Caffè di Gramellini
Il prof di Vasco

In un marzo di oltre mezzo secolo fa, un insegnante di Italiano assegna alla classe un tema libero. Nessuna traccia, l’argomento è a piacere, che può trasformarsi in dispiacere quando la mancanza di confini ti costringe a brancolare in mezzo al deserto. Il problema non si pone per chi ha poca fantasia: sceglie la prima cosa che gli viene in mente e comincia a scrivere. In aula le biro dei ragazzi scorrono sui fogli protocollo. Tutte, tranne una. Lo studente Rossi Vasco guarda la pagina bianca, come confuso dall’improvviso eccesso di libertà. Finché in lui scatta la scintilla. Di questo parlerà il suo tema libero: della sensazione di smarrimento che provoca un tema libero. Rossi Vasco riempie di getto un paio di fogli e li lascia sulla cattedra, convinto di avere scritto una fesseria, nonostante abbia chiuso con una citazione di Leopardi. Gli dispiace aver deluso quel suo insegnante. Uno dei pochi che, quando parla, riesce a trasmettergli passione.

Il giorno dopo il professore di Italiano si rivolge alla classe: «Vorrei leggervi il compito che mi è piaciuto di più. Si intitola: tema libero su un tema libero». Il voto è dal 9 al 10, che è anche meglio di 10 perché sfiora la perfezione ma non la raggiunge, come tutte le cose vive. Rossi Vasco torna a casa con il pieno di autostima. Prende la chitarra e inizia a comporre canzoni. Nella biografia di ogni persona creativa non c’è necessariamente un grande genitore, ma c’è sempre un grande professore.