I parassiti (di Stelio W. Venceslai)

C’è del buono nell’amministrazione Trump: ogni tanto viene a galla la verità, come tra due vecchi coniugi   che si stanno separando.

La Parola Che Non Muore

Che il mondo europeo abbia sempre un po’ snobbato la “cultura” nordamericana è vero. Tecnologia tanta ma cultura poca. In cambio, canzonette, film, la Festa del Ringraziamento, il tacchino ed Halloween, tanto per semplificare.

Però, gli Americani, magari saranno un po’ ingenui, ma finalmente hanno capito. Noi Europei li abbiamo sfruttati per decenni. Certo, ma loro, per decenni, sono stati stupidi. Quando uno apre gli occhi dovrebbe aprire anche la testa perché, se ti fai sfruttare per decenni, o non è vero o sei stupido.

L’avvento di Trump e del suo ineffabile vice, il Vance (Dio li fa e poi li accoppia), ci permette di vedere finalmente la verità. Il nuovo regime autocratico nordamericano ogni giorno festeggia un nuovo liberation day.

Ieri gli immigrati clandestini, il rimpatrio forzato, le presunte acquisizioni territoriali, morte ai verdi e ai problemi della transizione climatica, il licenziamento di milioni di funzionari pubblici (“parassiti” anche loro?), l’uscita degli Stati Uniti dall’UNESCO, dall’OMS e da altre organizzazioni umanitarie. Sotto la minaccia della guerra dei dazi, l’Amministrazione nordamericana sta dando il meglio di sé: l’altro giorno la notizia dell’abolizione della scuola pubblica e l’attacco alle Università (viva l’ignoranza!), oggi la scoperta che gli Europei sono dei parassiti.

Non c’è male, come nuovo cursus: fine del diritto internazionale, revisione di tutti gli impegni, alleanza con la Federazione russa e dialogo, magari un po’ più difficile, con la Cina. Solo tra potenti ci s’intende. Il resto è spazzatura, neppure riciclabile. Ciò che conta è la forza, economica e militare. Se ce l’hai conti, se non ce l’hai sei un miserabile, un homeless con il quale non voglio neppure parlare. Chi non è con me è mio nemico e che la peste lo colga.

Così la politica diventa una cosa semplice: basta un colpo di scure. Questo lo capiscono tutti.

La nuova alleanza russo-americana si basa su un obiettivo: staccare la Russia dalla Cina, il vero nemico degli Stati Uniti. Più che un nemico, in verità, è un competitor economico, sempre se ci si dimentica del caso Taiwan. L’ipotesi di un’intesa russo-americana ai danni della Cina è un’altra sciocchezza trumpiana. Saziata per il momento la Russia con un pezzo d’Ucraina, perché dovrebbe staccarsi dalla Cina? Per riconoscenza? Sentimenti superati nell’era trumpiana.

Seguire le evoluzioni mentali di Washington è praticamente impossibile. Certo, l’Europa è completamente spiazzata, la Meloni è in travaglio freudiano. Che fare? Come comportarsi?

Perdere l’America per un‘Europa che non c’è? Perdere l’Europa per un padrone lontano, bizzoso e stravagante, assolutamente non affidabile? Perdere l’elettorato in cambio di un futuro improbabile?

Meglio stare zitti e polemizzare tra noi su vecchi stracci trovati in soffitta, che risalgono al 1941. Noi, la storia, ce l’abbiamo nel sangue. Non facciamo più storia ma litighiamo volentieri sulla libertà, sui diritti, sul passato. Tutte cose importantissime ma che nulla hanno a che vedere con la realtà.

Nel 1914 ci defilammo dalla Triplice sperando in compensi, dall’una o dall’altra parte, che poi non vennero. Nel 1939/1940 facemmo la stessa cosa, sfilandoci dall’Asse. Dovevamo riflettere. Poi scegliemmo, puntando sul sano principio del piatto ricco mi ci fitto, e fu un disastro.

Ora, siamo allo stesso punto, parassiti forse, ma coerenti: non sappiamo da che parte stare, come sempre.

Quello che sembrava, qualche mese fa, il governo più stabile d’Europa, ora traballa. D’altro canto, delle molte promesse elettorali di riforma, vantate e votate, non s’è fatto nulla. Le questioni internazionali sono diventate preminenti con le loro possibili e pesanti conseguenze finanziarie.

Tutti ce l’hanno con la Meloni: un obiettivo facile da colpire. Un’alleanza trasversale (ovviamente antifascista) che va dal truce Salvini all’avvocato del popolo Conte, passando per Calenda e Schlein e, ciliegina rossa, il sempre redivivo Mastro mestatore Renzi. Nessuno ha un’idea, divisi sul da farsi ma uniti nella critica. Qualunque scelta la Meloni sarà obbligata a fare, sarà sempre oggetto di critiche feroci. Se al governo, invece, ci fosse la Schlein, sarebbe la stessa cosa. Cambierebbe solo il colore dei critici.

Il governo naviga tra imbarazzo e confusione. Non siamo volenterosi, come Francia e Inghilterra. Non siamo decisi, come in Germania.  Manderemo le nostre truppe in Ucraina solo se fosse una copertura delle Nazioni Unite. Una posizione morale (?) rigorosa. Peccato che con i veti al Consiglio di Sicurezza truppe ONU in Ucraina non ci saranno mai. Lo sappiamo benissimo, ma facciamo finta di niente. Nell’ora delle gravi decisioni, il governo si prende in giro e pretende d’essere serio. Si arrocca su pretesti formali e l’opposizione latita. Perfetto. Però, attenzione, siamo tutti (o quasi) con l’Europa, a parole.

L’accoppiata giallo-verde tra Conte e Salvini fu deleteria per il Paese e l’esperienza governativa dei 5Stelle fu disastrosa prima e dopo, soprattutto per l’infima qualità degli uomini proposti a governare. Ora c’è un governo che forse arriverà alla fine della legislatura per impotenza decisionale, (la nostra deformazione genetica) ma il risultato è sempre lo stesso: chiacchiere e interessi da condominio.

Sta emergendo, invece, la classe dei direttori dei giornali. Nessuno li legge più e le tirature sono sempre più basse. Per converso, aumenta il rilievo dei loro direttori. In realtà, sono gli unici a fare politica, sentendo (così dicono) gli umori della gente. Sono gli unici che informano e disinformano.

Già, la gente! Il popolo, da tutti osannato e richiamato ad ogni piè sospinto, dov’è? Tace, inebetito dalla televisione, dai giochi a premio e dalle canzonette, assunte a letteratura di altissimo livello. Il popolo tace, mugugna e paga, come sempre.

Appunto: da “parassiti”.