Eurogate, si stringe il cerchio sui forzisti. Pm italiani allertati

caso Huawei – Fermato ex consulente dell’eurodeputato Martusciello. La Procura federale chiederà assistenza alla nostra autorità giudiziaria

Di Vincenzo Bisbigliae Gianni Rosini

15 Marzo 2025

Mentre si stringe il cerchio degli investigatori intorno alla delegazione di Forza Italia a Bruxelles (ieri è stato fermato il portoghese Nuno Wahnon Martins, assistente parlamentare dal 2014 al 2019 dell’attuale capogruppo Fulvio Martusciello), fonti del Fatto ora spiegano che, sul nuovo “Eurogate” che coinvolge i lobbisti della società telefonica cinese Huawei, la Procura federale belga chiederà l’assistenza giudiziaria dei pm italiani. Ed è un passo non da poco. Significa che le procure allertate potranno analizzare il fascicolo federale, decidere di aprire indagini autonome e, soprattutto, eseguire provvedimenti (perquisizioni, interrogatori o misure cautelari) eventualmente richiesti dai magistrati federali.Parliamo della nuova indagine europea che, a due anni dal cosiddetto “Qatargate”, rischia di travolgere di nuovo il Parlamento Ue. Nel mirino ci sono una quindicina di eurodeputati, tra cui alcuni italiani. Giovedì mattina c’è stato il primo giro di perquisizioni. La gendarmeria ha fatto visita a 21 indirizzi nella Capitale belga e sede delle istituzioni Ue, in gran parte legati a Huawei. Tra i principali indagati c’è l’italo-belga Valerio Ottani, direttore dell’ufficio della società cinese a Bruxelles dal 2019 e prima ancora assistente parlamentare in varie delegazioni (tra cui Pd e Forza Italia). Lunedì, al termine del primo giro di interrogatori, la Procura federale deciderà sulla convalida dei 9 fermi finora eseguiti. Per gli investigatori, i dipendenti Huawei avrebbero intrapreso un’attività di lobbying piuttosto aggressiva nei confronti degli eurodeputati, fatta di inviti a eventi, bonifici – alcuni transitati per il Portogallo – pranzi, viaggi, soggiorni in hotel e biglietti per le partite di calcio; benefit che i deputati avrebbero dovuto dichiarare.LEGGI – Nuove regole per lobbisti e parlamentari Ue: porte girevoli più lunghe e limiti ai doppi lavoriL’arresto del portoghese Martins è un tassello importante nella ricostruzione dell’indagine. Il suo nome è associato anche a uno studio legale di Lisbona, Latin Legal Advisors, che però al quotidiano Sic Noticias si è detto estraneo alla vicenda. Martins per anni è stato rappresentante del Congresso ebraico europeo e ha fatto parte dello staff di Martusciello, tra l’altro quando il forzista presiedeva la commissione parlamentare per i rapporti con Israele.Intanto ieri la Gendarmeria si è presentata di nuovo al Parlamento di Bruxelles. Agli uffici sono state richieste le password di sistema e l’accesso ai registri per scaricare atti e presenze. Ci sono solo due stanze con i sigilli. Una è quella di un assistente formalmente assegnato al forzista Marco Falcone – estraneo all’indagine – ma a disposizione di tutta la delegazione guidata da Martusciello.L’eurodeputato napoletano, che non risulta indagato, è il primo firmatario di una missiva del 4 gennaio 2021, finita agli atti dell’inchiesta, in cui 8 deputati chiedevano all’allora commissaria Margrethe Vestager di non discriminare le società extra-Ue che volessero partecipare alle gare per la tecnologia 5G. Per gli inquirenti il chiaro riferimento era a Huawei, su cui all’epoca si stava per abbattere il ban europeo, sulla scorta di quanto avevano già fatto gli Usa (presidente era Donald Trump). Oltreché da Martusciello, la lettera è firmata da altri quattro deputati Ue italiani: il campano Giosi Ferrandino (non è più a Bruxelles), il molisano Aldo Patriciello (ex FI ora con Vannacci), il siciliano Giuseppe Milazzo (ex FI, ora in FdI) e l’altoatesino Herbert Dorfmann (Svp). Nessuno di loro risulta indagato, ma ora gli investigatori federali vogliono verificare se la lettera sia frutto anche della mediazione di Nuno Martins. Capo delegazione di Forza Italia a Bruxelles in quel momento era l’attuale vicepremier Antonio Tajani, la cui posizione ultra atlantista e, a tratti, perfino anti cinese, è nota da anni.Il colosso cinese, d’altronde, da anni cerca di combattere il boicottaggio atlantico con un’importante attività di lobbying. Come spiega la testata Follow The Money, a partire dal 2019 Huawei ha triplicato gli investimenti in questo settore. Attività fervente anche in Italia. Sforzo che però potrebbe essere vanificato dall’indagine federale, il cui primo effetto è stato quello di aver portato ieri l’Eurocamera a sospendere l’accesso dei lobbisti Huawei.

IL FILM DA VEDERE

Il noir da Simenon, la cronaca nera e il regista violento

Il caso Belle Steiner – Benoît Jacquot

15 Marzo 2025
La letteratura migliore non smette di interrogarci, ovvero di darci del tu in parole, opere e, segnatamente, omissioni. Era il 1957 quando Georges Simenon licenziò La morte di Belle (Adelphi), precipitando in un lindo cottage di una cittadina americana una terribile evenienza, la morte della diciottenne Belle Sherman, e una altrettanto terribile evidenza, il professor Spencer Ashby – che ospitava la giovane, figlia di un’amica della moglie – era solo in casa con lei. Non era nuovo, Simenon, a trasporre su pagina l’ossessione, qui declinata al sociale secondo i gradi del (pre)giudizio popolare: sospetto, colpevole, certamente colpevole – in barba alla presunzione d’innocenza. Non è la prima volta che Belle trovi riparo sullo schermo – nel 1961 con Chi ha ucciso Bella Shermann? per la regia di Édouard Molinaro, nel 2009 con il televisivo Jusqu’à l’enfer – ma certamente, e non solo per motivi strettamente cinematografici, questo Il caso Belle Steiner assume preminenza.Il gran belga tradotto in 47 lingue per 550 milioni di copie vendute nel mondo concede qui e ora alla coppia di provincia francese Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg il fondamentale compito di farsi paesaggio umano e tragedia sorda, se non meccanica. Si strizza l’occhio a Hitchcock e Chabrol, spingendo più in là la detection per rimestare nel delitto e castigo, ma alla regia non ci sono tali altisonanti nomi, bensì il meno noto eppure comprovato Benoît Jacquot, che alla propria macchina da presa concede parimenti sospensione dal giudizio e ambiguità morale. Pierre (Canet) è davvero l’ordinario, perfino dimesso se non sfigato professore di matematica e Cléa (l’adorata Gainsbourg) la negoziante di occhiali e devota – con licenza di scopatine – mogliettina? Vai a sapere, ma l’irreprensibilità conosce il fuoricampo, ché Il caso Belle Steiner si vede con il beneficio del dubbio, che contestualmente è un bel traguardo.Recitato sottotraccia da Canet e pure Gainsbourg, fotografato con palette scialba, domiciliato nell’incertezza della pena, il noir ha qualche elemento di accessorio interesse, evocato dal cartello inserito prima dei titoli di coda: “L’equipe del film condanna qualsiasi forma di condotta aggressiva e molestie e esprime solidarietà alle vittime e alla libertà della loro parola”. Nota a margine del #MeToo o disclaimer categorico? La seconda, ad avvalorare il cortocircuito tra finzione e realtà, tra arte e vita: Jacquot nel 2024 è stato accusato dalle attrici Judith Godrèche, Isild Le Besco e Julia Roy di violenza sessuale, anche di minorenne. Altre attrici gli hanno addebitato accuse di molestie, violenze psicologiche e fisiche, e il regista parigino classe 1947 è stato incriminato per stupro nel luglio del 2024.Con Europictures nelle nostre sale, ancora inedito – la presa di distanza di Canet non ha aiutato – in Francia, il film non se la passa bene: vittima collaterale, pena del contrappasso, e chi più ne ha più infierisca. Siamo alle solite, si può, si deve separare l’opera dal regista, l’arte dalla casella giudiziaria? E – o tempora, o mores – è opportuno? Avviato come adattamento, arriva come documentario preterintenzionale: Lo strano caso Belle Steiner.

selvaggia lucarelli enrico mentana

VOLANO STRACCI TRA SELVAGGIA LUCARELLI E ENRICO MENTANA! – LA GIORNALISTA PUBBLICA UNA STORIA SU INSTAGRAM IN CUI MOSTRA UN ARTICOLO DEL SITO DI “LA7” IN MERITO ALLO SPETTACOLO TEATRALE DI FABRIZIO CORONA (IN CUI “FURBIZIO” BACIA UN CARTONATO DI SELVAGGIA) E ATTACCA: “VERGOGNATEVI” – LUCARELLI SI SBAGLIA E INVECE DI TAGGARE IL PROFILO SOCIAL DI “LA7” CITA QUELLO DEL “TG LA7”, DIRETTO DA MENTANA – A QUEL PUNTO “CHICCO” RISPONDE: “NEL MIO TG NON CI SIAMO MAI OCCUPATI DELLA VICENDA. CAPISCO LO STRESS. ALMENO LE SCUSE SAREBBERO DOVEROSE” – LA CONTRO-RISPOSTA DELLA LUCARELLI, CHE ACCUSA VELATAMENTE MENTANA DI SESSISMO…