L’intervista

Il procuratore Bellelli: “Vogliono la giustizia differenziata: un pm forte solo con i deboli”

Pescara – “Si va verso qualcosa che fa paura, il tramonto dell’uguaglianza dell’azione penale”

26 Gennaio 2025

Il procuratore di Pescara Giuseppe Bellelli, già al suo insediamento, nel 2021, aveva parlato di “faro della costituzione”. Oggi che la maggioranza politica quella costituzione la vuole modificare pensa che sia “doveroso” per un magistrato far capire ai cittadini che non è una banale separazione delle carriere di pm e giudici ma bel altro.

Procuratore lei pensa che già la definizione della riforma sia una mistificazione…

Le parole sono importanti. Le carriere sono già separate di fatto, perché ogni anno c’è meno dello 0,5% dei magistrati che passa da una funzione all’altra. E con la riforma Cartabia ci può essere un solo cambio di funzioni in tutta la vita professionale. In realtà così come c’è l’autonomia differenziata adesso si vuole arrivare alla giustizia differenziata.

Che vuol dire?

Che avremo da un lato i giudici e dall’altro un pm fortissimo, un super poliziotto che dovrà inevitabilmente avere una forma di controllo da parte della maggioranza politica, del governo di turno. Quindi immagino un pm forte con i deboli e debole verso il potere.

Cioè se la riforma sarà realtà avremo una giustizia per ceti?

C’è anche questo rischio. Il segno dei tempi è questo, vedendo le novità legislative in atto, come l’inasprimento di pene e nuove figure di reato per colpire il dissenso. Si vuole perseguire chi fa resistenza passiva (il riferimento è al ddl sicurezza, ndr). Dall’altro lato abbiamo assistito alla legalizzazione dell’abuso di potere, perché così chiamo la cancellazione del reato di abuso d’ufficio.

Ma il ministro Carlo Nordio dice che state protestando contro qualcosa che non c’è nella riforma che separa le carriere perché il pm resterà indipendente…

L’argomento principale dei fautori della riforma è che va fatta perché il giudice è condizionato dal pm. È falso, di media oltre il 48% delle richieste dei pm vengono respinte dai giudici. E aggiungo: ma se si ha così a cuore la terzietà dei giudici allora bisogna separare la carriera dei giudici d’appello che devono giudicare il lavoro dei colleghi di primo grado e quella dei giudici di Cassazione da quelli d’appello. Ovviamente è un assurdo. La motivazione vera della riforma è che si vogliono pm che tenderanno ad assecondare il governo. Non ci sarà la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura dato che ci saranno due Consigli superiori, uno per pm e uno per giudici, con membri togati sorteggiati, che non saranno rappresentativi. Vogliono snaturare la Costituzione che è nata dalla Resistenza e ha stabilito un bilanciamento dei poteri. Si va verso qualcosa che fa paura, il tramonto dell’uguaglianza dell’azione penale.

Vedere i magistrati in tutta Italia con la costituzione in mano e la coccarda tricolore appesa alla toga può sembrare una esagerazione, una protesta corporativa

Non possiamo restare in silenzio. Come magistrati abbiamo il dovere di testimoniare che questa riforma interessa tutti. Ribadisco, non è una separazione delle carriere ma è un vulnus al principio dell’uguaglianza di fronte alla legge. Non ci sarà l’indipendenza pensata dai nostri padri costituenti.

Secondo lei i cittadini vi capiscono?

Se si continua a parlare di separazione delle carriere, che è fuorviante, per le ragioni esposte prima, non possono capirci. Nemmeno a me interessa la carriera, tra l’altro una brutta parola per i magistrati che finora si distinguono per funzione e non per grado. In gioco ci sono valori costituzionali che toccano tutti. È il motivo per cui, e io sono d’accordo, l’Anm ha deciso la protesta durante le cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario e lo sciopero del 27 febbraio. Il nostro è un grido d’allarme e spero che si leveranno altre voci in difesa della costituzione nata dalla resistenza contro il fascismo, quando il pm era il procuratore del Re.