Il Caffè di Gramellini
C’è chi dice no

A furia di sentir dire dagli autori materiali di un crimine «mi sono limitato a eseguire gli ordini», ci eravamo convinti che la catena del male si potesse spezzare soltanto nelle favole. L’eroe era il cacciatore della Regina Cattiva che risparmiava la vita a Biancaneve. Ma era un eroe immaginario. La vita vera risultava un po’ meno generosa di esempi. Invece ogni tanto accade anche lì. Il chirurgo Fabrizio Obbialero è stato perseguitato per anni da un padre ossessivo e possessivo, a cui aveva rivelato di amare un uomo. Il genitore gli ha fatto tagliare le gomme dell’auto: a lui e alla madre, che poi era sua moglie, «colpevole» di aver preso le parti del figlio. Ha imparato persino ad aprire profili web per denigrare il dottor Obbialero agli occhi dei pazienti, arrivando ad accusarlo di drogarsi. Ma non gli bastava ancora e così ha ingaggiato un sicario per spezzargli le mani, affinché il chirurgo non potesse più operare. Una «morte» professionale, che nella mente di chi l’ha pensata doveva essere un castigo quasi più perfido di quella fisica.

Ma qui entra in scena il cacciatore, ovvero il sicario. Comincia a pedinare il dottor Obbialero, però al dunque si tira indietro e smaschera il piano ordito dal padre-mandante. La catena del male si spezza e il libero arbitrio trionfa. Evidentemente persino nella testa di un «cattivo» di mestiere esiste un limite insuperabile. Speriamo valga anche per quelli che tengono in mano le sorti del mondo.