Giustizia, il ministro Nordio confessa: “Non ci sono soldi per le vittime di reati”
Il caso Cecchettin – Interrogazione della Lega su condanne per delitti violenti: “Il fondo per i parenti è basso, ma dovete rivolgervi al Viminale”
A farlo è il ministro della Giustizia Carlo Nordio che lunedì scorso ha risposto per scritto a un’interrogazione dei senatori della Lega Erika Stefani e Manfredi Potenti che risaliva al 6 dicembre 2024. Una mossa anche politica visto che Lega e Fratelli d’Italia si stanno sfidando a chi si intesta il dossier della Sicurezza. Questi ultimi partivano da un fatto di cronaca ormai noto – il femminicidio della giovane studentessa di 22 anni, Giulia Cecchettin – per chiedere al governo di fare di più per il risarcimento nei confronti delle vittime e dei loro parenti. In particolare, si leggeva nell’interrogazione del Carroccio, alla condanna all’ergastolo nei confronti dell’ex fidanzato Filippo Turetta si era aggiunto anche il pagamento di 760 mila euro “tra provvisionali e risarcimento”. Soldi che, spiegano i due senatori del Carroccio, Turetta non potrà dare perché al momento della condanna “risultava studente universitario, senza beni né stipendio” ma queste somme, continuano, “costituiscono un importante titolo giudiziale per i parenti delle vittime”.
Se il soggetto condannato non può pagare, la legge del 2016 prevede che le vittime si possano rivalere sullo Stato per richiedere almeno una parte dei danni subiti. Ma qui sorge il problema: il fondo per gli indennizzi “in favore delle vittime di reato” secondo i senatori della Lega non è “adeguato rispetto ai danni subiti” e quindi “non sembra esserci un’adeguata tutela risarcitoria in favore dei parenti delle vittime”. Stefani e Potenti quindi chiedono a Nordio cosa intenda fare per garantire i risarcimenti, a partire dalla richiesta di implementare il fondo, cioè di metterci più soldi.
Nella sua risposta scritta il ministro della Giustizia ammette che le preoccupazioni dei parlamentari della Lega siano fondate: i soldi sono pochi e spesso i risarcimenti richiesti sono molto superiori a quelli previsti dalla legge. Nordio ricorda l’obiettivo della normativa che ha istituito il fondo ma dà ragione alla Lega spiegando che “l’ammontare di tale indennizzo sia sovente inadeguato considerato che il decreto ministeriale adottato in attuazione di tale normativa primaria ha indicato degli importi fissi a seconda del tipo di reato che viene in rilievo, subordinandone poi l’erogazione alle disponibilità del fondo stesso”.
Secondo le tabelle, infatti, per le lesioni gravissime al massimo si può ottenere un indennizzo di 25 mila euro, 50 mila per l’omicidio, 60 mila per i crimini domestici in favore dei figli. Per tutti gli altri reati le spese mediche arrivano a 15 mila euro. Ad ogni modo, come spiega il Guardasigilli, l’entità del risarcimento è “subordinata” rispetto ai fondi disponibili, che si aggirano intorno ai 3 milioni l’anno. Non bastano, insomma, dice Nordio. Che infatti aggiunge: “Pertanto, attesa la frequente sproporzione tra l’entità del risarcimento spettante alle vittime e la misura di tale indennizzo per come stabilita dalla normativa, non si può che condividere l’esigenza rappresentata nell’interrogazione”.
Che fare dunque? Il ministro della Giustizia però non propone una soluzione ma passa la palla a un altro ministero, cioè quello dell’Interno che dispone e gestisce il fondo per le vittime di reati violenti: di questo problema, conclude Nordio, “non può farsi direttamente carico questa amministrazione posto che il fondo è gestito dal Ministero dell’interno”. Insomma, citofonare Matteo Piantedosi.