*No sugar, baby* di Vincenzo D’Anna*

Chiariamo subito. Il titolo non ha niente a che fare con l’idiomatica interpretazione che in gergo si fa di quella espressione. Infatti per “Sugar Baby” in genere si intende una persona giovane, seducente e piena di ambizione. Oppure si allude ad una forma edulcorata di sex working, ossia l’esercizio del mestiere più antico al mondo. L’argomento trattato è di ben altro genere e riguarda una tassa, la cosiddetta “Sugar Tax”, introdotta nel 2019, ma finora mai applicata, sulle bibite zuccherate messe in commercio. Un sovrapprezzo ideato per evitare l’assunzione eccessiva di quei prodotti zuccherini da parte dei giovani inducendo le aziende ad aumentare gli altri componenti della bibita al posto dei carboidrati, nel caso delle aranciate, ad esempio, il succo d’arancia, abbassando il livello degli zuccheri (aggiunti o meno che siano). E tuttavia proprio così non è perché, a ben vedere, si tratta di uno strumento ideologico per stangare il cosiddetto “superfluo” che si rivela anche controproducente perché mette a rischio (ed in difficoltà) soprattutto i grandi marchi di migliore qualità.

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Finora la cosa è stata bloccata, credo anche per le pressioni dei principali portatori di interesse del settore, ma pare che dal primo luglio il governo intenda darvi corso. Tuttavia c’è un altro aspetto importante da considerare. Si, perché inserire una nuova tassa è facilissimo, mentre toglierne una è molto complicato. Se su quella specifica gabella (e sui soldi in entrata) il Bilancio dello Stato comincia a farci conto, in futuro, per la soppressione della tassa, occorrerà tagliare le equivalenti spese. Un esercizio, quest’ultimo, che ai politici risulta oltremodo sgradito. Il bilancio dello Stato ha un gettito di circa 600 milioni di euro su base annua, il che presuppone una copertura, ossia fare soldi con una tassa in più oppure una spesa in meno. Ora, la favorevole stagione di cui hanno goduto i governi grillini e piddini, quella della sospensione dei vincoli di bilancio durante la pandemia Covid , allorquando nessuno badava al deficit (che nel Belpaese ha raggiunto i tre milioni di miliardi di euro !!), è da considerarsi ormai finita. Oltre al debito colossale lasciato all’esecutivo Meloni (proveniente da superbonus edilizi, redditi di cittadinanza, banchi a rotelle ed altre bizzarrie del genere), ecco venire al pettine altri nodi gordiani, onde per cui anche incassare cifre modeste come quelle provenienti dalle bibite gasate, impone scelte difficili, dovendo necessariamente scontentare qualcuno.

Non aver eliminato la tassa a suo tempo, in quel clima di emergenza, è stato un errore. Sul piano tributario il dilemma si ripropone oggi come una tentazione. I liberali sanno bene, infatti, che nessun pasto è gratuito ed in questo caso anche nessuna bibita!! Se non fai entrare soldi non potrai spenderli se non attingendo dal debito statale. Tirando a campare. Al governo di centrodestra non solo tocca risanare i debiti ereditati e finanziare nuove opportunità, tocca anche avviare la stagione delle riforme per portare il sistema politico parlamentare verso nuovi e più efficienti traguardi che non possono prescindere da una organica riforma del fisco. Riformare avendo a
che fare con delle opposizioni pretestuose e preconcette, che gridano allo scandalo al primo stormir di foglie, che, secondo il motto di Mao Tze Dong, appoggiano tutto quel che l’avversario contrasta e contrastano tutto quel che l’avversario appoggia. Gli argomenti su i quali contestare ? Ininfluenti! La sinistra è’ interessata alla polemica per la polemica, per poter dire quattro scemenze e fare la faccia feroce in quei pochi secondi di intervista per i telegiornali e tanto basta. Per gli oppositori Ieri i soldi erano per la sanità, le pensioni, i salari, la povertà incombente; stamani eccoli preoccupati per l’Unione europea (che ha bisogno di un esercito costoso) con l’ennesimo appello a Giorgia Meloni di fare un “pronunciamento” : se sta con Trump oppure con l’Europa!! Insomma, la politica del mordi, ovvero scredita, e fuggi.

Opposizioni che sono di colpo diventate orfane dell’alleanza atlantica che pure, per decenni, i loro padri hanno esecrato e vilipeso sotto la bandiera di “falce e martello”. Vero è che c’è anche sul versante di centrodestra un ondivago protestatario come Matteo Salvini. Chissà, da sovranista incallito, come la francese Le Pen, l’ungherese Orban e lo spagnolo Abascal, forse lo vedremo, un giorno, preoccupato per le sorti europee!! Tornando ai problemi della fiscalità, sarà bene non introdurre nuovi balzelli estemporanei, antipatici quanto sostanzialmente ininfluenti e la Sugar Tax va esattamente in quella direzione di tipologia ininfluente sulle sorti del risanamento dei conti statali. Giorgia deve volare alto, operare sulle orme di Tatcher e Regan, tagliare le aliquote Irpef che hanno sempre portato a nuove imprese, maggiore lavoro e produzione e quindi maggiori introiti per lo Stato. Sarà difficile ma in genere lo stato di necessità aiuta a vincere le resistenze dei conservatori e le polemiche degli oppositori. Non Sugar Tax, Giorgia.

*già parlamentare