Indefettibile
in-de-fet-tì-bi-le
Significato Che non viene meno, che non può venir meno
Etimologia derivato di defettibile, voce dotta derivata dal latino tardo defectìbilis ‘che viene meno con facilità’, derivato di defìcere ‘mancare, venir meno’, da fàcere ‘fare’ col prefisso separativo de-.
- «Il mio è un impegno indefettibile: morirei prima di far avanzare una briciola di questo dolce.»
Posto che la nostra esperienza del mondo è una continua testimonianza di come tutto smotti, si sgretoli e infine manchi — come il fiero castelluccio di sabbia che abbiamo tirato su davanti alla marea —, le parole che qualificano il contrario, ciò che ‘non viene meno’, hanno un potere particolare. Ci rappresentano in modo vivido una qualità concretamente rara, che ha tutta l’aria della virtù, e che in effetti vive soprattutto in una dimensione morale, ideale, simbolica.
L’indefettibile è il non defettibile, ciò che non può far difetto, cioè non può mancare, venir meno. Dopotutto il defìcere latino era proprio questo: derivato di fàcere, ‘fare’, arriva all’abbandonare e al mancare tramite il prefisso di separazione de-, come un ‘non fare, allontanarsi dal fare’. Dalla defezione al deficiente, dal difetto al difettare, la pianta etimologica si ramifica bene e con una certa varietà e voluttà di significati.
Ora, il defettibile quindi è ciò che viene meno con facilità, e ha un tratto pratico, determinato da quel ‘fare’ che contiene: difetti e defezioni hanno poco di teorico, e al contrario tutta la presenza di una mancanza riconosciuta. Ma è anche vero che la sua immagine, la figura che ci traccia in mente, è piuttosto astratta. Se mettiamo a confronto l’indefettibile coi suoi sinonimi, questo diventa molto chiaro.
Altri con cui condivide il prefisso negativo in-, come l’irremovibile e l’incrollabile, ci fanno sentire la forza fisica con cui un tentativo di smuovere e scuotere fallisce. Quelli positivi come il fermo, il tenace, il saldo ci trasmettono una sensazione che sappiamo figurarci con grande semplicità. Ciò che è meno evidente è che questi sono anche dei limiti.
L’indefettibile ha un’aria relativamente magniloquente perché è una parola ricercata, abbastanza rara; ma proprio per il modo in cui non rende immagini immediate, ha una sua sobrietà. L’incrollabile e l’irremovibile possono patire la propria esagerazione didascalica; il fermo, il saldo e il tenace possono dire un po’ troppo chiaramente, con troppi riferimenti normali.
L’indefettibile, in ciò che permette e invita il suo registro elevato, mostra una peculiare versatilità. Posso parlare dei bisogni indefettibili da tenere presenti quando si pianifica un soggiorno all’estero (il parmigiano); posso parlare della gioia indefettibile con cui accolgo una notizia, pur fra tante nuove meno liete; posso parlare di come in un certo momento della vita all’amica sia rimasta solo una grande indefettibile passione, a cui ha deciso finalmente di dedicarsi anima e corpo.
È una parola che si fa scegliere con cura, e che rende questa cura nel modo in cui comunica il suo concetto; alta senza essere astrusa, sobria senza essere secca, cerimoniosa senza essere distante. Da tener presente quando vogliamo notare che cosa, in mezzo a tutto il resto, non viene meno.
Poi, nella lingua letteraria l’indefettibile indica ciò che non può cadere in difetto — ma questa, se possibile, è una virtù ancora più rara, e parlare di esempi indefettibili e vite indefettibili in questo senso ha il sapore dell’iperbole grossa.