Nel cuore del sottosuolo aurunco, a pochi metri dall’ospedale civile, riaffiora una delle testimonianze cristiane più antiche della Campania: le catacombe dei Santi Casto e Secondino. Qui, tra il III e il IV secolo, furono sepolti i due protovescovi martiri, figure centrali nella fede delle comunità di Suessa e Sinuessa. Attorno alle loro tombe sorse una necropoli e, nei secoli successivi, un piccolo santuario, documentato fino al XVI secolo.

Nel tempo, il sito fu dimenticato e danneggiato, soprattutto durante i lavori per la costruzione dell’ospedale, negli anni Sessanta. Ma nel 2006 è iniziata una campagna di scavo diretta dall’archeologa Silvana Episcopo, con il supporto della Diocesi e della Soprintendenza. Gli scavi hanno portato alla luce un complesso su più livelli, con numerose sepolture, tracce di refrigerium e un affresco del IV secolo raffigurante motivi floreali: un raro esempio di pittura cristiana tardoantica. I frammenti di affreschi medievali, recuperati e restaurati, saranno esposti nel Museo Diocesano. Intanto, nel moderno santuario edificato nel 1973, sono custodite le reliquie dei santi, tornate a Sessa nel 1962. Attorno a questo patrimonio si sta costruendo un progetto di valorizzazione capace di coniugare fede, storia e sviluppo.

Don Roberto Guttoriello, incaricato per i Beni Culturali presso la Conferenza Episcopale Campana, sottolinea:
«La Diocesi di Sessa Aurunca, unitamente a quelle di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo, sta promuovendo la conoscenza del nostro patrimonio attraverso convegni, mostre e laboratori. Le catacombe di San Casto, ancora oggi oggetto di studio da parte della prof.ssa Silvana Episcopo e di altri esperti, rappresentano un autentico fiore all’occhiello, in grado di restituirci non solo la memoria culturale dei primi cristiani del nostro territorio, ma anche di diventare un importante volano turistico e sociale. L’auspicio è che la collettività possa collaborare con la Diocesi per il recupero di questo patrimonio, che è certamente storico, ma soprattutto un patrimonio di fede.».

Oggi le catacombe sono visitabili solo in occasioni speciali, ma si lavora per renderle una tappa stabile nel percorso di visita del patrimonio aurunco, accanto al teatro romano, al castello e alle chiese storiche della città. L’idea è creare un itinerario integrato, che parta dal Museo Diocesano, e conduca il visitatore nel cuore del sito sotterraneo: un vero viaggio nel tempo, tra arte, spiritualità e identità. Per realizzarlo, occorrono investimenti, formazione e partecipazione. In questi anni, ad esempio, durante l’evento “Settimana della Cultura diocesana” in cui sono stati coinvolti i giovani del territorio in un confronto con i gestori delle Catacombe di San Gennaro di Napoli – la cooperativa “La Paranza” – per trarre ispirazione da quell’esperienza di successo. Immaginare un modello simile a Sessa Aurunca, con guide locali formate ad hoc e magari il coinvolgimento attivo delle comunità, potrebbe rendere le catacombe di San Casto un luogo vivo, capace di generare conoscenza, fede e anche sviluppo per il territorio.Le catacombe di San Casto non sono soltanto archeologia: sono voce del tempo, radice profonda di una fede che ancora parla. Restituirle alla città significa riaccendere la memoria collettiva, ma anche generare nuova bellezza. Per Sessa Aurunca, è un’occasione unica: non solo per riscoprire ciò che è stato, ma per costruire, con orgoglio, ciò che può ancora essere.