Catartico

ca-tàr-ti-co

Significato Nell’antica Grecia, purificazione di corpo e spirito; per l’estetica di Aristotele, sollievo dalle passioni determinato dalla tragedia teatrale; liberazione interiore ottenuta tramite la drammatizzazione di eventi e passioni; rinnovamentoEtimologia voce dotta recuperata dal latino cathàrticusdal greco kathartikós ‘che purifica; purgante’, derivato di kátharsis ‘purificazione’, derivato di kathaíro ‘purificare’, da katharós ‘puro’.

  • «Ho pianto dall’inizio alla fine, è stata un’esperienza catartica.»

Quali sono gli effetti dell’arte sul nostro animo? Molti e , ed esplorati — sembra — da sempre. Questo qui è uno dei più importanti, e anche dei più celebri, perché messo a fuoco in una famosa riflessione di Aristotele — e anche perché, diciamocelo, il nome difficile ha un  che non perde mai .

Stiamo ragionando di una purificazione, che si declina anche come una purificazione corporea: il greco kathartikós è pure il purgante. Si volge verso qualcosa di più alto quando  una purificazione religiosa. Ma il significato più persistente ha una natura estetica.
La  è il genere, se non più importante, certo di maggior nobiltà, nel mondo greco. Questo misterioso canto del capro prende la forma di una narrazione a fine infausto incentrata su gente importante, che è  delle passioni e delle sventure del genere umano intero.

Aristotele, nella Poetica, nota questo: assistere alla finzione della tragedia a teatro, con i suoi terrori, con le sue ire, con le sue pietà, solleva da questi sentimenti. Passarci in mezzo permette, a chi segue il dramma, di purificarsene. Pare (ed è) un’idea per tempi ; però è un fenomeno che  la nostra vita estetica anche nelle sue manifestazioni più semplici.
Il senso di  alla fine del film commovente scaturisce da ciò che abbiamo attraversato; l’alleggerimento che proviamo nel rivivere dettagliatamente il frangente gravissimo che abbiamo passato non è incidentale; una poesia cruda che parla di un sentire tremendo può accompagnarci come un balsamo. Così quel film è catartico, quel rivivere è catartico, quella poesia è catartica.

Poi questo aggettivo può godere anche di un senso più attenuato, imperniandosi su una purificazione più leggera e : posso parlare di una musica catartica che mi ripulisce e dispone a una riflessione, posso parlare di visioni catartiche d’arte orientale che sgombrano cuore e mente — ma dobbiamo tenere presente che la catarsi ha la possibilità ultima di  quelle liberazioni inseguite dalle scienze psicologiche e da tanti misticismi. Tant’è che diventa un genere di rinnovamento — pensiamo alla catarsi morale di una comunità dopo l’evento segnante.

Far entrare questa parola nel nostro discorso significa far entrare la riflessione sul potere dell’arte e della drammatizzazione dell’esperienza: una riflessione che non è certo primitiva e non è scontata, ma che gode di una diffusione popolare quanto pane e vino. Non  e improbabile come una rinascita, non generica e  come una purificazione, lontano dalle catene rotte della liberazione, dalle rivincite del riscatto, la catarsi e il catartico godono di una messa a fuoco unica.

Un caso  di come le parole difficili possano parlare di realtà prossime; nella grande sua varietà di forme la catarsi non è rara, non è per pochi — anzi ci accompagna dall’infanzia all’ultimo approdo con costanza. Questo bel nome aristotelico che diamo alla liberazione attraverso la drammatizzazione, alla liberazione attraverso l’arte, ha tutto il  del , e il catartico è quasi .