Cavalleria
ca-val-le-rì-a
Significato Milizia a cavallo; istituzione feudale a carattere militare e religioso incentrata sulla figura del cavaliere; complesso delle norme morali di tale istituzione; lealtà, generosità, comportamento galante
Etimologia da cavaliere, che attraverso il provenzale cavalier è dal latino tardo caballarius ‘palafreniere, curatore di cavalli’, da caballus ‘cavallo da lavoro’.
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«Mostra sempre grande cavalleria, ama mostrarsi nelle vesti di gentiluomo.»
In che cosa si distingue la cavalleria dalla cortesia? E com’è che la cavalleria è così nobile e luminosa, e poi se una cosa passa in cavalleria non viene più restituita?
Naturalmente tutto scaturisce dalla cavalleria militare, la milizia a cavallo, che si è distinta per millenni per rango e prestigio. Ma il profilo della cavalleria che impatta di più sulla lingua è quello della cavalleria feudale.
Non è più solo un’istituzione militare: acquista un tratto istituzionale religioso e morale. È la cavalleria dei poemi cavallereschi: i cavalieri (senza macchia eccetera) difendono i deboli, in particolare le pulzelle — che sanno anche cavallerescamente corteggiare — la Chiesa e il proprio onore, compiendo, si spera, grandi gesta. Perciò la cavalleria diventa il complesso delle norme morali seguite dai cavalieri — generosi, coraggiosi, leali, raffinati, signorili. Galanti.
La cortesia è più generica e ampia. Non che il suo complesso nasca lontano dalla cavalleria, anzi siamo in ambienti contigui, ma il cavaliere non è stricto sensu un cortigiano. Conserva un carattere militare che possiamo generalizzare nel virile, e una vocazione alla rettitudine che la cortesia, bontà sua, non ha. In effetti la cortesia ha a che fare coi modi, e non implica niente di più profondo — anche un demonio può essere cortese. Invece la cavalleria implica un’adesione intima a un sistema etico. La gabola, per noi che ragioniamo di cavalleria, è che si tratta di un sistema etico… feudale.
In particolare nei rapporti galanti gli equilibri fra generi sono decisamente cambiati, e se gesti di cavalleria continuano ad avere il loro fascino e la loro ragione mondana, la figura-chiave della pulzella ha decisamente cominciato a invecchiare. E in genere, anche quando si considerino altre sfaccettature della cavalleria, dalla liberalità all’onorevolezza, dalla sincerità all’ardimento, dobbiamo avere la consapevolezza di star attingendo a un paradigma di nobiltà che ha i suoi anni. Non che si sia appannato troppo, nonostante Don Chisciotte e tutti i secoli di mezzo: solo, le mutazioni intervenute rendono meno salda la sua presa sul reale.
Insomma, notare la cavalleria di chi ci tiene la porta aperta, apprezzare la cavalleria con cui qualcuno si comporta dopo la vittoria schiacciante, raccontare della cavalleria che l’amico riserva alle colleghe, nel discorso generale cammina fra il virtuoso e il rétro. Ma, cambiato quel che c’è da cambiare, il buono resta chiaro e luminoso.
Però le cose passate in cavalleria vengono sottratte, non vengono più restituite e o non vengono più realizzate. Un libro passato in cavalleria, un cappello passato in cavalleria sparisce, un progetto passato in cavalleria, una cena passata in cavalleria viene dimenticata. Non proprio quello che ci si aspetterebbe da un cavaliere che non ruberebbe una spiga e non scorderebbe il più modesto impegno preso, no?
Be’, anche qui, non ce lo aspettiamo da un cavaliere… feudale. Ma la cavalleria, quale milizia a cavallo, cambia molto, nelle epoche successive. E quando si costituiscono eserciti più regolari si regolarizza anche un cero astio fra cavalleria, ancora popolata di gente altolocata, e altri corpi militari. Il prestigio trascolora spesso in arroganza — e il senso del detto pare faccia riferimento alle indebite appropriazioni che facevano parte del normale corredo di soprusi della cavalleria. Da notare — che cavalleria! — che esiste anche lo speculare ‘passare in fanteria’, che ha più o meno gli stessi significati ma in riferimento a fanti scalcagnati e arraffoni. Ci si aggiunge anche un senso di ‘scartare qualcosa di rovinato, inservibile’ — che chiaramente spetta ai fanti: si accontentino degli scarti.
È normale che dagli archetipi scaturisca una certa complessità di concetto, quando fanno i conti con la realtà. Dopotutto ci ricordiamo che altri esiti di significato ha il nome del cavaliere, in altre lingue?