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STRUGGENTE E LAPPARE, LE PAROLE DI OGGI A CURA DEL PROF. INNOCENZO ORLANDO
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Struggente
strug-gèn-te
Significato Ciò che è dolorosamente commovente e al contempo dolce, ciò che si scioglie
Etimologia participio presente di struggere, derivato per aferesi da distruggere; a sua volta, dal latino destrùere, derivato di strùere ‘costruire, disporre’, con prefisso privativo de-.
«Ascolta questo passaggio, è di una bellezza struggente.»
Qui siamo in un paesaggio di significati che tocca corde profonde dell’essere umano, sensibili e delicate, dove la distruzione, origine etimologica del concetto, sa suonare melodie di bellezza indicibile e al contempo scatenare un immane dolore. È un dolore che liquefà l’anima e le membra, un dissanguamento, uno scioglimento che annichilisce — quello di Amleto, «Ah, se questa mia troppo, troppo solida / carne, potesse sciogliersi in rugiada!». Forse, invece, sono solo le lacrime a stillare, ma così pesanti che sembrano contenere tutta la nostra fibra dissolta.
Lo struggente è participio presente di ‘struggere’, che per aferesi deriva da ‘distruggere’. A sua volta questo proviene dal latino destruere, col medesimo significato. Va da sé che, perché la distruzione possa esistere, ci deve essere prima un costruire. In latino è reso dal verbo strùere, padre del costruire stesso, dell’istruzione e di diverse altre parole. Quindi abbiamo la distruzione nel nucleo di significato dello struggimento, ma lo struggere ha selezionato i suoi significati soprattutto nel senso di liquefare, sciogliere; e infatti, sul piano della materia, quello basso, tangibile, concreto, lo struggente si attaglia a ciò che si fa liquido: è con tale significato che compare per la prima volta nel XIII secolo, e potremmo parlare del ghiaccio struggente, dei cioccolatini struggenti.
Ma noi non lo usiamo più così. C’è stato qualcosa, in chi ha usato questa parola nei secoli, che l’ha portato a sradicarla dal livello terragno delle cose per rimetterla a dimora nei sentimenti, delle emozioni e dei ricordi. Quando Saffo, nel frammento 130, dice:
Eros che scioglie le membra mi scuote nuovamente:
dolceamara invincibile belva.
In quel ‘che scioglie le membra’ c’è tutta l’essenza dello struggimento e dello struggente. La sensazione di una dissoluzione totale del corpo e dell’anima, sciolti dall’amore, dalla tenerezza, dal dolore e chissà che altro. È cera che cola lungo una candela accesa, è il dolore meraviglioso in cui crogiolarsi e dissolversi, liquefarsi. La fibra cessa di esser tale e diventa un caldo liquido, ogni resistenza al desiderio profondo, ogni barriera della mente al dolore è abbattuta, e ci si perde in uno spazio immenso. Lo struggente, così dolorosamente commovente, riesce a restituire il suo sentimento con schiettezza e senza compromessi di complessità: pensiamo a quanto sono più piatti e orientati il tormentoso e il doloroso, a quanto manca di pena l’ardente, a come sia affettato il patetico, a come spesso posi il toccante.
Per chi vive all’estero salutare i suoi cari si fa ogni volta più struggente, perché sa che la vita è breve e le distanze grandi. La nascita dei gattini e l’istinto di mamma gatta scatenano lacrime di struggimento nella bambina sensibile che assiste all’evento. Un tramonto sul lago può essere di struggente bellezza. L’addio ai monti di Lucia Mondella è un passo di struggente lirismo. È doloroso, lo struggimento, ci abbatte, ci macera. Eppure, si direbbe, con tutta la vita che contiene, guai a non provarlo.
Qui siamo in un paesaggio di significati che tocca corde profonde dell’essere umano, sensibili e delicate, dove la distruzione, origine etimologica del concetto, sa suonare melodie di bellezza indicibile e al contempo scatenare un immane dolore. È un dolore che liquefà l’anima e le membra, un dissanguamento, uno scioglimento che annichilisce — quello di Amleto, «Ah, se questa mia troppo, troppo solida / carne, potesse sciogliersi in rugiada!». Forse, invece, sono solo le lacrime a stillare, ma così pesanti che sembrano contenere tutta la nostra fibra dissolta.
Lo struggente è participio presente di ‘struggere’, che per aferesi deriva da ‘distruggere’. A sua volta questo proviene dal latino destruere, col medesimo significato. Va da sé che, perché la distruzione possa esistere, ci deve essere prima un costruire. In latino è reso dal verbo strùere, padre del costruire stesso, dell’istruzione e di diverse altre parole. Quindi abbiamo la distruzione nel nucleo di significato dello struggimento, ma lo struggere ha selezionato i suoi significati soprattutto nel senso di liquefare, sciogliere; e infatti, sul piano della materia, quello basso, tangibile, concreto, lo struggente si attaglia a ciò che si fa liquido: è con tale significato che compare per la prima volta nel XIII secolo, e potremmo parlare del ghiaccio struggente, dei cioccolatini struggenti.
Ma noi non lo usiamo più così. C’è stato qualcosa, in chi ha usato questa parola nei secoli, che l’ha portato a sradicarla dal livello terragno delle cose per rimetterla a dimora nei sentimenti, delle emozioni e dei ricordi. Quando Saffo, nel frammento 130, dice:
Eros che scioglie le membra mi scuote nuovamente:
dolceamara invincibile belva.
In quel ‘che scioglie le membra’ c’è tutta l’essenza dello struggimento e dello struggente. La sensazione di una dissoluzione totale del corpo e dell’anima, sciolti dall’amore, dalla tenerezza, dal dolore e chissà che altro. È cera che cola lungo una candela accesa, è il dolore meraviglioso in cui crogiolarsi e dissolversi, liquefarsi. La fibra cessa di esser tale e diventa un caldo liquido, ogni resistenza al desiderio profondo, ogni barriera della mente al dolore è abbattuta, e ci si perde in uno spazio immenso. Lo struggente, così dolorosamente commovente, riesce a restituire il suo sentimento con schiettezza e senza compromessi di complessità: pensiamo a quanto sono più piatti e orientati il tormentoso e il doloroso, a quanto manca di pena l’ardente, a come sia affettato il patetico, a come spesso posi il toccante.
Per chi vive all’estero salutare i suoi cari si fa ogni volta più struggente, perché sa che la vita è breve e le distanze grandi. La nascita dei gattini e l’istinto di mamma gatta scatenano lacrime di struggimento nella bambina sensibile che assiste all’evento. Un tramonto sul lago può essere di struggente bellezza. L’addio ai monti di Lucia Mondella è un passo di struggente lirismo. È doloroso, lo struggimento, ci abbatte, ci macera. Eppure, si direbbe, con tutta la vita che contiene, guai a non provarlo.