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Il Caffè di Gramellini Le figlie di Gene
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Il Caffè di Gramellini Le figlie di Gene
Alla domanda «com’era il rapporto con vostro padre?» Elizabeth e Leslie Hackman, figlie di Gene, hanno risposto: «Erano alcuni mesi che non lo sentivamo, però eravamo molto uniti». Verrebbe da dire: pensa se foste state disuniti. Forse ragiono da italo-italiano, incapace di concepire che un figlio o una figlia non sentano il bisogno di telefonare a un genitore di 95 anni a cadenze ravvicinate, anche solo per sentirsi dire: lasciami in pace. Ci sono notti in cui mi sveglio di colpo al pensiero che non ho chiamato mio padre, poi mi ricordo che non c’è più da venticinque anni e torno a dormire.
Esistono figli che fanno causa ai genitori e altri che recidono volutamente il legame (ne parla l’ultimo romanzo di Andrea Bajani), ma non pare fosse questo il caso. Immagino che essere le figlie di un grande attore, il quale avrà sempre messo la carriera davanti a tutto, possa avere inaridito gli affetti, instradandoli verso una relazione formale. Ma non c’è dubbio che nei Paesi anglosassoni, dove i ragazzi escono di casa prestissimo, un certo distacco emotivo rappresenti la regola. Dagli Stati Uniti abbiamo importato di tutto, ultimamente anche il lavoro precario e gli uragani. Eviterei di importare anche la loro idea di rapporti di sangue. La nostra, pur con tutti i suoi eccessi, ci viene ancora invidiata. Quando hanno chiesto a un campione di studenti universitari americani come mai amassero tanto la saga del «Padrino», la risposta è stata: «Perché parla di una famiglia vera».