Sì alla svolta green ma investimenti sono necessari anche per garantire la sicurezza degli edifici. È questo l’appello che arriva dal convegno nazionale “La sfida della casa green” promosso dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Caserta in collaborazione con il Consiglio nazionale degli ingegneri e la sua Fondazione.

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A fare da cornice all’incontro l’auditorium dell’Aeronautica Militare di viale Ellittico dove rappresentanti delle istituzioni, politici, professionisti e imprese si sono incontrati per discutere della transizione ecologica con un occhio di riguardo al tema della sostenibilità dell’edilizia e del futuro della professione tecnica. La Commissione Europea ha posto obiettivi precisi con la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia che fa parte del più ampio pacchetto “Fit for 55”, che mira a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 (e che rientra nella strategia del Green Deal Europeo). Tra gli obiettivi quello delle emissioni zero entro il 2050, lo stop alle caldaie a gas entro il 2040 e la ristrutturazione di almeno il 16% degli edifici più energivori entro il 2030.


I dati attuali segnalano un ritardo nella tabella di marcia: oltre il 61% degli edifici residenziali italiani si trova ancora in classe energetica F o G, le più basse in termini di efficienza. A fronte di quasi 13 milioni di edifici residenziali, solo il 4% ha usufruito del Superbonus 110%, segnale di una transizione ancora troppo lenta. Nei prossimi anni si dovrà intervenire su 1,8 milioni di edifici, ovvero il 15% di quelli più inquinanti, con una media di 180mila ristrutturazioni l’anno per il prossimo decennio ma sono tanti i dubbi su come finanziare la riqualificazione energetica richiesta dall’Ue.

L’APPELLO

A fronte degli sforzi, anche economici, che si stanno sostenendo restano insoluti i problemi legati alla sicurezza come segnalato da Carlo Raucci, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Caserta. «Parliamo tanto di soluzioni per il risparmio energetico – dice – ma prima di ogni cosa dobbiamo occuparci della struttura degli edifici, del contenitore.

Se non interveniamo prima sulla sicurezza e sulla qualità strutturale dei fabbricati, rischiamo di parlare del nulla. Noi ingegneri abbiamo il dovere di garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini, soprattutto in territori fragili come il nostro, come dimostrano gli ultimi eventi sismici tra Pozzuoli e i Campi Flegrei. Per fortuna non ci sono state vittime, ma questo deve spingerci ad agire».


Da qui l’appello alle forze politiche invitate e presenti all’auditorium: «Abbiamo bisogno che i rappresentanti istituzionali raccolgano gli input che arrivano dai professionisti, e si attivino concretamente per tradurli in leggi efficaci. Noi siamo pronti a fare la nostra parte». L’assenza fisica del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, presente in collegamento video, non rovina lo scopo del convegno nazionale che è quello di aprire un dialogo proficuo tra le parti, come sottolinea anche Tiziana Petrillo, consigliera nazionale dell’Ordine che auspica un confronto continuo tra tutti i soggetti coinvolti. «In questi anni – sostiene – forse è mancato l’approccio sistemico alla sfida posta dalla transizione energetica. Dobbiamo collaborare tutti: dalla cittadinanza, che deve conoscere quello che si dovrà fare nei prossimi anni, alle istituzioni. L’obiettivo è ambizioso ma se c’è la collaborazione di tutti, con le dovute cautele, potremo raggiungerlo».

IL MINISTRO

Alle istanze degli ingegneri ha tentato di fornire una risposta il ministro della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin che ha ricordato come la direttiva europea sia stato il frutto di una trattativa comunitaria e come possa essere considerata un passo avanti rispetto alla versione iniziale. «Nonostante non l’abbia votata riconosco che si è trattato di un grande miglioramento. È lo scontro tra l’ambizione e la realtà» spiega il ministro illustrando i motivi che rendono il caso italiano un caso speciale rispetto a quelli di Francia, Germania e Spagna. Differenza nella frammentazione delle proprietà immobiliari (con oltre l’80% degli italiani proprietario di casa) e nell’età degli edifici su cui intervenire (l’84% degli edifici è stato costruito prima del 1990). Il Governo è pronto a cogliere la sfida con l’elaborazione di un piano da completare entro fine anno: «La decarbonizzazione del settore edilizio, in linea con gli obiettivi europei, è una delle sfide più importanti del nostro tempo che il governo italiano sta affrontando e che si tradurrà nella necessità di interventi strutturali per migliorare l’efficienza energetica di tutto il patrimonio immobiliare».
Attenzione all’edilizia residenziale pubblica è stata chiesta dal presidente di Acer Campania David Lebro: «L’Erp non è una cenerentola. Rigenerare il patrimonio pubblico è fondamentale per rigenerare le grandi città.

FONTE: IL CONVEGNO DI  Roberto Della Rocca DA