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LA RASSEGNA STAMPA DI OGGI – DA “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” e le prime pagine dei giornali di oggi a cura della redazione dell’Agenzia Cronache / Direttore Ferdinando Terlizzi
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LA RASSEGNA STAMPA DI OGGI
DA “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” e le prime pagine dei giornali di oggi a cura della redazione dell’Agenzia Cronache / Direttore Ferdinando Terlizzi
Vende e incassa, così Elkann abbatte Ferrari e soci in Borsa
La azioni scese del 15% – Per la società “perdita” virtuale di 27 mln. La mossa Ha ceduto il 4% per 3 mld: poi i titoli sono crollati la stessa società li aveva comprati
Colpita e affondata. Non sappiamo se il nipote prediletto di Gianni Agnelli, John Elkann, ami giocare a battaglia navale, ma questo potrebbe essere il titolo di un’operazione finanziaria attraverso la quale Exor, la holding dell’impero degli eredi Agnelli, ha incassato 3 miliardi di euro. La vittima è la Ferrari, gioiello della corona del gruppo sabaudo.Ecco i fatti. Il 26 febbraio Exor ha annunciato a sorpresa la vendita del 4% della società di Maranello a investitori istituzionali, “circa sette milioni di azioni”, con un’operazione fuori Borsa da completare entro il 3 marzo, per un incasso di 3 miliardi, con l’assistenza di Goldman Sachs e Jp Morgan. Exor rimane l’azionista di controllo della Ferrari, è scesa dal 24,8% al 20,8% del capitale, mentre detiene diritti di voto per il 30% del totale. L’operazione si chiama “Abb”, sta per “Accelerated Bookbuilding”. In queste operazioni le azioni vengono vendute con uno sconto rispetto al prezzo di Borsa corrente, perché se venissero vendute tutte insieme in Borsa le quotazioni crollerebbero. Ed è determinante la rapidità, perché il mercato, assorbito il colpo, possa ripartire con quotazioni vicine a quelle precedenti la vendita.Ma per Ferrari non è stato così. I titoli sono crollati. Il 26 febbraio le azioni a Milano avevano chiuso sui massimi a 483,1 euro, dopo un’impennata rispetto ai 412,4 euro di fine 2024. Ebbene, il giorno dopo l’annuncio della vendita di Exor, il 27 febbraio, le azioni Ferrari hanno perso l’8% a 444,9 euro. Venerdì 28 febbraio si sono assestate a 450 euro, poi un declino continuo, fino al minimo di 402,3 della chiusura del 12 marzo. Venerdì 14 marzo hanno chiuso a 412,4. Questo prezzo è inferiore di quasi il 15% rispetto al picco toccato prima che partisse l’operazione congegnata da Elkann.Bisogna chiedersi quali possono essere le cause di un ribasso così forte per le azioni di una società che godono da anni del favore del mercato. Va detto che Exor non ha comunicato a che prezzo ha venduto le azioni Ferrari. Un dato sensibile per informare il mercato, ma la Consob presieduta da Paolo Savona forse era distratta, non ha chiesto maggiori informazioni alla società guidata dal nipote di Gianni Agnelli. Exor ha solo comunicato, il 27 febbraio, di aver completato “con successo la determinazione del prezzo del collocamento accelerato che riguarda la vendita di circa sette milioni di azioni ordinarie di Ferrari a investitori istituzionali per un ricavato totale di 3 miliardi di euro”.Se si divide l’incasso indicato da Exor per questo numero di azioni si ottiene un prezzo di 428,57 euro, ma le cifre comunicate non sono precise, si parla di “circa” sette milioni di azioni, in realtà sarebbero di meno e quindi il prezzo di vendita sarebbe più alto di questa cifra. Secondo Equita le azioni sono state vendute da Exor a 450 euro l’una.Exor ha detto che il ridimensionamento risponde all’esigenza di diversificare un portafoglio in cui il peso del Cavallino era salito dal 15% al 50% e quindi troppo alto. Ma perché vendere azioni di una società che va molto bene? L’utile netto di Ferrari nel 2024 è aumentato del 21% a 1,526 miliardi. Exor ha detto che l’incasso servirà per un’acquisizione (2 miliardi) e per finanziare l’acquisto di azioni proprie (1 miliardo).In ogni caso per il mercato non è una buona notizia che l’azionista di controllo venda un pacchetto consistente per fare cassa quando il titolo è ai massimi. Potrebbe essere un segnale che Elkann non crede che Ferrari valga 483 euro per azione. Potrebbe aver influito sulle quotazioni l’intenzione annunciata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di imporre dazi del 25% sulle automobili importate negli Usa. Ma l’annuncio di Trump è del 19 febbraio, una settimana prima che Exor vendesse le azioni. E i dazi per ora non sono scattati.C’è però un secondo elemento dell’operazione che può pesare sul mercato e grava direttamente sulle spalle della Ferrari. Ed è il fatto, anomalo, che la stessa Ferrari abbia comprato il 10% delle azioni collocate da Exor, cioè dal suo “padrone”, per 300 milioni, come settima tranche del suo programma di riacquisto di azioni proprie. Il 7 marzo Ferrari ha annunciato di aver comprato da Exor 666.666 azioni proprie per 299.999.700 euro. Questo corrisponde a 450 euro per azione, Ferrari ha detto che ha comprato allo stesso prezzo fissato per il collocamento. Secondo analisti (anonimi) citati dall’agenzia Radiocor, quella di Ferrari “è una mossa che non sorprende, probabilmente era necessaria per coprire il book, anche se Ferrari ha un impatto limitato”. Una mossa insomma necessaria per puntellare l’operazione.Il risultato, per ora, è vincente per Elkann ma perdente per Ferrari. Il valore delle azioni è crollato del 15% e la società si è accollata un pacchetto di azioni che valgono il 9,2% in meno di quanto le ha pagate, una perdita di 27,5 milioni.
Qui Roma
Meloni, no ai soldati. E Giorgetti la gela: “Perché il riarmo?”
Fronte interno. Altra spaccatura – Giorgia: “No soldati” la premier fa l’atlantista. Il ministro contro Ursula: “dove troviamo i miliardi?”
Alla fine Giorgia Meloni decide di partecipare alla riunione dei cosiddetti volenterosi, uscendone più o meno come ne era entrata: senza strappare con l’Ue, ribadendo la necessità di coordinarsi con Donald Trump e negando ancora una volta la disponibilità a partecipare a spedizioni militari. Solito tentativo di non rompere con nessuno, ché i guai non mancano neanche in Italia. Basta leggere i sondaggi, nettamente contrari al riarmo, e basta sentire la quotidiana stilettata della Lega, che col ministro Giancarlo Giorgetti definisce “singolare” la corsa al riarmo. Proprio lui che, dal Tesoro, dovrà gestire l’aumento delle spese per la Difesa.Dopo giorni di tentennamenti, Meloni sente dunque Keir Starmer, che la convince a partecipare anche in virtù di un ordine del giorno allargato rispetto al solo tema di mandare truppe, cui la premier non voleva associarsi. La nota di Palazzo Chigi conferma che “l’Italia intende continuare a lavorare con i partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti per la definizione di garanzie di sicurezza credibili ed efficaci, ribadendo che non è invece prevista la partecipazione nazionale a una eventuale forza militare sul terreno”. Abbastanza per far filtrare l’insofferenza per le fughe in avanti franco-inglesi (Meloni interviene anche per limitare il protagonismo di Parigi e Londra) e per ricordare agli alleati che non si può fare da soli, aggirando Trump.Il resto della giornata è il controcanto leghista, con Matteo Salvini e i suoi riuniti ad Ancona per un evento in vista del congresso federale. Inizia proprio il vicepremier: “Siglata la pace, Giorgetti porterà la voce dell’Italia a Bruxelles per mettere in sicurezza i territori. È in questo che si deve investire, non nelle armi”. Salvini invita a “riallacciare i rapporti con la Russia” appena sarà finita la guerra, poi è Giorgetti (che pure liquida come “balle” le liti con Meloni) a criticare il maxi piano di riarmo lanciato da Von der Leyen che coinvolgerà anche l’Italia: “Avere la capacità di difesa è normale e giusto. Che improvvisamente si scopra che si debbano spendere valangate di miliardi per la difesa è singolare, posto che la guerra in Ucraina va avanti da tre anni”. Ancora: “Stiamo facendo una fatica tremenda per ridurre il debito e adesso improvvisamente troviamo 10, 20, 30 miliardi per le armi”.Quel che unisce la Lega e Meloni è semmai la volontà di dialogare con Trump, anche se Salvini può permettersi di scaricare l’Ue e sollecitare un dialogo diretto con la Casa Bianca: “È un personaggio complesso – è l’eufemismo di Salvini – che non segue la scuola diplomatica franco-tedesca. Può stare simpatico o antipatico, ma per 4 anni governerà la potenza più importante al mondo, è da cretini litigarci. Trattare con Trump è un dovere e noi che abbiamo un buon giro di carte in mano, buoni rapporti con gli Usa, dobbiamo trattare direttamente”.La Lega è sensibile agli umori degli italiani in materia. Sul Corriere, Ipsos di Nando Pagnoncelli conferma, con proporzioni ancor più rilevanti, la tendenza degli ultimi anni: il 23% degli intervistati si dice “molto contrario” al piano ReArm Europe, con un altro 16% “piuttosto contrario” (totale: 39%). I “molto favorevoli” sono solo il 10%, gli “abbastanza favorevoli” il 18, totale 28%. E cala pure il sostegno a Kiev. Domanda diretta: “Nel conflitto tra Russia e Ucraina, lei da che parte sta?”. L’11% si schiera con Mosca, il 57 da nessuna delle due parti e il 32 con l’Ucraina. Nel marzo 2022 stava con Kiev il 57%.
NAPOLI BANG BANG – IERI SERA IL 20ENNE EMANUELE DURANTE, È STATO UCCISO IN UN AGGUATO IN STRADA, NEL RIONE SANITÀ – MENTRE ERA IN SELLA A UNO SCOOTER, È STATO RAGGIUNTO DA ALCUNI COLPI D’ARMA DA FUOCO – IL GIOVANE, CHE NON RISULTA AVESSE CONTATTI CON I CLAN DELLA CAMORRA, ERA CUGINO DI ANNALISA DURANTE, MORTA A 14 ANNI NEL 2004, VITTIMA INNOCENTE IN UNO SCONTRO A FUOCO TRA CAMORRISTI…
CORONA? HAI ROTTO IL CAZZO! – BUFERA SULLO SPETTACOLO DI “FURBIZIO” CHE, DAL PALCO DEL TEATRO NAZIONALE DI MILANO, INSULTA SELVAGGIA LUCARELLI E SIMULA UN ATTO SESSUALE CON UN SUO CARTONATO – LA GIORNALISTA VIENE BOLLATA DA “FURBIZIO” COME “LA STRONZA GRASSA SPOSATA CON UNO CHE HA SPINTO UNA PERSONA AL SUICIDIO” – NON BASTA: DÀ DEL “FROCIO” AD ACHILLE LAURO, DELLA “LESBICA” A ELODIE E DEL “PEZZO DI MERDA” A GINO PAOLI – IL TEATRO COSTRETTO A SCUSARSI – SELVAGGIA REPLICA: “QUESTA STORIA FINISCE MALE. TIRA UN’ARIA TOSSICA E PERICOLOSA, FRANCAMENTE IO NON MI SENTO PER NIENTE TRANQUILLA…”
DAILY MAGAZINE
GRICIGNANODIAVERSA – Ricercati da 26 anni per un omicidio avvenuto a Gricignano di Aversa, al termine di un’indagine durata circa un anno, due cugini di 50 e 47 anni, sono stati arrestati dalla Polizia in Albania.
Erano stati condannati in via definitiva a 15 anni di carcere. Le attività di ricerca dei due latitanti si inseriscono nel più ampio progetto denominato “Wanted”, finalizzato alla localizzazione e alla cattura di latitanti di elevato spessore criminale con la collaborazione anche delle autorità di polizia estere. I due albanesi sono stati riconosciuti responsabili dell’omicidio e del ferimento di due connazionali, episodio avvenuto 26 anni fa in una piazza di Gricignano d’Aversa, dovuto a contrasti sorti in ordine alla spartizione dei proventi di attività illecite. Le vittime furono brutalmente colpite, in pieno centro cittadino, con bastoni e armi da taglio. I due responsabili, dopo il fatto, si resero subito irreperibili facendo perdere le proprie tracce in Italia, anche utilizzando false identità. L’indagine che ha permesso di ricostruire il percorso di latitanza dei due ricercati, è stata condotta dalla Polizia di Stato – Servizio Centrale Operativo e Squadra Mobile di Caserta – con il coordinamento della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Napoli, il Dipartimento di Polizia Criminale Albanese-Forza Operazionale, in collaborazione con la 2^ Divisione e l’Ufficio dell’Esperto per la sicurezza in Albania della Direzione centrale della Polizia criminale – Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia – che ha attivato il Segretariato generale di Interpol per la diffusione delle ricerche a livello internazionale.
Caso “Life&People”: giovani giornalisti umiliati dal direttore Enrico Sanchi
Mentre il giornalismo si evolve, alcune pratiche restano intramontabili. Tra queste, l’arte di cercare collaboratori… gratis. La storia di Enrico Sanchi, direttore della rivista Life & People, ha tutte le sfumature di una saga tragicomica da manuale. Ma attenzione, non aspettatevi uno di quei direttori severi ma impeccabili: no, Sanchi si distingue per la sua modalità di selezione – e di gestione della comunicazione – che, a detta dei candidati, rasenta il surreale.
Il metodo Sanchi per fare giornalismo
Ogni tanto, come un orologio svizzero, su LinkedIn compare un annuncio targato BiemmeCommunication, la società editoriale dietro Life & People. L’offerta è semplice: si cerca un/una web journalist. Fin qui nulla di strano, giusto? Un’azienda editoriale che cerca un giornalista. L’inghippo arriva quando, in chiamata, viene richiesta la stesura di due articoli di prova. Naturalmente, a titolo gratuito. E qui iniziano i fuochi d’artificio. Una volta inviati gli articoli di prova, scatta il contatto diretto. In alcuni casi, la velocità con cui Sanchi contatta i candidati su WhatsApp potrebbe lasciare pensare a un miracolo tecnologico: bastano pochi minuti per ricevere il primo messaggio, scritto in un italiano che definire “creativo” è generoso. Si tratta di un italiano contaminato da abbreviazioni inspiegabili e punteggiature usate come se si stesse inviando un telegramma durante una tempesta in mare. Insomma, il tono non promette nulla di buono. Ma la vera sorpresa arriva quando Sanchi esprime il suo verdetto sul lavoro dei candidati. Dimenticatevi le risposte professionali come “Non siamo interessati” o “Valuteremo altre candidature”: per il direttore Sanchi, se un articolo di prova non è all’altezza, la colpa è solo del candidato. E qui le reazioni variano dal teatrale al francamente offensivo. Sembra infatti che per Sanchi insultare faccia parte della prassi: i candidati si ritrovano a essere etichettati come “ridicoli”, “dilettanti”, “perditempo”, e persino come “incapaci” e “incompetenti”. E non pensate che finisca lì: alcune delle risposte raggiungono livelli di maleducazione a dir poco peggiori.
Articoli scartati…e poi pubblicati
A quanto pare, però, i commenti di Sanchi non erano solo crudeli: erano utili anche per lui. Alcuni candidati, infatti, si sono ritrovati a scoprire che il loro articolo “inaccettabile” era stato pubblicato comunque su Life & People, giusto con qualche parola cambiata qua e là, e – ma guarda un po’ – senza nessuna traccia del loro nome. Il colpo di genio è evidente: da una parte, Sanchi raccoglie articoli scritti e pronti senza mettere mano al portafoglio, dall’altra lascia i giovani aspiranti con l’autostima sotto zero, convinti di essere, come diceva lui, “incompetenti” e “incapaci”. E così il direttore, con un sapiente copia-e-incolla, sforna contenuti freschi senza spendere un euro e senza nemmeno il rischio di un ringraziamento accidentale. È uno schema impeccabile, quasi ammirevole nella sua spudoratezza: dopo aver scaricato l’autore, Sanchi prende il suo articolo, lo piazza sul sito e nessuno sospetta nulla…tranne il povero ex-candidato che, con un misto di rabbia e incredulità, vede il proprio lavoro pubblicato lì, senza nome, senza compenso, e con quella leggera sfumatura di beffa in più.
Direttore o improvvisatore?
Oltre agli insulti, un altro aspetto inquietante si fa largo nella storia. A quanto pare, non bastava insultare giovani aspiranti giornalisti, ma in qualche caso sono emerse conversazioni in cui fingeva di essere un’altra persona, una sorta di “colpo di scena” che rende questa vicenda ancora più surreale. Sanchi avrebbe utilizzato il nome di altri collaboratori senza autorizzazione, lasciando molti allibiti. Questa storia non è certo passata inosservata, e chi è stato “coinvolto” da Sanchi non si è fatto pregare per raccontare la propria esperienza sui social. Su Twitter e Instagram abbondano i resoconti di chi ha avuto a che fare con lui e non ha certo dimenticato le offese ricevute. E la domanda sorge spontanea: come può un personaggio del genere andare avanti da anni in una posizione di tale visibilità? Le denunce pubbliche sembrano non aver sortito effetto; Life & People continua ad apparire su LinkedIn e l’annuncio si ripresenta ciclicamente, come un appuntamento fisso.
1/16
CORRIERE DELLA SERA
Forze di pace in Ucraina, l’Europa accelera. Il premier britannico Starmer ai leader dei Paesi “volenterosi”: giovedì la riunione militare e pressing su Putin. Ma Meloni frena: “No all’invio di soldati”. Trump: “I giornali mi criticano? Illegali”. Ieri, a Roma, la piazza di bandiere blu per sostenere la Ue. Garlasco, i pm: “Il Dna sulle unghie di Chiara non è legato al pc”. Spioni e Viminale, Equalize non bucò la banca dati. E Gallo accusa il vice dell’Aisi. Terremoto, nuova scossa a Napoli. Maltempo, parte la conta dei danni
L’Europa siamo noi: una marea blu di 50mila persone riempie a Roma la piazza lanciata da Michele Serra su Repubblica. Accanto alle bandiere Ue, anche quelle dell’Ucraina e della pace. L’appello finale: “Non perdiamoci di vista”. Schlein tra la folla ricompatta il Pd. Vertice di Londra, il britannico Starmer chiama i volenterosi: “Bisogna spingere Putin alla tregua”. Ma c’è la contrarietà della premier Meloni all’invio di soldati: “Si parla troppo di uso delle armi”
3/16
LA STAMPA
Stop di Meloni al vertice dei volenterosi: “L’Italia non manderà i soldati in Ucraina, parlare di truppe crea allarme”. Ma Starmer insiste: “Bisogna pressare Putin, andiamo avanti con la scelta militare”. Il sondaggio: più spese per le armi? Favorevole solo 1 su 3. Ieri la manifestazione a Roma per l’Europa: la piazza e il sentimento di un popolo che cerca una risposta politica. Riforma della giustizia, i dubbi dentro Fdi e la tattica del “vedremo”. Giallo di Garlasco, le nuove tracce e il sospetto di una talpa
4/16
IL MESSAGGERO
Truppe in Ucraina, c’è lo strappo: mentre Starmer in videocall con gli alleati chiede di fare pressione su Putin, Meloni frena. La premier dice sì a una pace giusta e duratura, ma no all’invio di soldati. E intanto rilancia un summit tra Ue e Usa. Giovedì prevista la riunione dei vertici militari. Ieri a Roma la piazza per l’Europa: “Siamo in 50mila”. Schlein e riformisti sono però divisi sotto il palco. Economia, arriva il bonus Tari: sconto fino al 25% in base al reddito. Garlasco, il legale del fratello di Chiara: “Stasi unico colpevole”
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LA GAZZETTA SPORTIVA
Il Diavolo è lui: Como in vantaggio, Reijnders sveglia il Milan con assist, gol e rimonta (2-1 Milan). I rossoneri non mollano il treno per l’Europa. Alle 20.45 Atalanta-Inter da Scudetto: il Napoli a Venezia (12.30) è in agguato. Avanti Toro, battuto 1-0 l’Empoli: magia di Vlasic, rincorsa granata senza sosta. Alle 18 Fiorentina-Juventus: chi perde paga. Palladino e Motta si giocano il futuro (così come Kolo Muani). Alle 19 MotoGp in Argentina: Marc domina, Alex in scia. La Ducati è casa Marquez
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CORRIERE DELLO SPORT
Nulla sarà più come prima: Scudetto-day, Lukaku apre la maratona. Big Rom cerca a Venezia il +2 all’ora di pranzo. Lookman ci crede: stasera può agganciare Lautaro. Milan-Como 2-1: i rossoneri vanno sotto, ma poi ribaltano i lariani. Da Cunha sblocca e si vede poi annullare il raddoppio. Furia Fabregas: “Il Var usa i frame che vuole”. Pulisic e Reijnders salvano il Diavolo: ora è settimo a -5 dal quarto posto. Per Dele Alli un rosso shock. Alle 18 Fiorentina e Juve: il pari è vietato, Palladino e Thiago Motta per i tre punti
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TUTTOSPORT
Elkann carica Motta: Firenze è un bivio per i bianconeri. John dal Brasile manda un messaggio di incoraggiamento al tecnico, che sottolinea: “Mi ha fatto molto piacere la vicinanza della proprietà questa settimana”. Ma in caso di ko può succedere di tutto. Vlasic è uno da Toro: la magia di Nikola dopo un primo tempo sofferto porta i tre punti contro l’Empoli e proietta i granata a -2 dall’Udinese. Ecco le prime risposte che Vanoli cercava. Atalanta e Napoli, assalto al potere: Bergamo e Venezia, qui si fa lo Scudetto
8/16
IL GIORNALE
Putin sfascia la sinistra: ieri, in piazza, sia il “popolo d’Europa” dem ma anche gli anti-Nato che bruciano la bandiera dell’Ue. Meloni al “vertice dei volenterosi” di Londra: “Noi con Bruxelles e Usa, no all’invio di truppe in Ucraina”. E nel governo la Lega punge sulle armi. Nuovo Codice della strada, una patente su due ritirata per l’uso del telefonino in auto. Diminuiti i morti e anche i feriti. Caso Equalize, le rivelazioni choc di Gallo: “I servizi avvisarono Pazzali”
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IL SOLE 24 ORE
Il piano Ue per risparmi e investimenti: pronte le linee guida per favorire l’uso di 10mila miliardi. Mercoledì la road map Ue sulla scia dei rapporti tracciati da Draghi e Letta. Politiche attive, un milione al lavoro: nuovi contratti conclusi con persone coinvolte nel programma Gol. La Borsa al tempo di Trump: la caduta di Wall Street pesa sulle famiglie americane, investito in azioni il 68% della ricchezza. Arabia Saudita, 2024 anno record: 42 debutti in Borsa. S&P alza il rating del Paese
10/16
IL FATTO QUOTIDIANO
Vertice a Londra per l’invio di truppe in Ucraina: Starmer & C. preparano “azioni militari” sul terreno. Meloni contraria. Ma per lei c’è un nuovo guaio: pure Giorgetti è contro il riarmo. Mentre la premier fa l’atlantista, il ministro si scaglia contro Von der Leyen: “Dove troviamo i miliardi?”. Riforma della giustizia, per i due Csm di Nordio il fiasco è certo, dato che non si farà in tempo per il 2027. L’Ue per tutti i gusti fa il pieno in piazza: circa 30mila persone (tra guerrafondai e pacifisti) a Roma
11/16
LIBERO
E quindi? Sinistra in piazza a Roma con i soliti vip: ore di comizi e tante idee contrapposte. E nessuno ha capito che cosa vogliono. Verso il Congresso del Carroccio, la sfida di Salvini: “Chi vuole il mio posto? Se qualcuno vuole fare il segretario lo dica, lo sosterrò”. E nessuno fiata. Questione europea, Giorgetti: “I tedeschi fanno come pare a loro”. Il Comune di Torino lancia la caccia agli “islamofobi”: uno sportello per le segnalazioni. Vertice in Canada dei ministri degli Esteri: Tajani tesse la tela, asse con Rubio per dazi e Ucraina
12/16
DOMANI
Ucraina, il piano militare dei volenterosi: il premier inglese Starmer annuncia che la coalizione di 26 Paesi potrebbe mandare truppe a Kiev per difendere la pace. L’obiettivo ora è “fare pressioni su Putin”. Meloni partecipa alla riunione all’ultimo minuto, ma si oppone all’invio dei soldati italiani. Ieri in 50mila per l’Europa in Piazza del Popolo a Roma: una marea blu ha partecipato alla manifestazione a favore di una Ue unita di fronte ai rigurgiti reazionari di Trump. Opposizioni (quasi) tutte presenti: applausi a Schlein, Conte non c’è
13/16
IL RIFORMISTA
Difesa comune. Mosca attacca ancora Mattarella, oggi la piazza ha un solo dovere: schierarsi unita con il presidente della Repubblica e respingere l’offensiva russa. Guerra in Ucraina e possibile tregua, Zelensky non si fida dell’apertura di Putin: “Solo una tattica”. Intervista all’eurodeputato leghista Vannacci: “Mosca non è nemica dell’Ue. Attenzione invece all’Islam”. Energia idroelettrica, il rinnovo delle concessioni non è… rinnovabile
14/16
IL FOGLIO
Tradimenti su Ue, antifascismo e lavoro: due anni di Schlein spiegati con la folle posizione del Pd su una grande riforma chiamata Jobs Act. L’arte beffarda del “no deal”: Trump è ottimista e sul Kursk ascolta Putin, che si prepara alla stagione dei non-accordi. E poi c’è il ballo di Meloni con i volenterosi di Starmer (senza certezze). Un giorno da Delmastro: le parole del sottosegretario hanno lasciato di stucco il ministro della Giustizia Nordio (e anche la premier è stupefatta)
15/16
LA NAZIONE
Londra spinge: truppe alleate in Ucraina. Il premier britannico Starmer riunisce i “Paesi volenterosi”: l’obiettivo è una coalizione per Kiev dopo la tregua. Giovedì un vertice militare. Meloni contraria: “Non invieremo i nostri soldati, ma lavoreremo con Usa e Usa per una pace giusta”. In Russia il partito della guerra preme su Putin. Maltempo, più forti della piena: dalla Toscana alla Romagna, allagamenti e paura. Scolmatori in azione: è stato evitato il peggio. Caso Equalize, i verbali di Gallo: “Pazzali aveva legami con i servizi”
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IL MANIFESTO
Genio militare. Non c’è ancora la tregua e c’è già un piano per mandare le truppe dei “volenterosi” in Ucraina: non caschi blu, ma soldati dei Paesi che hanno armato Kiev. Il premier inglese Starmer, chiusa una riunione, ne convoca già un’altra di stati maggiori. L’Italia fa i conti e frena. Manifestazione per l’Europa a Roma, Piazza del Popolo divisa tra riarmo e pacifismo: i politici sotto il palco. Serbia in movimento, a Belgrado la più grande protesta nella storia moderna del Paese per chiedere una magistratura indipendente e stampa libera