Incommensurabile
in-com-men-su-rà-bi-le
Significato In matematica, di grandezze omogenee che non hanno sottomultiplo comune, cui rapporto è espresso da un numero irrazionale; privo di paragone, che non può essere misurato, immenso
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo incommensurabilis, derivato di commensurābilis ‘commensurabile’ con prefisso negativo in-.
- «È un reperto di valore incommensurabile.»
E vabbè, l’incommensurabile è grossissimo, no? Un gioiello di valore incommensurabile, un’opera d’arte di incommensurabile bellezza — qui valore e bellezza hanno dell’eccezionale, sono nell’ordine dello straordinario. Facile facile. ‘Incommensurabile’ ha giusto il pregio della parola sesquipedale che con gran sintonia ci indica lo smisurato. No? No.
L’aggettivo ‘incommensurabile’ non è facile come certi usi abituali ci suggeriscono. E questo è trasparente, se se solo ci degniamo di leggerla, di sentirla bene, pezzo per pezzo.
Non è un ‘immisurabile’. Qualifica qualcosa che non si può commisurare. Commisurare — anche questa, parola mica banale.
Ci viene in mente che il commisurare richieda di misurare insieme due cose, una rispetto all’altra, una con l’altra, e quindi di ridurle a un criterio comune. Ad esempio, ci soddisfa che la paga sia commisurata al lavoro, il risultato ottenuto è commisurato all’impegno, e si deve cercare di commisurare la spesa voluttuaria al piacere che davvero ci dà. Sono casi in cui misuriamo una cosa con un’altra, in base a un’altra. E questo in matematica ha un significato molto preciso.
Due numeri sono commensurabili se hanno un sottomultiplo comune, se possono essere ridotti a un divisore comune. Lunghezze incommensurabili, qui, sono circonferenza e raggio di un cerchio, ad esempio, come anche il lato del quadrato e la sua diagonale — che dramma, per Pitagora, anzi che tragedia, che il loro rapporto sia un numero irrazionale.
‘Incommensurabile’, quindi, significa propriamente irriducibile — cioè che non si può ‘ridurre’ nel senso di ‘ricondurre’; nel caso, ricondurre a un termine minimo empirico di riferimento. L’incommensurabile non è solo ‘grossissimo’: è letteralmente imparagonabile, a livello razionale. Non c’è niente nell’esperienza comune che possa essere indicato dicendo «Ecco, tipo questo, ma molto di più». La sua straordinarietà non ha riferimenti nemmeno vagamente comparabili, e per questo, in questo senso preciso, non è misurabile. Così l’incommensurabile supera la necessità del paragone, si fa assoluto, si fa semplicemente immenso.
Sono incommensurabili le distanze intersiderali, che possiamo calcolare ma che non possiamo immaginare con le nostre idee di spazio. Sono incommensurabili le vastità dei picchi Karakorum, per me ragazzo dell’Appennino. E se dichiaro per te un amore incommensurabile, ecco: nella mia esperienza del mondo non esiste né briciola né macigno di sentimento che moltiplicato all’impensabile possa arrivare a somigliarli.
‘Incommensurabile’ non è una parola difficile da usare, se si usa in modi consueti. È difficile da usare in maniera autentica e originale, perché è fatta di una materia difficile, che pone una sfida al pensiero stesso; è la materia dell’ineffabile, dell’inconcepibile, dell’irrappresentabile — di cui però, com’è, come non è, siamo sempre a ragionare.