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Vietare Gentile nella sua città natale di Marcello Veneziani
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Vietare Gentile nella sua città natale
di Marcello Veneziani
Avete presente Giovanni Gentile, il più grande filosofo italiano del Novecento, il ministro che lasciò la più duratura riforma della scuola, l’intellettuale italiano che fondò la più grande impresa culturale del nostro Paese, l’Enciclopedia Treccani, e che fu maestro di Antonio Gramsci e di Guido Calogero, di Ugo Spirito e di Eugenio Garin, di Michele Federico Sciacca e di Armando Carlini? Beh, l’unico paragone appropriato non è con Benedetto Croce o con Martin Heidegger, come hanno fatto in tanti studiosi, ma con Matteo Messina Denaro, il capo supremo della mafia scomparso di recente, nato anch’egli a Castelvetrano.
Ho tra le mani due documenti che mi giungono dal suo paese natio, Castelvetrano, appunto, in provincia di Trapani. In vista dei 150 anni della sua nascita e a cento anni esatti dalla nascita dell’Enciclopedia italiana, il comune di Castelvetrano ha pensato di ricordarlo con una serie di convegni, iniziative e studi, tra i quali un mio intervento il prossimo 30 maggio. È stato ristampato ora Pensare l’Italia (Le Lettere), antologia gentiliana da me curata e introdotta e pubblicata dai nipoti del filosofo. Gentile è stato ricordato anche all’Accademia dei Lincei, all’Istituto dell’Enciclopedia e in altre sedi istituzionali.
Ma nella sua città natale c’è chi si oppone all’iniziativa. Dopo l’Anpi, l’associazione partigiani estinti, e Rifondazione Comunista anche il Comitato per la difesa della Costituzione di Trapani scende in campo contro la celebrazione del 150° della nascita del filosofo Gentile, prevista dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Lentini. Il comitato ricorda “l’acceso sostegno” al regime fascista del filosofo, ucciso dai partigiani il 15 aprile del 1944. Secondo il comitato non può esistere alcuna celebrazione dedicata a Gentile: “Dal vocabolario Treccani alla parola celebrazione leggiamo ‘lodare, esaltare, glorificare persona o cosa – festeggiare solennemente’. Allora, essendo questo il significato, alcuna celebrazione può essere fatta ad un simile personaggio”. E a chi afferma che Gentile viene ricordato dal suo paese natale in quanto castelvetranese, il comitato risponde che “anche Matteo Messina Denaro lo era, e certamente non si pensa assolutamente a celebrarlo se non essendo collusi con la mafia. Se si celebra un ideologo fascista non si è per caso collusi con l’ideologia fascista?”. Eccolo il paragone infame: Gentile come Messina Denaro. Vi rendete conto a quale abissi di barbarie conduce il delirio d’intolleranza o la chiusura mentale?
Immaginate, a parti invertite, se un comitato anticomunista si opponesse a ricordare Antonio Gramsci nella sua città natale a Ghilarza, in Sardegna, perché lui fu teorico del comunismo e della violenza rossa compiuta in suo nome; aggiungendo che se dobbiamo ricordare un barbaricino famoso, perché allora non celebrare pure i famosi banditi sardi, nativi del nuorese… Non so se chiederebbero di arrestarlo o di internarlo in un manicomio per l’assurdo paragone. Invece, si può paragonare Gentile a un capo mafioso senza che nessuno abbia nulla a ridire.
La nota del comitato termina con la speranza che “tutti i partiti antifascisti e i consiglieri comunali antifascisti possano portare l’amministrazione comunale alla revoca di tale celebrazione”. Rivolgo l’appello opposto agli studiosi gentiliani, già comunisti e sempre antifascisti, che chiamo per nome: Biagio de Giovanni, Massimo Cacciari, Giacomo Marramao e Roberto Esposito, e molti altri, di respingere con sdegno l’accostamento di Gentile a Messina Denaro e la conseguente proposta di cancellare, censurare, convegni e commemorazioni dedicati al filosofo, ai quali peraltro tutti i predetti studiosi hanno sempre partecipato, senza riserve ideologiche e chiusure mentali.
Vi rendete conto a che punto siamo in Italia, per giunta nel nome della Costituzione, che già nel suo primo articolo recepisce l’umanesimo del lavoro teorizzato dallo stesso Gentile?
Lo sanno, gli sciagurati ignoranti (dal verbo ignorare) che disprezzano Gentile senza conoscerlo, cosa egli fece per dare spazio nell’Enciclopedia e per salvare all’Università e nei luoghi di ricerca coloro che erano antifascisti, ebrei o semplicemente non erano allineati al regime? Sanno, i sullodati compagni che quando Lenin scrisse la biografia critica di Marx l’unico filosofo vivente che citò per la sua interpretazione marxiana fu un giovane italiano che si chiamava Giovanni Gentile? Sanno che all’epoca di Ordine nuovo di Togliatti e Gramsci, come scrisse uno di loro, Angelo Tasca, “eravamo tutti gentiliani, non crociani”? Conoscono il debito teorico che Gramsci aveva con Gentile su cui ha scritto pagine acute Augusto del Noce? Ma conoscono più vastamente l’impronta che Gentile lasciò sulla cultura italiana, anche quella che a fascismo finito si rivolse poi al Partito comunista, all’antifascismo militante e al Partito d’Azione? Hanno una vaga idea delle opere di Gentile e dell’impronta che lasciarono nel pensiero teoretico? Sono in grado di cogliere la differenza tra vittima e carnefice, tra chi uccide e fa uccidere innocenti e chi viene massacrato per le sue idee e non si tira indietro quando ha tutto da perdere nello schierarsi ancora dalla parte perdente? Sanno, infine, che il pensiero di Gentile fu quasi tutto concepito prima che nascesse il fascismo, e dunque non risente minimamente dell’impronta ideologica e civile di quel regime, che egli considerò come il braccio secolare, l’espressione contingente di quel momento della storia italiana?
No, non sanno, e non vogliono saperne, preferiscono cancellare, sopprimere per la seconda volta la voce del filosofo. E dopo più di ottant’anni stanno ancora lì a negare cittadinanza ideale al pensiero. Non pensate che Gentile abbia già pagato con la vita il suo debito con la storia e che sia tempo di affrontare il suo pensiero, al di là degli eventi storici della sua epoca? Eccoli, dove sono, i veri nemici della cultura; a destra ci sono tanti estranei alla cultura, ma i nemici militanti, ideologici della cultura e della circolazione delle idee stanno precisamente da quella parte, presso l’Ufficio Permessi dell’Intellettuale Collettivo. Prediche inutili, con la sola consolazione che nonostante questi deliri Gentile sarà ugualmente ricordato, anche nella sua città natale, si spera. Sic transit infamia mundi.