ALLA STREGUA DI QUESTA PERIZIA – ESSENDO ESCLUSO L’OMICIDIO  – NON SAREBBE DI  COMPETENZA DELLA CORTE DI ASSISE IL PROCESSO SULLE TORTURE AL CARCERE DI SANTA MARIA?

I consulenti della Procura: detenuto straniero morto per mix di farmaci e oppioidi

Udienza cruciale quella di lunedì 17 al maxi-processo di Corte d’Assise sui presunti pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020 e, in modo particolare, sulla morte del detenuto algerino Hakimi Lamine, Sul banco dei testimoni si sono alternati i consulenti medico-legali della Procura, chiamati a chiarire le cause del decesso avvenuto un mese dopo i pestaggi. Uno degli aspetti chiave del dibattimento riguarda proprio la competenza del giudice: il procedimento si sta svolgendo davanti alla Corte d’Assise e non in una sezione ordinaria del Tribunale. Ma cosa ha determinato la morte di Hakimi Lamine? La professoressa Raffaella Petrella, docente della “Federico II”, ha riferito di aver riscontrato, nelle analisi di sangue, urine e alcuni organi, tracce non solo dei farmaci prescritti dai medici del carcere, ma anche della buprenorfina, un oppioide che, assunto in determinate condizioni, può risultare letale.

Ancora più netto è stato il professor Luca Lepore, medico legale e consulente dell’accusa, che ha attribuito la causa del decesso a un’asfissia provocata dall’assunzione di oppiacei e oppioidi, tra cui la buprenorfina. Sulla stessa linea il farmacologo Vito De Novellis. Il pm Alessandro Milita ha incalzato i periti sulla possibilità di concause, come un’asfissia di natura meccanica indotta da terzi, ipotizzando ad esempio l’uso di un cuscino. Ne è nato un confronto serrato con la difesa, ma i consulenti hanno ribadito che le analisi condotte confermano senza ambiguità un’asfissia di natura chimica. Tra gli avvocati impegnati Giuseppe Stellato, Edoardo Razzino, Natalina Mastellone, Carlo Destavola e altri.

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