giovedì, 20 Marzo 2025
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LA RASSEGNA STAMPA DI OGGI DA “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” e le prime pagine dei giornali di oggi a cura della redazione dell’Agenzia Cronache / Direttore Ferdinando Terlizzi

 

Televisione

“Ad Affari Tuoi l’unica fortuna è quella di capitare nella puntata giusta, è pilotato”: Striscia la Notizia contro il quiz di RaiUno

Una nuova puntata della lunga storia, quella di una “guerra televisiva” a distanza. Secondo il tg satririco le vincite al quiz condotto da Stefano De Martino sono pilotate perché – questa l’accusa – per la distribuzione dei premi in denaro il metodo non è casuale, questa volta non si parla di “stranezze” ma di “inoppugnabile documentazione”

di Giuseppe Candela
“Ad Affari Tuoi l’unica fortuna è quella di capitare nella puntata giusta, è pilotato”: Striscia la Notizia contro il quiz di RaiUno

 

“Ogni gioco aleatorio quindi basato sulla fortuna e che non richiede nessuna abilità, per dichiararsi tale deve avere come caratteristica l’incertezza ovvero ogni partecipante deve avere la stessa probabilità di vincere e di perdere. Questo ad Affari Tuoi non avviene”, esordisce così l’inviata Rajae Bezzaz. “Striscia la notizia” torna a parlare di “Affari Tuoi“, una nuova puntata della lunga storia, quella di una “guerra televisiva” a distanza. Le vincite sono pilotate perché – questa l’accusa – per la distribuzione dei premi in denaro il metodo non è casuale, questa volta non si parla di “stranezze” ma di “inoppugnabile documentazione”: “Perché l’unica fortuna che si incontra ad Affari Tuoi è quella di capitare nella puntata giusta“.

Nel nuovo servizio si parte dalle dichiarazioni dello scorso settembre di Max Giusti, conduttore di “Affari Tuoi” dal 2008 al 2013: “Ogni gioco ha un budget. Quello di Affari Tuoi era molto alto, 33.000 euro a puntata. Ogni puntata poteva avere 33 mila euro di montepremi“, aveva svelato a “Tintoria“, il podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone. In sostanza il programma doveva rispettare una voce di spesa prestabilita. Due mesi dopo era arrivata la smentita di Pasquale Romano, autore della trasmissione che indossa i panni del “Dottore“, che aveva parlato di un gioco basato “sull’imprevedibilità e la fortuna”, aveva detto a La Verità. Smentendo l’esistenza di un budget di un budget prefissato perché “le variabili sono infinite” e tutto è basato “su un’aleatorietà che nessun gioco ha”.

“Le nostre non sono illazioni, sono numeri che si possono verificare”, ha ribadito Striscia prima di snocciolare i numeri. Si passa dalla media a puntata di 41.420 euro nel 2008/2009 ai 34.121.000 dell’edizione 2012/2013. Il budget con le edizioni condotte da Flavio Insinna diventa “granitico” e per quattro edizioni le vincite si stabilizzano su una media a puntata di circa 36 mila euro:

Edizione 2013/2014: 36.178 euro/puntata

Edizione 2014/2015: 35.234 euro/puntata

Edizione 2015/2016: 36.201 euro/puntata

 

 

Edizione 2016/2017: 36.769 euro/puntata

Striscia la notizia” conclude: “Come può un gioco che in teoria potrebbe far vincere ogni sera 300 mila euro, rispettare un budget predefinito ogni anno? Evidentemente, per stare nel budget, la trasmissione deve in certe puntate elargire, ma in altre tirare il freno per far sì che i conti tornino. E quindi si evince che il gioco deve per forza essere pilotato“.

Le “vincete sospette”, troppo alte per essere casuali, erano state analizzate da “Striscia la notizia” nei mesi scorsi con un esperto di statistica: “La sequenza di pacchi ricchi che ho osservato nel 2024 accade una volta ogni 100.000 anni. Sedersi a caso allo stadio di San Siro e azzeccare il posto del biglietto che hai in tasca è più probabile di quello che ho osservato quest’anno. Non è un caso: i numeri mandano un messaggio rigoroso”, aveva dichiarato Vincenzo Mauro, professore di Statistica dell’Università di Macerata. “Il destino, senza un aiutino, non sarebbe così generoso”, il commento del tg satirico.

Le vincite molto alte, o comunque la presenza dei pacchi più consistenti fino alla fine della puntata, favoriscono gli ascolti del game show. Nel primo mese di programmazione, secondo i “maligni” per la necessità di spingere e rodare la nuova conduzione, i concorrenti avevano vinto il doppio rispetto all’anno precedente. Dopo le diverse segnalazioni anche dei telespettatori al grido di “la dea non è bendata”, il tg satirico era tornato sul caso per soffermarsi sulle stranezze di “Affari Tuoi riproponendo un lungo servizio andato in onda in passato dedicato proprio alla trasmissione in onda su Rai1.

Ancora prima del programma di Canale 5, sui social non era sfuggita una strana “coincidenza”. Nella puntata in onda lunedì 3 febbraio aveva partecipato Giovanni, il concorrente calabrese aveva portato a casa un ghiotto bottino di 40 mila euro. Giovanni, che su Instagram si chiama Gianfranco, è fidanzato con Jessica Falvouna ex concorrente di “Affari tuoi” che, lo scorso anno durante la conduzione di Amadeus, aveva vinto 115 mila euro. In molti si erano scagliati contro la produzione del programma prodotto da Endemol Shine.

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INCHIESTA 2/5 Menarini Spa, ovvero, storie di pentole e coperchi. Vittorio Civitillo sbaraglia la concorrenza ma la politica è diffidente

 

L’INCHIESTA di ANTONIO ARRICALE –

Flumeri, in provincia di Avellino, dove ha sede lo stabilimento della nuova Menarini Spa il clima non è dei migliori. Meteorologia a parte.

A distanza di mesi, infatti, più di un dubbio si insinua tra operai e sindacati. Il promesso rilancio dell’industria stenta a decollare, delle assunzioni non si parla, scomparso dal radar anche il partner cinese, il colosso Geely, più volte annunciato, ma di cui al momento non si intravede nemmeno l’ombra. A differenza della storia che stiamo raccontando, invece, che di ombre ne presenta molte.

Conviene, allora, ripercorrerla daccapo questa storia, fosse anche soltanto per maturare un’idea di come avvengono – spesso – i salvataggi industriali in Italia.

Il 19 giugno dello scorso anno la rivista Autobus Web – giornale del settore della mobilità – scrive: “Ora è ufficiale: il 98% delle quote di Industria Italiana Autobus sono state (s)vendute a Seri Industrial Spa, che diventa sostanzialmente proprietario (quasi) unico del costruttore, con una fabbrica a Bologna e un’altra a Flumeri (Avellino). Il rimanente 2% del capitale sociale rimane nelle mani dello Stato, ovvero della controllata Invitalia. Una partecipazione simbolica: insomma, briciole”.

Seri Industrial Spa è la società quotata in borsa che fa capo alla famiglia Civitillo di Piedimonte Matese, comune dell’alto casertano di cui Vittorio dal 2021 è anche sindaco.

Secondo quanto comunicato ufficialmente dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso la realtà di Vittorio Civitillo e dei fratelli Marco e Andrea – ai vertici di SE.R.I. Spa del Gruppo Seri che controlla a sua volta Seri Industrial Spa oltre ad un grappolo non indifferente di altre sigle societarie – è stata “l’unico soggetto ad avere presentato un’offerta conforme alle previsione del processo di cessione” della fabbrica bolognese di autobus.

Ma il giudizio non è condiviso né dai sindacati, né dai rappresentanti della politica, e non solo quelli campani. Opinioni molto critiche sono, infatti, formulate dagli allora rappresentanti della Regione Emilia Romagna, l’assessore al ramo, Vincenzo Colla e lo stesso presidente Stefano Bonaccini.

La soluzione Seri Industrial non piace nemmeno alla leader del Pd Elly Schlein, oltre che a Carlo Calenda, leader di Azione. E nemmeno alla senatrice Susanna Camusso, commissario del Partito democratico a Caserta, e anche per questo – forse – attaccata dal presidente del Consiglio Regionale della Campania Gennaro Oliviero, che si ritrova invece sulle posizioni del governatore Vincenzo De Luca e contro la segretaria Schlein, dopo aver letto le sue Interrogazione parlamentari.

La scelta del Ministero dell’Industria e del Made in Italy o Mimit (come in forma abbreviata molti amano dire) fa storcere il naso – a dire il vero – anche a diversi esponenti del Movimento 5 Stelle e al parlamentare irpino della stessa maggioranza di governo, Gianfranco Rotondi.

Per tutti, il giudizio sulla scelta di Seri è molto più tranchant: “Non fanno autobus e non danno garanzie per il futuro”.

L’europarlamentare Stefano Bonaccini, che all’epoca siede ancora sulla poltrona di presidente della Regione Emilia Romagna, aggiunge perentorio: “Inaccettabile”. Proprio così, la scelta di Seri Industrial Spa per rilanciare l’azienda di autobus è “inaccettabile”.

Qualcuno potrebbe pensare che siamo, al solito, di fronte ad una battaglia ideologica, del Nord contro il Sud. Insomma, che proprio non vada a genio che a mettere le mani su quella che è stata – fin dagli esordi, più di un secolo fa, nel 1919 – l’industria italiana di autobus più rinomata del Paese, sia stata una famiglia imprenditoriale del Mezzogiorno, anzi, casertana.

NOME E FOTO. Soldi in cambio di favori e soffiate al clan: arrestato maresciallo di Aversa

Giuseppe Improta e Giuseppe Monfregolo

 

 

ARZANO – Un maresciallo dei carabinieri che varca la soglia del carcere. Che viene rinchiuso in una cella, per effetto di un’ordinanza che lo vede accostato alla criminalità organizzata, al clan che, in teoria, avrebbe dovuto combattere. Accuse gravissime per un uomo, ovviamente, innocente fino a eventuale sentenza definitiva, che indossa una divisa. Ma l’impianto costruito dalla Procura (pm Giuliano Caputo e Simone de Roxas) sostiene che Giuseppe Improta abbia agevolato il clan della 167 di Arzano. L’ordinanza è firmata dal gip Carla Sarno e vede coinvolti anche i fratelli Giuseppe e Mariano Monfregolo, ritenuti a capo dell’omonimo gruppo criminale, e Aldo Bianco, 67enne considerato trait d’union fra il maresciallo e la camorra. Indagati a piede libero Pasquale Cristiano, detto Pickstick, e suo padre Pietro, entrambi un tempo capi dell’omonimo clan legato agli Amato-Pagano e oggi collaboratori di giustizia. Per i due non è stata avanzata richiesta di misura cautelare.

I Monfregolo, i Cristiano e Bianco, in qualità di esponenti del clan della 167 e al fine di agevolarne l’attività, avrebbero commesso una serie continua di condotte corruttive nei confronti di Giuseppe Improta, 57enne nativo di Teverola e residente ad Aversa, luogotenente in servizio presso la tenenza dei carabinieri di Arzano, aventi ad oggetto la rivelazione di segreto di ufficio relativo sia alle attività investigative in corso, sia alle modalità esecutive dei mandati di cattura per sottrarsi alle misure cautelari e preventive poste in essere dall’autorità giudiziaria, dietro il corrispettivo di denaro e altre utilità. Nello specifico, dalle indagini è emerso che Improta riceveva mensilmente la somma di euro mille corrisposti dal reggente pro tempore del clan, consegnati sia direttamente da Pasquale che Pietro Cristiano, e dai Monfregolo, attraverso l’intermediazione di Bianco. Improta riceveva, per il tramite di Bianco, periodicamente, l’ulteriore somma di euro 3mila o 2mila euro (a seconda delle condotte corruttive da remunerare e della disponibilità di denaro contante) da Pietro Cristiano con cadenza regolare fino all’arresto dello stesso nel 2016.

Il maresciallo, inoltre, riceveva gratuitamente da Bianco, Mariano Monfregolo e altri sodali interventi di manutenzione, verniciatura, cambio pneumatici, pezzi di ricambio (specchietti retrovisori ed altro) per le autovetture Ford Fiesta e Fiat 500 e per le auto nella sua disponibilità o comunque nella disponibilità di familiari o soggetti rientranti nella sua sfera relazionale. Da Pasquale Cristiano, secondo l’accusa, sempre per il tramite di Bianco, avrebbe ricevuto un’ulteriore somma di denaro in occasione della notifica del provvedimento di revoca della sorveglianza speciale effettuata il 14 luglio 2017 e consegnata, successivamente c nello stesso giorno, da Bianco. Stando a pm e gip, Improta avrebbe omesso di inserire in banca dati Sdi (sistema di indagine) il provvedimento applicativo della sorveglianza speciale a carico di Cristiano ricevuto, in qualità di comandante della tenenza dei carabinieri di Arzano, per la notifica al neosorvegliato speciale il 13 dicembre 2016 e inserito solo in data 27 dicembre 2016 immediatamente dopo un controllo a carico di Pickstick effettuato da una pattuglia dei carabinieri della stazione di Napoli/San Giuseppe. In un’occasione avrebbe, inoltre, redatto una falsa relazione in ordine alla buona condotta tenuta da Cristiano nel periodo di sottoposizione alla sorveglianza speciale richiedendo, il 14 luglio 2017, in sede di notifica della revoca del provvedimento una remunerazione ulteriore a lui consegnata, poi, nella stessa giornata da Bianco.

A inizio dicembre di quello stesso anno avrebbe omesso di inserire in banca dati e non procedeva alla compiuta esecuzione del decreto di fermo emesso in data 28 novembre precedente dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli. a carico, tra gli altri, di Domenico Russo detto ‘o mussur e Giuseppe Monfregolo detto ‘o guallarus, omettendo di eseguire il fermo e di documentare le eventuali vane ricerche. Il 5 febbraio 2018 avrebbe avvisato, attraverso Pietro Cristiano, Domenico Russo e Pasquale Cristiano dell’esecuzione della misura cautelata a loro carico e avrebbe consentito, in questo modo, la fuga e la latitanza dei due, oltre che l’asportazione e l’occultamento del rifugio, delle prove dei reati e dei beni lì custoditi, nonché la rimozione del dispositivo Dvr di registrazione dei filmati di provenienza furtiva condotta da Bianco. Altra soffiata: avvisò Bianco e i Cristiano delle attività di monitoraggio video della loro abitazione disposto dall’autorità giudiziaria, del posizionamento delle telecamere sul lastrico solare del palazzo prospiciente e delle modalità di occultamento delle operazioni di installazione, con simulazione di intervento di tecnici della rete satellitare Sky.