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Esattamente dieci anni fa con Paolo Valentino abbiamo intervistato a Mosca Vladimir Putin. Delle tante cose che ci disse (eravamo in un altro momento di forte tensione dopo l’invasione russa in Crimea) mi rimangono in mente ancora due frasi illuminanti. La prima era una risposta alla domanda se ci fosse stato un errore che non avrebbe mai voluto ripetere. Ognuno di noi nella sua vita ha compiuto certamente errori. Putin invece ci rispose: «Sarò assolutamente sincero con voi, non ricordo qualcosa. Evidentemente il Signore ha costruito la mia vita in modo tale che non ho niente da rimpiangere». L’altra frase era diretta all’Europa e ai timori di un’escalation militare da parte di Mosca: «Voglio dirvi: non bisogna aver paura della Russia».
Dunque alla domanda se possiamo fidarci di Putin la mia risposta non può che essere questa: è difficile fidarsi di un uomo che pensa di essere sempre nel giusto, di non aver mai sbagliato. E che diffonde promesse quasi regolarmente smentite. D’altra parte, sembra che se ne stia rendendo conto anche Trump: la tregua, anche nella sua forma più parziale, non arriva, i bombardamenti continuano e la pace è un orizzonte sempre più lontano. Solo garanzie forti di sicurezza per l’Ucraina e per gli Stati che confinano con la Russia potranno metterci al riparo dall’inaffidabilità di Vladimir Putin.
Il direttore Luciano Fontana, rispondendo a un lettore, spiega così perché non si può contare sulla parola dell’autocrate russo. Ieri anche il presidente americano Donald Trump, che pure ha sempre detto di aver fiducia in Putin, sembra aver perso la pazienza.
«Sono molto arrabbiato con Putin e lui lo sa. Se io e la Russia non dovessimo arrivare a un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina e se la colpa fosse della Russia, allora applicherò dazi secondari sul loro petrolio» ha detto in un’intervista alla Nbc, aggiungendo però che: «La rabbia può dissiparsi rapidamente, se Putin fa la cosa giusta; prevedo di parlargli in settimana».
È la prima volta che Trump prende le parti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Succede dopo che nei giorni scorsi Putin era tornato a chiedere di togliere di mezzo il leader ucraino e di sostituirlo con «un governo di transizione legittimo».
Ma non è detto che Trump non torni ad appoggiare Putin, vista la sua abitudine a fare spesso dichiarazioni contrastanti come se niente fosse. Ieri oltre a prevedere sanzioni alla Russia se saboterà il negoziato, ha minacciato «bombardamenti» sull’Iran se rifiuterà la trattativa sul nucleare. E ha detto che potrebbe restare alla Casa Bianca fino al 2032, con un escamotage per evitare il limite costituzionale che impedisce di fare più di due mandati (come ha fatto proprio Putin in Russia).
Chi non crede alla volontà russa di negoziare è invece Zelensky. «La Russia si sta facendo beffe degli sforzi per raggiungere la pace», ha scritto ieri su Telegram, aggiungendo che Putin «vuole prolungare la guerra; noi stiamo passando ai nostri partner tutte le informazioni sugli attacchi che l’esercito russo sta conducendo e sui piani in preparazione. Chiediamo una risposta dall’America, dall’Europa e da tutti i nostri alleati a queste azioni di terrorismo contro il nostro popolo».
Scrive Giuseppe Sarcina:
Il quadro politico diplomatico, dunque, resta confuso e in balia delle oscillazioni trumpiane. Il governo ucraino sta cercando di fissare qualche punto di riferimento. Per esempio, come riferisce l’agenzia Bloomberg proporrà modifiche alla bozza di accordo sulle terre rare proposta dagli americani. In particolare Zelensky teme che la cessione agli Usa del controllo totale sullo sfruttamento delle risorse naturali possa ostacolare il processo di adesione all’Unione europea, che verrebbe tagliata fuori.
Per avere un’idea della posizione russa o filorussa è utile leggere l’intervista di Marco Imarisio a Dmitry Rogozin, l’uomo di Putin ai vertici dell’oblast di Zaporizhzhia, uno dei territori ucraini occupati con la forza nel 2022 e annessi alla Russia dopo un referendum farsa.
Qui invece Lorenzo Cremonesi racconta come gli americani, sotto l’amministrazione Biden, hanno sostenuto Kiev non solo con armi e rifornimenti, ma anche con un sistema integrato di intelligence, consigli strategici e tattici mirati a battere i russi e coordinati dal quartier generale delle forze Usa in Europa a Wiesbaden, in Germania (arrivando progressivamente a superare diverse linee rosse). Ma anche le divisioni interne all’Ucraina che hanno portato Zelensky a opporsi alla strategia militare del generale Valery Zaluzhny (sostenuta dagli Usa).
L’inchiesta sul drone russo sulla zona interdetta
La Procura di Milano ha aperto un’indagine, che sarà affidata ai carabinieri del Ros, sui 5 sorvoli di un drone di sospetta fabbricazione russa nella No-fly zone, la zona interdetta al volo, rilevati e segnalati dal Joint research centre, centro di ricerca tecnologica di eccellenza della Commissione europea a Ispra, nel Varesotto. Tra le ipotesi c’è che Mosca abbia spiato con un drone segreti tecnologici o nucleari.
Il Joint research centre della Commissione europea, nato come Euratom, è infatti il centro europeo sulle ricerche nucleari per l’energia.
Spiega Massimo Sideri:
Scienziati e scienziate che si occupano di campi tutti molto sensibili sia dal punto di vista civile, sia, inesorabilmente anche se indirettamente, dal punto di vista della difesa del territorio e dunque militare. Tra i compiti del Jrc c’è, per esempio, quello di fornire valutazioni indipendenti sulla sicurezza dei confini, sulla sorveglianza marittima e sulla cybersicurezza. Sempre valutazioni scientifiche, certo, analisi e dati, ma finalizzate a supportare le decisioni da prendere a livello di policy, cioè dei regolamenti.
Racconta Rinaldo Frignani:
In attesa dei primi risultati dell’inchiesta aperta dal pool Antiterrorismo della Procura di Milano e affidata ai carabinieri del Ros, l’esecutivo si è già mosso per ottenere informazioni dettagliate sul ripetuto sorvolo di un apparecchio a comando remoto che gli esperti definiscono di fabbricazione russa, ma che in realtà difficilmente è decollato da così lontano: l’idea è piuttosto che sia stato manovrato da una zona non molto distante dal Joint Research Centre sul lago Maggiore, inserito sulle mappe degli appassionati di droni iscritti sul sito D-Flight, che riporta anche le aree vincolate dalle «no fly zone» disposte dall’Enac. Fra queste c’è proprio il complesso per lo studio dell’energia nucleare. Fra gli accertamenti in atto ci potrebbero essere anche le verifiche sulle recenti richieste di sorvolo sul lago Maggiore.
Intanto, anche il Copasir è in attesa di risposte e le numerose interrogazioni parlamentari annunciate ieri (Forza Italia, Italia viva, +Europa) testimoniano come la vicenda — confermata da fonti istituzionali — sia tenuta in grande considerazione. Del resto, il tema della guerra ibrida e dei suoi rischi, collegati nei mesi scorsi anche all’azione di Mosca e sottolineati nell’ultima Relazione annuale dell’Intelligence italiana — così come il sospetto in attesa di riscontri che a Ispra si possa essere trattato di un possibile caso di spionaggio, il secondo sul lago Maggiore dopo quello collegato al naufragio e alla morte di 3 agenti segreti nel 2023, poi concluso con la condanna a 4 anni per omicidio colposo patteggiata dal comandante della barca — preoccupa e ripropone la questione della difesa a tutto campo della sicurezza nazionale, in un momento di discussioni politiche sulle sollecitazioni europee di un immediato rafforzamento sul fronte militare.
Myanmar, caldo torrido e ospedali al collasso
Nel Paese sconvolto dal terremoto di magnitudo 7,7 della scala Richter l’emergenza continua a essere totale. Le associazioni umanitarie che sono riuscite a contattare i loro operatori sul posto riferiscono di moltissime strade non percorribili, di molti ponti crollati o lesionati e quindi di soccorritori che si muovono con lentezza. Manca tutto, specie sul fronte sanitario: sacche di sangue, anestetici, medicinali, kit per traumi, ma anche acqua potabile, materiale per costruire ripari… Praticamente tutti gli ospedali delle aree colpite hanno subito danni gravi e sono «sotto una pressione mostruosa per il numero dei feriti che aumenta sempre più, per la mancanza di personale medico e paramedico, di farmaci e attrezzature diagnostiche», ci spiega Tommaso Della Longa, portavoce della Ficr che da Ginevra raccoglie e diffonde i racconti di chi è sul campo. Le tende, le barelle e i lettini davanti agli ingressi ospedalieri sono in crescita, come la gente senza posto curata per terra. «Gli ospedali della parte centrale e nord-occidentale del Paese hanno difficoltà a gestire l’afflusso dei feriti», conferma l’Ocha, l’Ufficio Onu degli affari umanitari. Un disastro.
Giusi Fasano descrive così la situazione in Myanmar, colpito venerdì da un terremoto 316 volte più potente di quello di Amatrice. Il bilancio ufficiale (1.644 morti e 3.408 feriti), ancorché provvisorio è inutile, perché le vittime sono destinate a essere molte di più: le zone più colpite (l’epicentro è stato vicino a Mandalay) non sono ancora state raggiunte, la ricerca dei sopravvissuti è stata fatta per lo più a mano dai residenti locali e le temperature superano i 40 gradi. Anche se qualcuno è sopravvissuto sotto le macerie, il caldo e la disidratazione difficilmente gli daranno scampo.
Intanto continuano le scosse di assestamento: ieri ce n’è stata una di magnitudo 5,1 e molti degli 1,5 milioni di abitanti di Mandalay hanno trascorso la notte dormendo per strada, o perché rimasti senza casa, o perché preoccupati che le continue scosse di assestamento possano far crollare le strutture ormai instabili.
È una tragedia per un Paese già stremato dalla dittatura militare (che di fatto lo ha tenuto in pugno dal 1947, salvo brevi parentesi) e dalla guerra civile. «Non ho notizie di mia madre. Pare che la prigione dove è trattenuta, a Naypyidaw, non sia stata danneggiata dal terremoto. Ma è impossibile avere una conferma. Io continuo a scriverle, a mandarle pacchi. Ma le autorità le impediscono di rispondere. Da lei ho ricevuto una sola lettera in quattro anni» dice Kim Aris, figlio del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, leader democratica birmana arrestata il giorno del colpo di Stato voluto dal generale Min Aung Hlaing, avvenuto il 1° febbraio 2021, nell’intervista a Paolo Salom.
Le altre notizie importanti
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«La Groenlandia? La otterremo al cento per cento, ci serve, ci è necessaria per la pace mondiale. Ed è tutto sul tavolo. Nulla è escluso, nemmeno l’uso della forza, anche se credo che ci siano buone possibilità di riuscire a raggiungere il nostro obiettivo con altri mezzi». All’indomani della controversa visita del vicepresidente J.D.Vance e di sua moglie, Usha Vance, nella grande isola artica appartenente alla Danimarca, Donald Trump, in un’intervista alla rete televisiva Nbc, è tornato a ripetere che vuole renderla americana. Qui l’approfondimento di Massimo Gaggi.
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Elon Musk sta trasformando lo spazio da affare di Stato in affare privato. Trump gli sta dando una mano e ha nominato alla guida della Nasa un socio di SpaceX (l’azienda aerospaziale di Musk), Jared Isaacman. Lo raccontano Milena Gabanelli e Francesco Bertolino nel Dataroom di oggi, spiegando il ruolo che avrebbe il contratto da 1,5 miliardi proposto all’Italia (ma non ancora accettato), che gli aprirebbe l’accesso al mercato europeo delle telecomunicazioni militari.
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C’è stato un nuovo botta e risposta tra Lega e Forza Italia sull’Europa e il riarmo (la Lega difficilmente rinuncerà a punzecchiare gli alleati, visto che le porta voti). «Esistono linguaggi e posizioni anche diverse in una coalizione, ma poi contano i fatti. E il centrodestra su questi non si è mai diviso, a differenza dell’opposizione. Poi quello che ci sarà da fare nel concreto è ancora da definire, non è che l’Europa dovrà per forza spendere 650 miliardi per il piano di “riarmo”, come era stato definito in modo infelice. Tant’è che ogni Stato potrà stabilire quanto investire sulla difesa» dice intanto il ministro per gli Affari europei, la Coesione e il Pnrr Tommaso Foti (Fdi), intervistato da Paola Di Caro. «Non si tratta di comprare carrarmati, si tratta di cybersicurezza, di innovazione. Poi, una quota dovremo necessariamente spenderla, perché l’obiettivo del 2% del Pil da destinare alla Nato lo abbiamo accettato tutti, a partire dal governo Conte che lo approvò. E va anche detto che se si vuole mantenere un rapporto con Trump, è lui stesso che lo pretende» aggiunge.
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Carlo Calenda, appena riconfermato leader di Azione, vorrebbe un governo guidato da
Paolo Gentiloni (Pd) e sostenuto da un gruppo di «volenterosi», un grande centro con Forza Italia, Azione, +Europa e un pezzo del Pd. Italia viva no perché «ha avuto una forte mutazione genetica», dice alludendo alla posizione contro il riarmo europeo del partito di Matteo Renzi. Intanto però Calenda lavora a un accordo con Fdi per le elezioni regionali e per una possibile legge elettorale proporzionale.
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A dire no alla «corsa al riarmo» e sì al «cessate il fuoco» (in quest’ultimo caso andrebbe avvertito Putin) è il leader della Cgil Maurizio Landini. Qui l’intervista.
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La Mezzaluna Rossa Palestinese denuncia che Israele ha fatto una strage di soccorritori a Gaza, nei pressi di Rafah. Sono stati trovati undici corpi nelle ambulanze colpite dai soldati israeliani. Israele si difende sostenendo che le ambulanze e i camion dei pompieri avessero a bordo miliziani di Hamas e della Jihad islamica. La Croce Rossa Internazionale e le Nazioni Unite hanno ridotto il loro personale internazionale nella Striscia in risposta ai raid israeliani che hanno preso di mira i loro edifici. Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu visiterà quello ungherese Viktor Orbán (suo alleato, che ha promesso di non estradarlo) sfidando il mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte penale dell’Aia.
- Acquistando il 15% dai francesi di
Vivendi, sabato Poste (controllata dal governo) è diventata il primo azionista con il 24,81% di Tim, riportando la maggior compagnia del Paese sotto la guida italiana.
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Edoardo Mangano, 19 anni, è morto fulminato sul tetto un treno merci mentre cercava di entrare in una discoteca vicino alla stazione di Porta Vescovo a Verona. Ferito lievemente un altro ragazzo che era con lui, forse non si è accorto di quello che gli è successo.
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È morto l’attore americano Richard Chamberlain. Fece scandalo per il ruolo del prete protagonista di «Uccelli di rovo».
Lo sport
- Il Napoli ha battuto il Milan per 2-1 grazie ai gol di Matteo Politano e Romelu Lukaku (qui le pagelle). L’Inter ha sconfitto l’Udinese 2-1 , con i gol di Marko Arnautovic e Davide Frattesi (qui le pagelle). Il campionato si trasforma così in una sfida a due, dopo che l’Atalanta, terza in classifica, ha perso la seconda partita consecutiva 1-0 contro la Fiorentina, scivolando indietro di nove punti. Intanto il Cagliari ha battuto 3-0 il Monza, ultimo in classifica.
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Gran Premio delle Americhe tutto targato Ducati e con tre italiani nei primi quattro. Francesco Bagnaia ha vinto dopo che Marc Marquez è caduto mentre era al comando. Secondo Alex Marquez (che si porta a un punto di vantaggio sul fratello maggiore nella classifica piloti) e terzo Fabio Di Giannantonio. Quarto Franco Morbidelli.
- La Procura del Coni
sta esaminando le intercettazioni fra Tecchi e Facci, vecchio e nuovo presidente di Federginnastica, da cui emergono frasi sessiste sulle ragazze (dopo lo scandalo per gli abusi).
Da ascoltare
Nel podcast «Giorno per giorno», Paolo Salom parla delle pesantissime conseguenze che il sisma del 28 marzo sta avendo sul Myanmar già duramente provato da una feroce dittatura militare. Marco Imarisio spiega perché un cessate il fuoco in Ucraina è tutt’altro che vicino, nonostante i colloqui di Riad e le telefonate fra Trump e Putin. Rinaldo Frignani racconta il mistero del drone russo che avrebbe sorvolato per almeno 5 volte il centro di ricerche della Commissione europea a Ispra, sul lago Maggiore.
Grazie per aver letto Prima Ora, e buon lunedì
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