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NON CI SONO POLITICI ONESTI… O LADRI … CI SONO SOLO PIU’ MARJUOLI O MENO MARJUOLI…OPPURE FACCE DI CULO ( TOTI, MARTUSCIELLO ETC. ETC,. ) E FACCIO DI CAZZO…
Eurogate, Martusciello nei guai per due lettere: ecco il tariffario Huawei
di Vincenzo Iurillo e Gianni Rosini
Missive ai commissari Ue con l’ok dei cinesi: “Budget da 50 mila , 1.500 a ogni firmatario”
Il pc del lobbista capo dell’ufficio Huawei di Bruxelles, Valerio Ottati, è lo scrigno al cui interno si nascondevano le preziose informazioni che la Procura federale belga cercava: è lì dentro che si trovavano le prove del flusso di denaro che partiva dai conti del colosso cinese delle telecomunicazioni e arrivava a quelli di lobbisti, europarlamentari e loro assistenti.
Sono gli elementi “gravi e sufficienti” a dimostrare, sostiene chi indaga, l’esistenza del presunto sistema corruttivo che ha portato all’arresto di Lucia ‘Luciana’ Simeone, assistente dell’eurodeputato di Forza Italia, Fulvio Martusciello, a quelli di 5 lobbisti e al ritiro del politico dalla corsa alle prossime elezioni Regionali in Campania.
A quanto emerge dal mandato d’arresto nei confronti di Simeone, trasmesso dalle autorità belghe a quelle italiane, tutto girava intorno all’invio di due lettere firmate da otto europarlamentari, il 4 gennaio e il 2 ottobre 2021, che rivolgendosi agli allora commissari europei Thierry Breton, Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis chiedevano di mettere fine al “razzismo tecnologico” che escludeva a priori alcune aziende straniere dalla corsa al 5G europeo. La ricompensa per le due missive era di 49.950 euro: 15 mila per chi le ha formalmente redatte e 1.500 per i co-firmatari. Cifre che hanno ricevuto l’ok anche della dirigenza cinese di Huawei, si legge, “in particolare di Liu Kang, alias Abraham Liu, direttore della filiale di Bruxelles”.
È fondamentale ricostruire il contesto politico di quei mesi: il tema dello sviluppo del 5G in Ue era oggetto di forti pressioni da parte degli Stati Uniti affinché venissero escluse dalla corsa le aziende cinesi. Il motivo: rischi per la sicurezza. Di conseguenza, il tema è oggetto di importanti dibattiti tra i Palazzi di Bruxelles.
Secondo i documenti che Il Fatto ha potuto visionare, le menti alla base del presunto sistema corruttivo sono quelle del lobbista portoghese ed ex assistente parlamentare di Martusciello, Nuno Wahnon Martins, e di Ottati. Sono loro ad aver scritto a 4 mani la lettera poi fatta recapitare a Palazzo Berlaymont. E sono loro il collegamento tra la multinazionale cinese e gli otto eurodeputati nominati negli atti dell’inchiesta – tutti non indagati – per aver messo la loro firma sulla missiva: Fulvio Martusciello (primo firmatario), Giuseppe Milazzo, Herbert Dorfmann, Aldo Patriciello, Giuseppe Ferrandino, Cristian-Silviu Busoi, Daniel Buda e Ciuhodaru Tudor.
A dimostrarlo, secondo i pm federali, sono soprattutto i bonifici da e verso la società inglese Forum Europe e quella belga Mo Ka. La prima, in meno di tre anni, riceverà da Huawei oltre 4 milioni di euro, la seconda 183 mila in 24 mesi. È dai loro conti che poi i soldi sono confluiti su quelli di Martins.
La prima lettera inviata alla Commissione Ue è datata 4 gennaio 2021, tre giorni dopo il lobbista portoghese invia a Forum Europe una fattura da 18.450 euro che verrà pagata l’11 gennaio, mentre il 15 febbraio fa lo stesso con Mo Ka, per un totale di 27.500 euro, con i soldi che finiranno sul suo conto il 23 febbraio. Con i 49.750 euro in mano a Martins, scatta la fase della redistribuzione. Secondo gli inquirenti parte della cifra viene trasferita sotto forma di 24 transazioni su diversi conti, alcuni dei quali appartenenti a Simeone (per un importo totale di 1.000 euro), Adam Mouchtar (assistente dell’eurodeputato bulgaro, Nikola Minchev, per un totale di 14.800 euro) e Martusciello (per 6.700 euro). Sono queste le presunte mazzette che dovevano essere divise tra chi ha partecipato al “patto corruttivo”. Un accordo che potrebbe prevedere però qualcosa di più di due lettere inviate alla Commissione Ue. In un’intercettazione del settembre 2024, proprio Ottati confessa a un collega polacco che “loro (Huawei) spesso oltrepassano il limite, pagano per gli emendamenti”.
Sebbene non oggetto dell’indagine, Il Fatto ha rintracciato gli emendamenti presentati da Martusciello il 3 febbraio 2021 alla commissione per i Problemi economici e monetari (Econ) del Parlamento Ue, nella quale era membro sostituto. Si votava sul Rapporto sulle politiche di concorrenza 2020. In quell’occasione, il forzista ha presentato 24 emendamenti. Cinque di questi, se approvati, avrebbero favorito anche Huawei nella sua corsa al 5G europeo.