sabato, 19 Aprile 2025
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LA RASSEGNA STAMPA DI OGGI DA “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” e le prime pagine dei giornali di oggi a cura della redazione dell’Agenzia Cronache / Direttore Ferdinando Terlizzi

Giuseppe Conte: “I 5 Stelle si aprono all’esterno. Questa Ue dev’essere criticata”

“Dai dem segnale importante, ma ora tutti devono capirlo: armarsi non porta benessere”

Tutta quella gente in corteo a Roma a invocare pace per Giuseppe Conte ha innanzitutto un significato, ossia che questo è un Movimento diverso: “Tutte le precedenti manifestazioni del M5S erano solo con gente nostra, del Movimento. Questa volta no, si sono attivate rete e associazioni, e sono venuti tanti cittadini autonomi che non rispondono a nessuno, attirati da una piattaforma incentrata sul no al riarmo”.

I Cinque Stelle hanno avvicinato un pezzo di sinistra a cui il Pd fatica a parlare: corretto?

Per noi del Movimento questa manifestazione è una tappa fondamentale, perché abbiamo portato in piazza tanta società civile, aprendo ad altre forze sociali e politiche. E questo è stato possibile grazie alla Costituente dell’anno scorso, in cui ci siamo dati una collocazione politica stabile e chiara nel campo progressista, da indipendenti, con una piattaforma di valori ben precisi.

Vi siete spostati a sinistra.

Il Movimento adesso ha un’identità chiara: siamo forti nel confronto, e questo scaccia via eventuali tentazioni di settarismo.

E per il campo progressista, cosa cambia questa piazza?

Il grande riscontro da parte dei cittadini ci dice che non si può prescindere dalla pace e dal no al riarmo come pilastri per un’alternativa a questo governo di destra. In tanti sono venuti per opporsi alla riconversione dell’economia europea in economia di guerra, che segnerebbe la morte dell’Italia e dell’Europa.

Un bel pezzo di Pd la pensa diversamente. Forse è per questo che Elly Schlein non era al corteo, no?

C’era una delegazione del suo partito, e lo considero un segnale importante, che ci fa ben sperare sul fatto che in tutte le forze progressiste prevalga la consapevolezza che consentire ai singoli Paesi di armarsi non porterà sicurezza e benessere, ma distruggerà definitivamente l’Europa.

Se si hanno i depositi semi-vuoti dopo aver inviato armamenti all’Ucraina, dovranno pur essere rimpinguati, non crede? Non ci si difende con le parole.

Noi non pensiamo che ci si difenda con i fiori. L’efficientamento del nostro apparato militare è scontato, ma quello che serve è un serio progetto di difesa comune europea: si mettano assieme gli attuali investimenti e si realizzeranno economie di scala che risponderanno a questa logica. Ma questo non ha nulla a che vedere con lo spettro dello sperpero di 800 miliardi per consentire alla Germania di diventare una super-potenza militare.

Non siete andati alla piazza per l’Europa a Roma, sostenendo che fosse ambigua e pro-riarmo. A Bologna è andata in scena una manifestazione analoga.

Noi non siamo andati perché manifestare genericamente per l’Europa non ha alcun senso, quando a Bruxelles hanno deliberato il riarmo e ci portano verso una riconversione bellica. Noi vogliamo un’altra Europa, quella che nel preambolo alla Carta dei diritti fondamentali della Ue scrive: “I popoli europei hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”.

Le piazze per la Ue non vi piacciono proprio.

Noi non siamo per il fideismo verso questa Europa, ma per un europeismo critico. Anche per questo bisogna immaginare come estendere questa battaglia contro il RearmEu anche a livello europeo.

Lei parla di primo mattone per l’alternativa. Ma come lo costruisci con distanze così sulla politica estera, e con chi esattamente?

Con chi ci sta su un programma di governo con obiettivi chiari e precisi, senza nessuna ambiguità. Partendo dal no a questo piano Von der Leyen e continuando con un salario minimo legale e un piano per la sanità pubblica.

A giudicare da ciò che ha detto sulla costruzione dell’alternativa, sembra che il M5S voglia guidare politicamente quest’area e lei voglia esserne il federatore.

Il nostro obiettivo non è conquistare il potere ma cambiare questo Paese, puntando a una maggiore giustizia sociale e tutelando le nostre imprese radicate sul territorio.

Tradotto, sì.

Non lavoriamo per un’ambizione personale.

Maria Elena Boschi ha dichiarato: “Meglio un Conte ter che un Meloni uno”.

È un ripensamento tardivo.

In piazza molti 5Stelle avrebbero voluto anche Alessandro Di Battista. Il corteo potrebbe favorire un riavvicinamento?

Se Alessandro ci fosse stato lo avrei salutato molto volentieri.

Non è successo. Da qui in avanti?

Le ho già risposto.

Salvini ha fatto notare che al congresso della Lega è intervenuto Musk, mentre al vostro corteo c’era la tik-toker De Crescenzo.

Lui è solo un paggetto dei poteri forti: ha sempre votato con Meloni i provvedimenti bellicisti e ha firmato con lei la condanna del Paese con il patto di stabilità europeo.

Ma anche lui è contro il piano di riarmo.

Lo aspettiamo al varco della nostra mozione contro il riarmo alla Camera.

Se è per questo, dovrete aspettare anche il Pd…

Con il corteo abbiamo dimostrato la forza delle nostre idee. Non lavoriamo per mettere in difficoltà strumentalmente altri partiti.

LEGGI – Il grande corteo? Oscurato dalla tiktocker. La protesta anti-armi vista da giornali e tg

LEGGI – 5 Stelle, una valanga anti-riarmo: “Questa è l’alternativa al governo”

LEGGI – Ex grillini e compagni, ora i delusi sperano: “Questa è la sinistra…”

Marco Travaglio

Ma mi faccia il piacere

Di Marco Travaglio

Direttore del Fatto Quotidiano

Triduo quaresimale. “Né pacifista né di sinistra, alla larga dalla piazza di Travaglio e Orsini. Tutte le ragioni per non partecipare alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle”, “Perché sarei a disagio nella piazza di Travaglio e Orsini”, “Le ragioni per non esserci” (Stefano Cappellini, Repubblica.it, 3, 4 e 5.4). E dài, pazienza, è andata così. Però ritenta, sarai più fortunato.

Che ovvove, signova mia/1. “Travaglio elenca le colpe dell’Europa, elencate con un certo turpiloquio” (Alessandro De Angelis, Stampa, 6.4). Oddìo, che senz’accorgermene mi sia scappato un “De Angelis”?

Che ovvove, signova mia/2. “Ascolti Barbara Spinelli, che è qui e non nelle piazze intitolate a Ventotene” (De Angelis, ibidem). Ecco, bvavo, ova domàndati il pevché.

Applausi e risate. “Marco Travaglio dal palco prende in giro Michele Serra e i ‘serrapiattisti’ della manifestazione pro Ue. Applausi e risate” (Francesco Bei, Repubblica, 6.4). Veramente ho detto “guerrapiattisti” e della manifestazione di Serra&C. non ho parlato. Però carini questi di Rep che sentono le voci come Giovanna d’Arco e si fanno le battute da soli.

Manco le basi. “Se tanti italiani fanno fatica a capire un testo. E a scrivere” (Corriere della sera, 31.5.22). “Ocse: “Il 35% degli italiani adulti non è in grado di capire testi lunghi” (ilfattoquotidiano.it, 10.12.24). “Uno striscione affettuoso per Putin: ‘Il popolo russo non è il mio nemico’” (Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 6.4.25). Ma neppure i testi di otto parole.

Né né. “Tajani, la spinta europeista: ‘Né sfascisti né pacifinti’” (Messaggero, 6.4). Praticamente le solite nullità.

Ma va? “La piazza di Conte non è la nostra” (Dario Nardella, eurodeputato Pd, Dubbio, 3.4). Infatti c’era gente.

Hippy. “Schlein, senza difesa, vuole l’Ue come una comunità hippie” (Giorgia Meloni, premier FdI, 30.3). “Conte e Salvini sono i trombettieri della Zacharova, le due facce del populismo italiano filorusso, senza neppure quel pacifismo hippie di ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’ che ingenuamente sopravvive in certe parti marginali del Pd” (Francesco Merlo, Repubblica, 4.4). Ma Merlo li ha pagati i diritti Siae alla Meloni?

Calende greche. “L’unico modo per aver a che fare col Movimento 5Stelle è cancellarlo” (Carlo Calenda, leader Azione, 29.3). “Cancellare il M5S? Non l’ho detto” (Calenda, 2.4). Tipo quello di dire una cosa e poi, 4 giorni dopo, negare di averla detta

L’ultimo a sapere. “Taruffi (Pd). ‘Calenda decida da che parte stare’” (Repubblica, 31.3). Ma perché, non l’hai ancora capito? Ti serve un disegnino?

En plein. “Da ‘Dibba’ a Raggi. Il Conte pacifista recluta gli ex grillini. Anche la Cgil” (Giornale, 31.3). Ne avessero azzeccato uno.

La scoperta dell’America. “Sapevamo già tanto della centralità americana nel sistema di difesa ucraino. Ma l’approfondita inchiesta del New York Times, ricca di informazioni fornite anche dall’intelligence militare, presenta un quadro molto più ampio del coinvolgimento del Pentagono nella resistenza ucraina contro l’invasione russa lanciata il 24 febbraio 2022” (Lorenzo Cremonesi, Corriere della sera, 31.3). Ma non mi dire: così ampio che cominciò otto anni prima dell’invasione russa.

L’esperto. “La libertà non è gratis, ma gli hippy non lo sanno. Il costo della difesa” (Giovanni Toti, Giornale, 31.3). Eh già, mannaggia, gli avvocati costano. Specie quando sei colpevole.

Incensis. “Giuseppe De Rita: ‘La forza dell’Italia? I brand. Chi compra Ferrari lo farà anche con i dazi. Il pacifismo non è politica. La piazza M5S? Ci sarà di tutto, dai partigiani alla TikToker di Roccaraso” (Messaggero, 5.4). Altre cazzate?

Chi ha stato? “Rovinato da divorzi e Fisco. Mi restano 14 euro sul conto” (Paolo Guzzanti, Corriere della sera, 2.4). “Sto pagando il fatto di essere stato fuori dal coro e di aver attaccato fin dal 2008 la violenta strategia espansionistica del Cremlino… Non essere allineato con la politica estera italiana mi è costato l’esclusione dal Senato e la relativa indennità. E poi sono stato travolto dalle spese” (Guzzanti, Giornale, 2.4). E niente, pure per i divorzi, le tasse e i debiti, ha stato Putin.

Il titolo della settimana/1. “Strage a Kryvyi Rih, Zelensky se la prende con gli Usa” (Corriere della sera, 6.4). Ha stato Trump.

Il titolo della settimana/2. “Enrico Letta: ‘È l’11 settembre dell’economia, Trump attacca il cuore dell’Europa’” (Stampa, 5.4). Io però preferivo quella sul default della Russia entro pochi giorni.

Il titolo della settimana/3. “Carmine Fotia: ‘Scusaci Bettino’” (libro ed. Heraion). Ma parla per te.

Il titolo della settimana/4. “Faccia a faccia con Lorenzo Guerini, l’eretico del Pd quando si parla di difesa europea, guerra e Nato. ‘Riarmare la sinistra’” (Foglio, 31.3). E riuscire a restare seri.

DAILY MAGAZINE

 

Vinitaly: 29 aziende portano a Verona le eccellenze casertane

CASERTA – Caserta parteciperà all’edizione 2025 del Vinitaly di Verona con 29 stand di aziende vinicole, e con altre eccellenze enogastronomiche di Terra di Lavoro.

Il padiglione B della Fiera di Verona sarà infatti dedicato interamente ai vini della Campania e, all’interno dello spazio espositivo, sarà presente la provincia di Caserta con i suoi articoli e prodotti: calici e bottiglie di vino rosso, bianco, rosè e bollicine, ma anche eccellenze che “parlano” della tipicità e della bontà del territorio, come la mozzarella.

All’interno di questo “dialogo” di gusti si inseriscono le oltre 20 aziende che producono il Falerno del Massico dop, l’Asprinio di Aversa dop, il Casavecchia dop, il Galluccio dop e le denominazione IGT la Roccamonfina e Terre del Volturno.

Al Vinitaly si parte domenica 6 aprile con la presentazione della prima guida alle cantine della provincia di Caserta (a cura di Luciano Pignataro); sarà la volta dell’evento “Vino e pizza” con lo chef Pasqualino Rossi, che abbinerà i suoi lievitati ai vini del territorio casertano. Nel pomeriggio è previsto il workshop “Il vino casertano di fronte alle nuove sfide di mercato” con l’intervento di Denis Pantini, responsabile Agrifood e wine monitor, Nomisma Helmuth Koecher, ceo di Merano Wine Festival.

A seguire, la presentazione della masterclass sui vini casertani, dall’antichità alla sostenibilità di Guido Invernizzi. Lunedì e martedì il “wine talk” e il “wine tasting” con degustazioni dei vini delle denominazioni di Caserta. Le aziende che parteciperanno sono l’azienda di Angelo Pagano di Carinola, l’azienda agricola Porto di Mola di Antimo Esposito di Rocca d’Evandro, Lavoro e salute – Vini Telaro di Galluccio, I Borboni di Lusciano, la Sia di Conca della Campania. La Vinica società agricola di Caserta, la società agricola Martino di Caiazzo, Poderi Bosco di Caserta, Agrinova di Castel Campagnano, l’azienda agricola Vigne Chigi – Chillemi di Capua, Bianchini Rossetti di Antonio Rossetti di Carinola, Fattoria Alois di Pontelatone, La Masseria di Sessa di Sessa Aurunca, Masseria Campito di Gricignano di Aversa, Masseria Felicia di Fiorenza Alice di Sessa Aurunca, la Sclavia di Aversa (frazione Marinella), Tenuta Fontana di Carinaro, Tenute Bianchino di Falciano del Massico, Villa Sorbo di Salvatore Sorbo, Vitis Aurunca di Cellole e Azienda Migliozzi di Giovanni Migliozzi di Carinola.

Ad organizzare la trasferta veneta l’Irvat, Istituto per la Valorizzazione e la Tutela dei Prodotti Regionali, presieduto da Ciro Costagliola che ha istituito il Cluster Turismo Enogastronomico Campano, un’iniziativa dedicata alla salvaguardia, valorizzazione e promozione del turismo enogastronomico della regione.

Il Cluster sarà ufficialmente presentato al Vinitaly 2025, il 6 aprile, alle 14:00, presso lo spazio conferenze dell’assessorato all’agricoltura all’interno del padiglione della Regione Campania.

Aprirà i lavori l’Assessore Regionale all’Agricoltura Nicola Caputo che terrà una relazione dal titolo “La sinergia dell’assessorato con gli enti territoriali e gli Ordini Professionali”. A seguire interverrà Carlo Marino, Presidente ANCI Campania e Sindaco della città di Caserta con l’intervento dal titolo “Il ruolo dei Comuni della Campania nella promozione dei prodotti enogastronomici Campani”. Il saluto e l’intervento poi del Presidente dell’IRVAT, Istituto per la Valorizzazione e la Tutela dei Prodotti Regionali, Ciro Costagliola che tratterà il tema “La costituzione del Cluster per la salvaguardia, valorizzazione e promozione del turismo enogastronomico Campano”. Seguirà poi la relazione di Mauro Uniformi, Presidente del CONAF, Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali dal titolo

Terra di Lavoro sempre più povera: scarso il reddito pro capite (13.900 euro)

Jabil in piazza

 

 

CASERTA – Diversi indicatori negativi per Terra di Lavoro nel l’ultimo rapporto ‘Bes’ (Benessere equo e sostenibile dei territori) realizzato dall’Istat. Tra le province risultano più svantaggiate Caserta, Napoli e Salerno con la maggiore concentrazione di indicatori nelle classi di benessere bassa e medio-bassa (rispettivamente il 64,0 per cento, il 59,4 e il 56,2). Tra queste la più penalizzata è Caserta, poiché, insieme a Salerno, si posiziona anche meno frequentemente su livelli di benessere relativo alto e medio-alto (18,7 per cento).

In Campania lo svantaggio maggiore, rispetto all’Italia e al Mezzogiorno, riguarda l’incidenza dei bassi redditi pensionistici: infatti, il 14,4% dei pensionati campani ha percepito nel 2022 meno di 500 euro di reddito pensionistico lordo mensile (+5,2 punti percentuali rispetto alla media nazionale e +1,3 rispetto alla ripartizione Mezzogiorno). Il valore peggiore è nella città metropolitana di Napoli (15,7%, 3,6 punti percentuali in più di Salerno), dove tuttavia si segnala anche il calo più marcato rispetto al 2019 (2,7%), analogo a quello registrato nella provincia di Caserta (dal 16,1 al 13,5%). Nel complesso l’indicatore si riduce in Campania (-2,2 punti percentuali) più che in Italia (-1,1) e nel Mezzogiorno (-1,8) e la dinamica positiva è diffusa in tutte le province. Nel 2022 anche l’importo medio annuo pro-capite dei redditi pensionistici (17.474 euro) è inferiore alla media italiana (-2.838 euro) e allineato a quella della ripartizione. L’indicatore presenta le differenze più contenute fra le province campane, e in confronto al 2019 registra un generale aumento. L’incremento della Campania (+982 euro) è in linea con quello medio della ripartizione (+998 euro) e leggermente inferiore alla media-Italia (+1.202 euro).

Nel 2022 la stima aggregata del reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici ammonta a 15.428 euro per residente, circa 5.600 euro in meno della media italiana e 500 euro in meno di quella del Mezzogiorno. Salerno è la provincia con il valore più elevato e l’unica con un reddito medio annuo (16.777 euro) più alto della media della ripartizione; la differenza con il livello di Caserta, il più basso della regione (13.912), è di quasi 3mila euro. Entrambi questi territori registrano un incremento rispetto al pre pandemia (poco più di 1.850 euro in entrambi i casi) più intenso di quello delle altre province campane, tutte in miglioramento precisa l’Istat, e delle medie di confronto; nel complesso però l’aumento a livello regionale (1.542 euro in più rispetto al 2019) resta inferiore a quello nazionale (1.824), accentuando il divario.

Anche la retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti campani nel 2022 (16.861 euro) è più alta del 2019 (+1.026 euro), ma permane una differenza considerevole con la media nazionale (22.808). Il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari, con uno 0,9% di incidenza dei prestiti a soggetti dichiarati insolventi o difficili da recuperare nel corso del 2023, segnala per le famiglie campane una vulnerabilità finanziaria maggiore rispetto alla media delle famiglie italiane (0,6) e uguale a quella delle famiglie residenti nel Sud. La provincia di Caserta raggiunge il massimo regionale (1,2%).
La Campania mostra livelli di reddito disponibile equivalente notevolmente inferiori a quelli nazionali: il 50% degli individui residenti in famiglia dispone al massimo di 12.900 euro annui a fronte di un valore di 17.500 euro per l’Italia.
La provincia di Caserta si caratterizza per un reddito mediano (12.700 euro) inferiore a quello regionale, ma all’opposto della città metropolitana di Napoli, presenta la dispersione più contenuta della regione: il primo e il nono decile sono pari rispettivamente a 4.500 euro e 26.800 euro annui.
Il tasso di infortuni mortali e con inabilità permanente (10,4 per 10 mila occupati nel 2022) è l’unico indicatore per cui la regione continua a registrare un risultato meno critico in confronto al Mezzogiorno (12,0) e prossimo alla media-Italia (10,0). Il tasso mostra la più alta variabilità tra le province ed è l’unico indicatore per cui i minori valori regionali, osservati a Caserta (8,7 per mille occupati) e a Napoli (8,8 per mille occupati), sono più bassi anche della media-Italia.
Nell’ultimo anno disponibile, la Campania ha un quadro relativamente meno critico di quello nazionale per le denunce di furto in abitazione e di borseggio, e peggiore per altri tre indicatori sui sei del dominio”. La città metropolitana di Napoli, con 1,2 omicidi volontari per 100 mila abitanti, stacca nettamente gli altri territori, in particolare quelli in cui il tasso diminuisce come a Caserta (0,4 per 100mila abitanti).