*Un Concilio per “salvare” la Chiesa*
di Vincenzo D’Anna*
Le condizioni di salute di Papa Bergoglio, da tempo ricoverato (in prognosi riservata) al “Gemelli” di Roma a causa di un invalidante patologia respiratoria, destano interrogativi che si mescolano con le preghiere dei cattolici di tutto il mondo affinché il quasi nonagenario Pontefice guarisca presto e bene: ci sarà un naturale cambio al vertice della Chiesa? La partita non è solo nominalistica tra chi debba sostituirlo, ma affonda, more solito, le propria ragion d’essere, nell’eterna antinomia, dottrinaria e pastorale, tra coloro che intendono conservare e quelli che intendono cambiare le cose dentro Santa Madre Chiesa. In ogni caso, occorrerà una larga consultazione che vada ben oltre il cerchio cardinalizio. Sia coloro che intendono conservare, recuperando la tradizione rispetto alle innovazioni introdotte dal Papa Argentino, sia coloro che intendono proseguire sulla strada di cambiamento, non possono infatti pensare di farlo nel ristretto ambito dei “soli” porporati.
Il corpo della Chiesa, elefantiaco e variegato, agli occhi dei conservatori, sembra essere minacciato dall’incipiente secolarizzazione dei costumi nonché dalla velocità del cambiamento etico e morale delle società del Terzo Millennio e, quindi, anche dei fedeli che la popolano. Viceversa quel repentino cambiamento dei costumi viene visto dagli innovatori come un occasione per portare la Sposa di Cristo al passo con i tempi, ossia un’occasione per evitarne la marginalizzazione e l’anacronismo. Entrambe le parti hanno ragioni da vendere. Tuttavia, la vastità delle questioni messe sul tappeto richiede una discussione teologica, filosofica, etica e dottrinaria che non può fare leva sulla sola opinione del decisore, anche se questi indossa le vesti del Sommo Pontefice. Quest’ultimo, fin dal Concilio Vaticano del 1870, è stato considerato infallibile in materia di fede, ossia nel momento in cui definisce solennemente una dottrina (di fede o di morale) agendo in funzione di Capo della Chiesa e di guida spirituale di tutti i Cristiani. Ma ciò non basta se si vuole sovvertire, oppure mantenere in così vasti e complessi ambiti dottrinari oppure pastorali, i canoni tradizionali di venti secoli di vita!! L’insieme delle soluzioni raggiunte nella lunga e tumultuosa esistenza della Santa Romana Ecclesia è stato filtrato attraverso vari concili ecumenici se non dai triboli storici che hanno pervaso la Chiesa stessa. Peraltro è del tutto evidente che quella cattolica è una fede rivelata dai sacri Vangeli e, per la sola genesi, dalla Bibbia.
E’ quindi soggetta certamente all’ermeneutica (l’esatta interpretazione dei testi da cui essa discende). Ma è altrettanto certo che non sia possibile modificare “tout court” le fondamenta sulla quale si basano le consuetudini e la prassi discendenti dalle sacre scritture. Men che meno un simile pesante fardello può essere sostenuto dalle spalle di un uomo solo ancorché ritenuto “infallibile” in materia di fede e di dottrina. Lo impedisce la profondità e la vastità dei cambiamenti che il mondo ci propone in un’epoca in cui tutto ruota a grande velocità. Non rimane altro, dunque, per il futuro Pontefice che indire subito un nuovo Concilio a circa tre quarti di secolo di distanza da quello indetto da Giovanni XXIII nel lontano 1959 e chiuso da Paolo VI nel 1965. Allora convennero a Roma, per la prima volta da tutto il mondo, i vescovi cattolici ed i rappresentanti delle altre chiese di radice cristiana: all’ombra del cupolone furono presenti anche numerosi ed importanti filosofi come “osservatori”. Papa Roncalli, pur nel suo breve pontificato, per l’età avanzata, seppe dare alla Chiesa dei profili di cambiamento adeguati ai tempi ed alle richieste avanzate dai prelati durante i lavori. Nulla però – liturgia a parte – fu concesso di modificare per quanto riguardava le basi della fede. Ciascuno poté esprimersi nella propria lingua durante la messa e non più in latino, per meglio essere compreso dai propri fedeli, ma non cambiarono la professione della fede ne’ l’aura di santità e l’autorevolezza del Vicario di Cristo in Terra, né si indulse in atteggiamenti che minassero l’immagine del Papa e la sua aulica funzione .
La lezione che ne venne ha accompagnato la Chiesa fino a Benedetto XVII , senza sovvertire nulla perché le virtù teologali e quelle cardinali possono essere esercitate anche adeguandosi ai tempi non certo adeguando l’esercizio delle medesime ai tempi stessi!! Il cristianesimo ed il cattolicesimo non sono al servizio delle mode del mondo. Essi sono saldi così come sono stati rivelati ed accettati da coloro che professano la fede. La pietra su cui è stata innalzata la Chiesa, quella di S. Pietro, insomma deve rimanere immune alla corrosione dei secoli ed alle comodità degli uomini. Amen.
*già parlamentare