi e Tedeschi – i quali, prima delle débâcle elettorali di Emmanuelle Macron ed Olaf Scholz, dettavano legge a Bruxelles – hanno sprizzato disappunto per il tempestivo “gioco di sponda” che il governo italiano ha fatto con il nuovo inquilino della Casa Bianca. Prepariamoci dunque. Da qui ai prossimi mesi sentiremo spesso profferire dure “filippiche” contro l’assegnazione a privati di servizi tanto delicati! Sentiremo spesso ripetere che in questi ambiti dovrebbero essere le istituzioni pubbliche a operare, ancorché questo significhi entrare in azione alle…calende greche e con costi certamente maggiori rispetto a quelli garantite dall’azienda di Musk!! L’Italia, lo abbiamo ribadito cento volte, ha un sistema economico cripto socialista o pseudo liberale con lo Stato che la fa da padrone in economia. La nostra è una nazione che ha una naturale idiosincrasia nei confronti dell’impresa privata avendola, paradossalmente, sempre favorita, svendendo i beni pubblici per i debiti da questi accumulati durante la gestione statale, salvo poi riprenderseli e rimetterli in sesto come accaduto, ad esempio, con le acciaierie, la petrol chimica, la rete autostradale e la telefonia. E’ prevedibile pertanto che, o per invidia o per preconcetto ideologico, molti si faranno nuovamente paladini del “nulla pubblico”. E tuttavia Musk, entro due anni, avrà ben 400 satelliti in orbita mentre noi dovremo accontentarci del classico dibattito intorno all’ombra dell’asino!!

*già parlamentare