Danno erariale, il salvacondotto per i politici: niente più condanne
Lo scudo. La condannata Montaruli (FdI) fa votare un emendamento per salvare gli amministratori: sempre in “buona fede”

Un salvacondotto erariale per i politici a qualsiasi livello, a partire dagli amministratori locali, che si salveranno in base al principio della cosiddetta “buona fede”. Non saranno più punibili per danno alle casse dello Stato, tranne che si provi il “dolo”. È questo il contenuto di un emendamento approvato mercoledì nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera alla riforma della maggioranza sulla Corte dei Conti in discussione da mesi a Montecitorio che modifica l’assetto e limita il potere di controllo dei giudici contabili.
La norma ha una prima valenza politica perché è stata voluta da Fratelli d’Italia – che propone anche il disegno di legge con l’attuale ministro per gli Affari europei Tommaso Foti – ed è firmata da due dirigenti di peso del partito di Giorgia Meloni: la vice capogruppo Augusta Montaruli e il deputato Luca Sbardella, appena nominato commissario di FdI in Sicilia dopo gli scandali che hanno coinvolti i dirigenti del partito sull’isola.
Montaruli è stata condannata il 17 febbraio 2023 in via definitiva dalla Cassazione a un anno e sei mesi per peculato per aver utilizzato in maniera impropria i fondi pubblici della Regione Piemonte tra il 2010 e il 2014: sentenza che ha portato alle sue dimissioni da sottosegretaria all’Università. Ora, da parlamentare e aspirante al ruolo di vice capogruppo vicario di FdI al posto di Manlio Messina, ha fatto approvare l’emendamento.
La norma, che sta preoccupando non poco i giudici contabili, introduce una sorta di salvacondotto extra large per i politici che non saranno più punibili per danno erariale, eccezion fatta nel caso in cui venga provato il dolo. Lo scudo, si legge nell’emendamento, riguarda i “titolari degli organi politici” in base a una presunta “buona fede” e “fino a prova contraria” quando “gli atti adottati dai medesimi titolari, nell’esercizio delle proprie competenze, sono proposti, vistati o sottoscritti dai responsabili degli uffici tecnici o amministrativi, in assenza di pareri formali, interni o esterni, di contrario avviso”.
La norma va a modificare la legge del 1990 sui poteri della Corte dei Conti secondo cui già oggi i titolari degli organi politici non sono punibili se approvano o autorizzano atti che “rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi”. Il nuovo emendamento rende automatica l’attivazione dello scudo per “buona fede”. Per tutte le decisioni che saranno anche solo “vistate” dai tecnici , i politici non saranno punibili per danno erariale, eccezion fatta nel caso di dolo. Un salvacondotto extra-large che si applica, di fatto, a tutti gli atti perché qualsiasi delibera viene sempre almeno “vistata” da un dirigente amministrativo. Si va quindi dalle delibere comunali e regionali fino ai rimborsi spese che tanto preoccupano gli amministratori locali. Il danno erariale, dunque, verrebbe di fatto cancellato per i politici e gli amministratori perché – presumendo la buona fede – non si potrà contestare la cosiddetta “colpa grave”, unico paletto rimasto per processare gli amministratori per danno erariale.
Non è chiaro se l’emendamento proposto e approvato dalla maggioranza con parere favorevole del governo serva a qualcuno nello specifico, ma una cosa è certa: come qualsiasi norma di carattere penale, si applicherebbe retroattivamente, cioè anche ai processi in corso. Come ha scritto Il Fatto a gennaio, la riforma è co-firmata da due esponenti della maggioranza condannati per danno erariale – il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli e il meloniano Riccardo De Corato – e altri quattro parlamentari nella stessa condizione la voteranno alla Camera nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali. La riforma a prima firma Foti è in discussione alla Camera e andrà a stravolgere assetto e poteri della Corte dei Conti limitandoli notevolmente, a partire dalle procure regionali contabili.
Il presente (e l’avvenire) in questa giovane piazza
In un Paese dove la premier si vanta di aver stravolto un documento fondamentale per la cultura politica europea come il Manifesto di Ventotene, usando frammenti di alcune frasi arbitrariamente decontestualizzate dal momento in cui furono elaborate.
In un Paese in cui questo scivolone maldestro viene presentato come uno scherzo astuto per far saltare i nervi all’opposizione (e qualcuno pure ci crede).
In un Paese in cui viene contrabbandata come riforma epocale della giustizia una spregiudicata mortificazione del pubblico ministero a vantaggio di chi può e conta ma con scorno dei cittadini comuni.
In un Paese in cui la premier definisce le tasse pizzo di Stato, mentre la piaga dell’evasione fiscale viene “curata” con i condoni.
In questo Paese fa davvero specie che 50.000 persone (in maggioranza giovani) trovino la voglia e il tempo di ritrovarsi a Trapani per partecipare a un colorato corteo, ascoltare in silenzio la lettura dell’interminabile elenco delle vittime innocenti di mafia, stringersi intorno ai familiari delle vittime per manifestare affetto e solidarietà nella loro richiesta di verità e giustizia e imparare da don Luigi Ciotti alcune importanti verità, spesso crude, su mafia , corruzione e relativo contrasto.
Fa specie, eppure è successo esattamente nei termini che ho descritto. Ciò significa che ci troviamo di fronte a una massa di persone che forse non ha mai letto Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci o le frasi di Piero Calamandrei che bollano “l’indifferentismo alla politica” inteso come rifiuto di partecipare alla vita della polis, ma si comporta come se avesse assimilato quegli insegnamenti.
E allora, ecco una massa di persone decise a respingere ogni forma di apatia o rassegnazione, per dare testimonianza convinta di impegno nell’interesse del bene comune. Valori questi per cui va ringraziata ancora una volta Libera, che nei suoi primi trent’anni di vita li ha sempre coerentemente perseguiti.
Carriere separate. Il blitz di Nordio per l’ok accelerato
In estate consultati i giuristi: niente cuscinetto di 3 mesi tra le camere
