Tassativo

tas-sa-tì-vo

Significato Che costituisce un obbligo, che stabilisce in modo preciso e inderogabile

Etimologia da tassare, nel senso di ‘stabilire con precisione’, dal latino taxare ‘toccare ripetutamente, stimare’ — forse frequentativo di tàngere ‘toccare’, forse dal greco tássein ‘ordinare’.

  • «Dobbiamo arrivare entro le 20, è tassativo.»

Il tassativo avrà anche a che fare con le tasse, ma come?
A guardarli bene, oltre a notare una somiglianza che corrisponde in effetti a una parentela, e a rilevare che le tasse sono in effetti tassative, si nota che vivono dalle stesse parti: sono termini del gergo istituzionale, del diritto, dell’amministrazione, e che stanno bene in tutti i discorsi che lo vogliano richiamare o . Forse che il tassativo è inderogabile come una tassa? No, la cosa è più sottile, la risposta articolata si trova scavando nel ‘tassare’, che è un verbo dall’ascendenza molto più strana di quel che si direbbe.

Il taxare latino da cui deriva ha dei significati che non ci aspetteremmo: oltre allo  e al , che sono centrali e prendono anche la piega negativa del , è un ‘toccare ripetutamente’ — anzi spesso questo è indicato come primo significato. ‘Stimare’, dicevamo, e non in modo generico, ma assoluto, preciso.

La dottrina etimologica è divisa su quale sia l’origine di questo taxare — ci sono un paio di ipotesi forti in ballo, entrambe interessanti.
Potrebbe trarre origine dal tássein greco, quel genere di ‘ordinare’ che sentiamo anche nella ‘tassonomia’ e nella ‘tattica’, o potrebbe essere un frequentativo dello stesso latino tàngere, ‘toccare’. La prima ipotesi ha la forza della linearità, la seconda  di più ma è poeticamente più impegnativa — ci mostrerebbe un toccare ripetuto che è un maneggiare, e il maneggiare è il primo modo di valutare, e quindi uno stabilire. Perché sia come sia, anche nel taxare troviamo il processo e l’esito di un giudizio.

Il tassativo emerge portando in funzione d’aggettivo un carattere specifico del tassare, già in latino: quello d’essere ‘stabilito precisamente’. In origine questo stabilire riguarda naturalmente il valore di qualcosa, che viene fissato, ma nel tassativo si astrae. Diventa il deciso in modo netto, cogente, non dilazionabile — o meglio, ciò che decide in questo modo. Il tassativo è propriamente ciò che costituisce un obbligo, che non solo è  e non ammette deroghe, ma ci richiede anche di non stare a discutere e discettare d’ (se no quel ‘precisamente’ etimologico che ci starebbe a fare?).  allargamenti di maglie, niente deroghe, niente , niente accomodamenti o sgabellamenti .

Così possiamo parlare della disposizione tassativa di legge che esclude interpretazioni differenti, possiamo parlare dell’ordine tassativo che abbiamo avuto di non servirci di marmellata perché serve tutta per la crostata (sgrunt), e possiamo stabilire un termine tassativo per la consegna di un lavoro, che non potrà essere riconsiderato.
I suoi sinonimi sono facilmente  e  o fortemente burocratici. È imperativo. È categorico. È obbligatorio. È perentorio. Il tassativo, con tutta la sua forza e il suo commercio con aule uffici e fori, ha conservato una certa . Non ha  d’esagerazione, e se va bene per un testo di diritto, si scioglie bene nel discorso che si dà comunque un tono — anche scherzoso.