*Todo modo*
di Vincenzo D’Anna*
Todo modo para buscar la voluntad divina (ogni mezzo per cercare la volontà divina). Questa frase richiama un’espressione di Sant’Ignazio di Loyola, con la quale il fondatore della Compagnia di Gesù voleva intendere come l’uomo dovesse impegnarsi nella ricerca della volontà di Dio nel proprio cammino terreno. Ora, a fronte di questo assunto, viene da chiedersi se ha senso l’agire politico, che pure rappresenta l’azione plurale compiuta dagli uomini, per poter governare la complessità e la diversità sociale e se i politici possano fare a meno della costante ricerca della “verità”. Non di una verità in senso assoluto, che appartiene al trascendente, ma almeno di quella che ad essa maggiormente si avvicini. Ebbene, se tutti i politici si dicono intenti a realizzare la giustizia sociale, l’equità ed il benessere degli amministrati, potranno mai raggiungere un simile meta al di fuori di ciò che è vero o, peggio ancora, piegando la verità allo strumentale, utilitaristico, comportamento del momento, utilizzando artatamente il verosimile o la menzogna? A guardare i fatti politici dei giorni nostri si ricava l’impressione che il verosimile ed il menzognero siano largamente usati da molti rappresentanti delle istituzioni. Se così fosse realmente ci sarebbe da ignorare le querelle parlamentari che quotidianamente gli organi di stampa ci propinano, considerandole l’espressione di una rappresentazione teatrale messa in scena solo per perseguire scopi di parte, o magari per poter criminalizzare e screditare gli avversari di turno. Qualche lettore un poco cinico potrebbe obiettare che, in fondo, simili “rappresentazioni” verosimili e da toni tragici, hanno sempre rappresentato il pane quotidiano delle cronache politiche e parlamentari. E tuttavia in questi giorni ogni precedente sembra essere stato ampiamente superato: il tasso di ipocrisia, di strumentali eccezioni, di capziose contestazioni, di plateali discorsi attorno al nulla, pare abbiano passato ogni limite.Parliamoci chiaro: quelle nostre, più che forze di opposizione parlamentare, sembrano vesciche cariche di fiele, pronte a puntare su tematiche che non interessano direttamente i cittadini ma che fanno scalpore di cronaca. Così si argomenta circumnavigando argomenti moralistici in assenza di concrete alternative alle vere questioni di natura sociale ed economica innanzi alle quali si tace. Eppure, volendo, ci sarebbe tanto da dire per concorrere a migliorare le proposte dell’esecutivo di governo che, di per se stesse, non sono né il verbo assoluto né l’espressione amorale di chi è dedito ad ordire attentati alla pubblica morale. Una tra tutte, quella dei lavori delle Camere. Sono stati ormai ridotti alla mera espressione del voto di fiducia sui provvedimenti del governo, ossia per la modalità utilizzata dal Consiglio dei ministri di varare provvedimenti governativi per decretazione d’urgenza, di appropriarsi di deleghe parlamentari per dare attuazioni a quelle ormai rare leggi partorite dal Parlanento e non dal governo Nel mentre l’Inquilino del Quirinale lascia correre accettando una prassi, quella della decretazione del governo, che pure, fino a prova contraria, dovrebbe essere riservata solo ai rari provvedimenti urgenti!! Risultato: le discussioni sugli argomenti all’ordine del giorno sono prevalentemente impostate nei vari “talk show” televisivi che quotidianamente si svolgono all’insegna di un dagherrotipo comune, quello del giornalismo d’assalto e d’inchiesta partigiano, che ha sempre la meglio. Ormai i cronisti non pongono più domande ai politici, ma sciorinano essi stessi autonome tesi , declicate in favore dell’area politica di riferimento delle testate per le quali essi lavorano. D’altronde trovare politici che rispondano nel merito delle cose e non nel dileggio e nella preconcetta opposizione alle altrui tesi è un evento rarissimo di questi tempi. Per dirla tutta: il parlamento e la politica in genere richiamano alla memoria le abitudini del filosofo cinico Diogene di Cirene il quale, per allenarsi a non aver risposte si allenava a parlare con le statue. Prendete la riforma della giustizia, che pure si invoca da decenni: ebbene questa, stando ai soliti ed agguerriti oppositori anti-governativi, rischia di diventare il…bavaglio per i magistrati!! Tale opinione rappresenterebbe, secondo i polemici, l’effetto del malcelato retropensiero di colori che desiderano assicurarsi l’impunità. E’ del tutto ininfluente che la riforma auspichi, invece, un doveroso viatici per processi da effettuarsi con un giudice terzo, oltre che lo smantellamento delle correnti politicizzate che pure la fanno da padrona nel Csm. Per non dire dell’abolizione della consolidata presso di spartizione degli incarichi nelle procure più prestigiose col “metodo Palamara”. Ancora. La premier Meloni ha un feeling con il bizzoso Donald Trump che pure mette in vantaggio la nostra nazione e relega in seconda fila l’asse franco-tedesco? Ecco allora che questo particolare legame tra Roma e Washington diventa una vile subalternità verso gli Usa, il sottomettersi acritico alle bizzarrie del tycoon americano!! Ed ancora. La corte di appello scarcera il generale libico Najeem Osema Almasri (che non ha compiuto reati sul suolo italiano) ed il governo italiano lo espelle (per ragion di Stato) e di opportunità, onde evitare ritorsioni, con lo sbarco di migliaia di clandestini (lasciati partire dai Libici) sulle nostre coste? Tale mossa, per bocca delle sinistre, si tramuta in oggettiva “complicità” con un ignobile torturatore!! Sarebbe curioso vedere cosa succederebbe se Putin oppure Netanyau, colpiti da mandato di cattura della corte di giustizia europea (la stessa che ha messo Almasri nel mirino), decidessero, un giorno, di fare una visita di Stato in Italia: finirebbero in manette oppure sarebbero rispediti nei loro Paesi con un volo di Stato? Insomma tutto si cerca fuorché la verità e con essa un rimedio condiviso tra forze parlamentari nell’interesse del Belpaese. Todo modo, sì. Ma per seminare odio e lanciare fango.
*già parlamentare