Ottemperare
ot-tem-pe-rà-re (io ot-tèm-pe-ro)
Significato Adempiere, attenersi a ciò che è stato richiesto o disposto
Etimologia voce dotta recuperata dal latino obtemperare ‘regolarsi secondo il volere di qualcuno’, derivato di temperare nel senso di ‘regolarsi’, col prefisso ob- ‘incontro a’.
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«Non sono incline a ottemperare alla vostra richiesta.»
Non si può non notare che nell’obtemperare latino l’obbedire abbia la sfumatura di un compiacere. Infatti si tratta di un derivato di temperare, un verbo di estrema importanza, che a partire da un ‘mescolare nelle giuste proporzioni’ arriva a a indicare (per quello che ci interessa qui) un ‘regolarsi’. Il prefisso ob- è un ‘incontro a’, e quindi l’obtemperare è propriamente un ‘regolarsi secondo il volere di qualcuno’.
Non è un mero eseguire. Se ottempero a una richiesta, non la sto semplicemente sbrigando; vi sto aderendo, mi sto conformando. Il focus è stretto tutto sul comportamento in quanto risposta che di domina, si regola, si aggiusta in modo da corrispondere alla disposizione. Molto simile a un obbedire, vero? Dopotutto il moto dell’azione è esplicato dal medesimo prefisso. Ma si obbedisce a un comando, che vale anche se siamo riottosi e ricalcitranti e disorientati (anzi allude già all’eventualità). Invece l’ottemperare, per questo intimo modo che ha di adeguarsi, ha una spontaneità e una libertà nella subordinazione del tutto eccezionali — che si manifestano volentieri con le tonalità della sollecitudine e dello zelo.
Certo, il suo registro è alto, proprio di una lingua ricercata — lingua d’istituzione, di gerarchia, di cortesia — ma il significato è così vivace che non si raffredda. Ci mostra un’alternativa interna al ‘compiere’ assoggettato all’autorità; un compiere che non si mostra palesemente sottomesso, che smorza l’attrito del comando in una temperanza condiscendente. Arrivando alla più garbata cavalleria.
Presentiamo la domanda dopo aver ottemperato a tutte le disposizioni della legge; ottempero alle richieste della lista della spesa senza farmi domande sul per cosa serviranno la mostarda, la colatura di alici e la farina di segale; ottemperiamo con malinconia partecipe alle ultime volontà della nonna; e ottempero con piacere alla tua richiesta, così gentile.
È una parola fine, nel modo in cui adombra il volere, nel modo in cui si concentra sulla solerzia dell’azione. E proprio per questo è una parola potente, di grande effetto comunicativo e rappresentativo. Se affermo che non intendo ottemperare alla tua disposizione, allora non mi mostro disubbidiente, discolo, ribelle; resto su un piano di cozzo acceso ma cortese ed elevato: la libertà dell’ottemperanza, anche nella subordinazione, non ha l’aria di un inchino. Si conforma a un consiglio sì, ma con arbitrio presente a sé e al proprio comportamento. Una vera perla!