Processo civile, l’arretrato non cala ma aumenta: nel 2024 accumulati quasi centomila fascicoli. E Nordio fallisce l’obiettivo Pnrr di dicembre

Processo civile, l’arretrato non cala ma aumenta: nel 2024 accumulati quasi centomila fascicoli. E Nordio fallisce l’obiettivo Pnrr di dicembre

A sorpresa, lo scorso anno i procedimenti civili aperti sono cresciuti del 3,5% rispetto al 2023. Un quadro che potrebbe rendere più difficile ottenere i futuri finanziamenti europei

 | 20 Febbraio 2025

L’attuazione del Pnrr “procede nei tempi previsti e nel rispetto degli obiettivi concordati: nel 2024 il ministero della Giustizia ha positivamente raggiunto tutte le milestone e i target previsti“. Così affermava Carlo Nordio nei discorsi pronunciati all’inaugurazione dell’anno giudiziario, sia il 24 gennaio in Cassazione sia, il giorno dopo, alla Corte d’Appello di Napoli. Ma a contraddire il ministro, paradossalmente, è un testo depositato da lui stesso nella medesima occasione: la relazione sull’amministrazione della giustizia, un malloppo di 783 pagine in cui il dicastero sciorina – come ogni anno – statistiche e risultati ottenuti in tutti i settori di competenza. Nel documento, come ha notato il Foglio, si ammette che l’Italia ha mancato uno dei due obiettivi intermedi da raggiungere entro dicembre 2024: l’abbattimento del 95% dell’arretrato civile accumulato dai Tribunali nel 2019. E anche i target del 2026 sono a forte rischio, perché i fascicoli pendenti, invece di diminuire, aumentano: a sorpresa, nel 2024 i procedimenti civili aperti sono cresciuti del 3,5% rispetto al 2023. Un quadro che potrebbe rendere più difficile ottenere i futuri finanziamenti europei, a partire dalla settima rata da 18,3 miliardi, già richiesta dal governo e condizionata proprio alle scadenze del secondo semestre dell’anno scorso.

L’ammissione del fallimento si trova a pagina 159 della relazione di Nordio, all’inizio della sezione dedicata allo “Stato di attuazione delle misure del Pnrr”. I target da raggiungere al 31 dicembre, viene ricordato, erano due: la riduzione del 95% del numero di cause pendenti da più di tre anni nel 2019 presso i Tribunali civili (in totale 337.740) e la riduzione del 95% del numero di cause pendenti da più di due anni nel 2019 presso le Corti d’Appello civili (in totale 98.371). Al 31 ottobre 2024, si legge, “la riduzione registrata era del –91,7% per i Tribunali e del -99,1% per le Corti d’Appello”: il secondo obiettivo quindi è stato raggiunto, ma il primo, il più importante, no. Il Guardasigilli riconosce l’insuccesso, ma tenta di minimizzarlo – curiosamente – dando la colpa ai migranti, cioè ai troppi fascicoli sulle richieste d’asilo: “Il target è in procinto di essere conseguito e a riguardo occorre tenere conto che la pendenza residua riguarda materie più complesse e in alcune sedi distrettuali di Tribunale una quota consistente è rappresentata da procedimenti in materia di protezione internazionale“, scrive nel documento. Poi annuncia una sorta di commissariamento dei Tribunali “fannulloni”, a cui viene imputato di non saper organizzare il lavoro: “Il ministero sta svolgendo un monitoraggio specifico della capacità di smaltimento dei Tribunali la cui variazione di pendenze civili è risultata significativamente inferiore rispetto alla media, svolgendo altresì un’azione di affiancamento volta a sollecitare l’adozione di interventi organizzativi da parte degli uffici giudiziari interessati”.

Il dato più sorprendente però è citato in fondo al documento, nell’allegato sulle statistiche nazionali. Qui il ministero segnala che nel 2024, dopo tre anni di calo costante, le pendenze complessive nel settore civile sono tornate a crescere: “Il numero totale di fascicoli civili pendenti alla fine del 2024 è risultato pari a 2.817.759, con un aumento rispetto all’anno precedente del 3,5%”, cioè di quasi centomila cause. Un effetto da un lato dell’aumento delle iscrizioni, cioè del numero di procedimenti aperti nei vari uffici (+6,5%), e dall’altro del calo delle definizioni, cioè dello smaltimento di fascicoli (-2%). Per effetto di questa dinamica il clearance rate, il rapporto tra i procedimenti iscritti e quelli definiti, è tornato inferiore a 1 (0,99), valore che indica un accumulo di arretrato. Una circostanza che non fa ben sperare in vista del target finale del Pnrr, fissato al 30 giugno 2026: la riduzione del 40% della durata media dei processi civili rispetto al 2019, quando ammontava a 2.512 giorni (quasi sette anni). La relazione mostra già un certo ritardo sulla tabella di marcia: “Gli ultimi dati disponibili, aggiornati al I° semestre 2024, indicano una riduzione pari al 22,9%“, con una durata media scesa a 1.936 giorni. Nell’arco degli ultimi due anni, quindi, bisognerebbe in sostanza raddoppiare il risultato ottenuto nei primi quattro e mezzo. Difficile, soprattutto se il carico di lavoro aumenta invece di diminuire.Un altro obiettivo che preoccupa il governo è la digitalizzazione del processo penale di primo grado, da completare entro il dicembre 2025. Le sperimentazioni messe in campo finora sono state disastrose: “App” (Applicativo per il processo penale), il software sviluppato dal ministero allo scopo, si è rivelato tecnicamente inutilizzabile, costringendo i capi di Tribunali e Procure in tutta Italia a rinviare la sua parziale entrata in vigore, prevista dal 1° gennaio per una lunga serie di procedimenti. Nordio ha tentato anche in questo caso di scaricare il flop sui magistrati, parlando all’anno giudiziario di “resistenze culturali non giustificabili ma comprensibili e, in parte, inevitabili”, e dicendo di auspicare “una fattiva e continua collaborazione tra gli uffici ministeriali e quelli giudiziari, scevra da pregiudizi culturali o vischiosità amministrative“. Ma il problema si ripresenterà dal 1° aprile, quando è previsto il nuovo debutto di “App” su larga scala. Ulteriore tasto dolente riguarda gli addetti all’Ufficio per il processo, i funzionari assunti a termine con fondi Pnrr per aiutare i magistrati a velocizzare il lavoro: dei 12.103 laureati reclutati al 30 settembre 2024, ben 3.299, più di uno su quattro, si sono dimessi in anticipo rispetto alla scadenza del contratto, lasciando l’incarico per un impiego a tempo indeterminato, quasi sempre nella stessa pubblica amministrazione. In servizio quindi ne restano 8.804, la metà dei 16.500 previsti dal governo. Il target europeo, cioè l’assunzione di diecimila unità di personale Pnrr al 30 giugno 2024, è stato raggiunto solo grazie all’apporto dei profili tecnico-amministrativi: al momento, però, il numero dei lavoratori in servizio è di poco superiore alla soglia fissata dal piano.FONTE:

giuseppe conte e donald trump

L’ATTACCO DI TRUMP A ZELENSKY (“DITTATORE MAI ELETTO E COMICO MEDIOCRE”) SPACCA ANCHE…IL CENTROSINISTRA! – CONTE, DA SEMPRE UNA GROUPIE DI “THE DONALD” (CHE LO RIBATTEZZO’ “GIUSEPPI”), ELOGIA IL TYCOON: “CON RUVIDEZZA SMASCHERA TUTTA LA PROPAGANDA BELLICISTA DELL’OCCIDENTE SULL’UCRAINA E DICE UNA VERITÀ CHE NOI DEL MOVIMENTO STIAMO DICENDO DA TRE ANNI: BATTERE MILITARMENTE LA RUSSIA ERA IRREALISTICO” – AZIONE E +EUROPA: “DA CONTE DISCORSO SCANDALOSO” – NEL SILENZIO GENERALE DEL PD, SPICCANO LE PAROLE DI FILIPPO SENSI: “LE PAROLE DI TRUMP SU ZELENSKY? VERGOGNA. PROFONDA. TOTALE”

DAILY MAGAZINE

 

Mitragliatrice e 149 proiettili nascosti in una cantina a Casapesenna, arrestato 56enne

  in N-Style/News  by 

CASAPESENNA – Una pistola mitragliatrice marca Sites, modello “Spectre HC Pistol” calibro 9, comprensiva di serbatoio bifilare è stata sequestrata questa notte, nel corso di una perquisizione, dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comado Provinciale di Caserta. L’arma era nascosta in un secchio di vernice, all’interno della cantina dell’abitazione di un 56enne di Casapesenna.

Oltre all’arma illegalmente detenuta, all’interno del contenitore, gli investigatori hanno trovato e sequestrato anche 149 proiettili, di cui la maggior parte utilizzabili con la pistola mitragliatrice, e un caricatore per pistola semiautomatica. Il ritrovamento della mitraglietta completa di munizionamento da parte dei militari dell’Arma, è avvenuto nel corso di un’operazione mirata. Sull’arma, risultata non registrata, verranno ora eseguite accurate verifiche allo scopo di accertarne il perfetto funzionamento e l’eventuale utilizzo avvenuto in attività criminali. Il 56enne è stato accompagnato in caserma e arrestato, dovrà rispondere di detenzione illegale di arma e munizionamento. E’ stato rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è stato posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Un commissario unico per la Terra dei fuochi

Il generale dei carabinieri Vadalà schierato contro le discariche, coro di consensi dalle associazioni e dai parlamentari

 

 

NAPOLI – Un commissario per la Terra dei fuochi. Su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare il Governo ha previsto il coinvolgimento dell’Arma dei carabinieri con l’individuazione di un generale di brigata quale commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa sulle discariche abusive presenti sul territorio nazionale con i compiti di impulso e di coordinamento per le attività di bonifica e di messa in sicurezza delle discariche abusive oggetto di sanzione UE comminata all’Italia a seguito della Sentenza della Corte di Giustizia Europea. Ieri, in apertura del Consiglio dei ministri, il presidente Giorgia Meloni ha illustrato le norme sui compiti affidati al Commissario straordinario
Il generale Vadalà, nominato commissario straordinario dal Consiglio dei ministri il 24 marzo 2017, si avvale di una task-force specializzata composta da dieci militari dell’Arma e messa a disposizione presso il Comando Unità Tutela Forestale Ambientale e Agroalimentare di Roma; il compito è quello di eseguire i lavori di bonifica con i fondi assegnati attraverso la contabilità speciale attivata per i 57 siti di discariche abusive affidati, divenuti ora 51 dopo l’avvenuta bonifica dei primi 6 nel corso della quinta semestralità del 2 giugno 2017. Per tale attività dovranno essere assicurati elevati livelli di legalità sia nello svolgimento delle procedure di gara che nei contesti territoriali oggetto d’intervento.
A seguito della sentenza l’Italia ha già riconosciuto all’Unione Europea una somma di 40 milioni di euro quale penalità iniziale forfettaria e 42,8 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie a darne piena esecuzione. Oggi, dopo l’esame della quinta semestralità del 2 giugno 2017, per effetto delle progressive bonifiche disposte dal Ministero dell’Ambiente, si è raggiunto un primo importante risultato di riduzione della somma dovuta a 16 milioni di euro, con un numero di discariche da bonificare che oggi sono 77 rispetto al numero iniziale di 200.
L’impegno del Commissario, attraverso l’apporto decisivo dell’Arma dei Carabinieri che è intervenuta con proprie risorse umane, strumentali, economiche e logistiche per fare fronte a questa missione, è quello di bonificare o mettere in sicurezza le discariche e restituirle ai territori in tempi brevi.
Un coro di commenti positivi e di elogi al ministro Gilberto Pichetto Fratin ha accolto la nomina: “Chiediamo che si lavori con celerità per far partire le bonifiche in questi territori feriti per troppi anni dagli ecomafiosi e dai trafficanti di rifiuti, responsabili di un vero dramma che ha avuto gravi ripercussioni sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sull’economia locale” dichiarano le associazioni Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica italiana, Legambiente e Libera che chiedono al Governo di “velocizzare l’istituzione di un’Autorità indipendente per il monitoraggio di quanto accade in quei territori e la creazione di una piattaforma accessibile e trasparente, per garantire un’informazione puntuale per le comunità che finora è mancata”.
“Nel corso dell’ultima audizione in Commissione avevamo evidenziato la necessità di un Commissario unico per superare le frammentazioni e rendere più incisiva l’azione dello Stato” ha dichiarato Gimmi Cangiano, deputato campano di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Commissione Ecomafie.
“Grande soddisfazione” esprimono il presidente di “Sud Protagonista” Salvatore Ronghi, la consigliera regionale Maria Muscarà e il presidente della Fnob, Vincenzo D’Anna per l’istituzione del commissario “così come, per primi, abbiamo chiesto con una lettera al Premier Giorgia Meloni, che, anche in questo caso, come in quello di Caivano, non ha deluso le aspettative, intervenendo con tempestività ed efficacia”.
Parla di “cambio di passo fondamentale” Francesco Silvestro, senatore di Forza Italia, che esorta ad “ accelerare: penso, ad esempio, al problema della rimozione delle ecoballe, su cui la Regione Campania ha accumulato ritardi ingiustificabili nonostante le ingenti risorse già stanziate dal Governo”.

FONTE: