*Trump, ritorno alla politica delle cannoniere* di Vincenzo D’Anna*

Chi vivrà vedrà!! Sembra un aforisma carico di ovvietà ed anche insulso per l’ovvietà che contiene, ma nel terzo millennio potrebbe essere rivalutato perché le innovazioni scientifiche e tecnologiche, oltre che velocissime (temporalmente parlando), saranno anche straordinarie per gli stravolgimenti sull’esistenza degli individui e degli Stati. Basti pensare alle tematiche che sono emerse in questi giorni sulla gestione delle comunicazioni militari e la protezione dei dati sensibili e riservati. Una società, la Space X di Elon Musk, ha posto in orbita, con sistemi di lancio innovativi una rete di migliaia di piccoli satelliti, ognuno dei quali con un peso di appena 250 Kg, che garantiscono una modalità di veicolo delle comunicazioni straordinaria oltre che protetta come mai prima d’ora. In una società telematica tutta impostata sulla velocità e la massima sicurezza dei dati che si trasmettono a milioni di persone e di aziende, questa rete sarà un elemento di progresso perche tutta l’umanità potrà conformarsi all’uso dei benefici dell’evoluzione che ne verrà fuori. Ovviamente la polemica è subito scoppiata e gli adoratori dello Stato hanno immediatamente gridato allo scandalo perché un “privato” non può gestire una massa di dati sensibili appartenenti alle istituzioni pubbliche. Ovviamente viene fuori l’aspetto che Elon Musk sia politicamente schierato con una non meglio identificata destra planetaria, che va da Trump ai Tedeschi di “Alternative für Deutschland” che ha sbancato l’elettorato nelle recenti elezioni regionali in Germania e peggio ancora ha rapporti con Giorgia Meloni. Insomma si prefigura, secondo la Gauche europea, un golpe di stampo destrorso con Musk che funge da “grande vecchio” che manipola governi e trama contro la democrazia ed i “sinceri democratici”, ossia i politici della sinistra.

Tuttavia il sistema pubblico non intende mollare incentrato com’è intorno al progetto denominato “Iris”. Ma che sarà pronto tra un decennio, con un costo preventivato di dieci miliardi di euro!! Molto più costoso, cioè, rispetto a quello che può essere preso in comodato uso dal multimiliardario e facoltoso imprenditore americano. Bisognerà mettere insieme ben ventisette Stati aderenti all’UE prima di dispiegare tutte le ipotetiche potenzialità statali, e credo si dovrà attendere che passino dei lustri, nel mentre il sistema privato è molto più avanti, funzionante ed a basso costo. Ma questo si difensori della autonomia statale e della pubblicità del servizio delle comunicazioni innovative, poco importa. Ovviamente nessuno possiede risposte semplici per domande complesse e questa appena accennata è novità di straordinaria complessità, basata sulla valutazione sul rapporto prezzo convenienza, della efficienza del sistema e della sicurezza del medesimo. E che il tempo apporterà ulteriori cambiamenti che nessuno oggi sia in grado di prevedere, così come nessuno sia in grado di valutare cosa convenga, lo si rileva dai repentini ed imprevedibili cambiamenti della politica mondiale. A cominciare da quello che sta succedendo negli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Che una nazione fondata da migranti, e che ne ha accolti a decine di milioni da ogni angolo della terra, possa aver votato sulla scorta della paura dei migranti, tanto da avallare, col proprio voto, il progetto faraonico di Trump di far rientrare – anche con la forza – ben undici milioni di “stranieri” senza premesso d’ingresso nei loro paesi d’origine, appare un vero paradosso!

Lo stesso vale per il progetto Trumpiano di porre dazi sulle merci estere, in una nazione che ha importato merci ma sopratutto esportato le proprie in ogni angolo del mondo, da secoli. Eppure l’America è nata e cresciuta con un sistema capitalistico basato sul libero mercato di concorrenza e sul principio che lo Stato non debba ingerire in economia e nella vita degli individui. Insomma: uno Stato minimo, basato su pochi principi costituzionali proprio perché lo Stato e’ posto al servizio il cittadino e della sua libertà non è concessa dalle deliberazioni (e dalle autorizzazioni) dello Stato, della politica e dellla burocrazia. E che dire della tradizionale, strenua difesa dei popoli oppressi da parte degli USA, di quelli sottoposti alla tirannia liberticida ovunque questa si sia instaurata, salvo poi eleggere un Presidente che, a ruota libera, chiede soldi ai suoi stessi alleati per proteggerli con il proprio esercito nella Nato? Ma quello che era inimmaginabile e per certi versi incredibile è che colui che siede alla Casa Bianca, il capo del più potente esercito del mondo, pensi di potersi annettere, mano militare, la Groenlandia e di obbligare il Canada a diventare uno degli Stati federati degli States. Ci troveremmo in tal caso nella stessa identica situazione dell’aggressione russa all’Ucraina solo che la Groenlandia verrebbe scippata al piccolo regno di Danimarca. Insomma: un ritorno al colonialismo o peggio ancora alla politica delle cannoniere in voga nei secoli passati, ossia un’attività politica che implichi dimostrazioni di potenza militare per piegare gli interlocutori qualora questi non si dovessero addivenire ad un accordo con le tesi e gli interessi dello Stato più forte.

Non sarebbe una novità in assoluto per gli Usa dove già Thomas Woodrow Wilson e poi Theodore Roosevelt Jr. con la politica del “randello più lungo”, imposero la loro forza militare in alcuni ambiti territoriali e frangenti storici. Ma il mondo è cambiato, l’era atomica, la forza, la velocità dei missili e la potenza delle armi moderne non consente più le avventure delle cannoniere. Né il mondo può permettersi di sopportare angherie dalla nazione degli uomini liberi e coraggiosi.

*già parlamentare