Avrebbe ricevuto soldi di origine sospetta, che avrebbe tenuto per sé o veicolato ad altri soggetti (tra politici o commissari europei). È questa l’accusa che tiene in cella da venerdì notte la 48enne Lucia Simeone, detta Luciana, segretaria particolare dell’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello. Associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio sono le ipotesi al vaglio della Procura federale belga, in un’inchiesta che prende le mosse dall’analisi di un pc di un presunto faccendiere e dallo spulcio di alcuni conti correnti riconducibili a politici a Strasburgo. Ma restiamo all’arresto di Luciana Simeone. È la tarda notte di venerdì quando la donna si presenta in un B&B di Santa Maria Capua Vetere. Mostra il documento, scatta l’alert. Non sapeva di essere destinataria di un “mae” (mandato di arresto europeo), così il titolare della struttura ha avvisato la Questura di Caserta. Immediate le manette. Difesa dal penalista Antimo Giaccio, Luciana è reclusa nel carcere di Secondigliano ed è pronta a replicare alle accuse, nel corso dell’interrogatorio che si terrà sabato mattina dinanzi al giudice Corinna Forte della Corte di Appello di Napoli. Ed è il suo avvocato a precisare alla AdnKronos: «Non conosciamo le accuse, posso solo dire che Luciana Simeone era una mera esecutrice di ordini, svolgeva il ruolo di segretaria».

Ma torniamo alle accuse. Un gruppo trasversale di politici (otto europarlamentari) avrebbe garantito interventi normativi per l’implementazione del 5G nel territorio comunitario europeo, favorendo gli interessi della compagnia cinese Huawei. Una presunta triangolazione al centro delle indagini: soldi sospetti sarebbero stati girati ad alcuni politici (o ai loro assistenti), tramite la mediazione di alcune società di consulenza che avrebbero a loro volta costruito prestazioni ritenute fittizie volte a mascherare tangenti. In questa storia, sono stati arrestati già alcuni mediatori o presunti faccendieri. Si tratta di finte consulenze? È questa l’ipotesi al vaglio. Torniamo alla donna arrestata. Non mancano riferimenti espliciti allo stesso Fulvio Martusciello (che non risulta indagato): a leggere i dati estrapolati dal computer di Valerio Ottati (ex assistente di Martusciello), dalle indagini bancarie e dalle intercettazioni telefoniche, si ritiene che Lucia Simeone avrebbe ricevuto parte dei fondi ritenuti sospetti. In sintesi, sarebbero state rinvenute due fatture per un totale complessivo di 45.950 euro, che riguarderebbero più destinatari e che vengono ritenute il prezzo di due lettere funzionali a sponsorizzare la tecnologia 5G in Europa. Quindi: la prima lettera venne pubblicata sull’account di X (ex twitter) di Martusciello; mentre la seconda lettera è datata 10 febbraio del 2021 ed è firmata. Una parte di questi soldi sarebbe finita anche alla Simeone: poche migliaia di euro, che la donna avrebbe tenuto per sé o che avrebbe redistribuito. A versare soldi di dubbia provenienza, sarebbe stato il presunto faccendiere Miguel Martins. Stando alle conclusioni dell’accusa, gli importi sarebbero serviti come contropartita per una delle due lettere redatta da ben otto europarlamentari, poi posta all’attenzione di tre commissari europei per favorire Huawei.

I CONTI

Tutto qui? C’è dell’altro. Seguendo alcuni conti bancari riconducibili a Valerio Ottati, si arriva ai conti portoghesi del mediatore Miguel Martin, che avrebbe effettuato quattro trasferimenti (tra il 26 febbraio del 2021 e il 10 giugno del 2021) in favore dello stesso Martusciello: un bonifico da 3mila euro; due da 1250 euro, un altro da 1200 euro. Oggettivamente poche migliaia di euro su cui è logico attendersi la replica dell’europarlamentare. Facile immaginare che il deputato europeo saprà spiegare la ragione di queste dazioni di denaro e le motivazioni delle trame bancarie emerse fino a questo momento. In questa trama Lucia Simeone avrebbe garantito il presunto «patto corruttivo» oltre a redistribuire fondi ad una serie di soggetti (anche politici) oggi al vaglio degli inquirenti. Doveroso un chiarimento. Due anni fa, la Procura federale belga portò avanti l’inchiesta Qatargate, culminata negli arresti – tra gli altri – dell’europarlamentare Andrea Cozzolino. Da allora, sul Qatargate non c’è stato alcun riscontro definitivo. Intanto, tornando alla vicenda della sponsorizzazione del 5G, gli inquirenti stanno vagliando anche alcuni emendamenti legislativi riconducibili a Martusciello, che sarebbero favorevoli al colosso cinese. Anche in questo caso, massima cautela: siamo nel pieno della libera espressione di un parlamentare europeo.