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Buongiorno,
Donald Trump è, anche oggi, la notizia del giorno. Anzi, le notizie. Sia che si tratti di parlare di dazi e del conflitto sempre più acceso con la Cina. Sia che si tratti di raccontare la visita della nostra premier Giorgia Meloni. Che si tratti della rivolta dello Stato della California o di un giudice federale che vuole denunciarlo per oltraggio alla Corte. Sia, infine – ma non infine -, che si tratti di commentare i dati della Wto, che ha rivisto al ribasso la stima della crescita mondiale o dell’agenzia Fitch, che ha tagliato le sue previsioni.
Il presidente americano ha imposto al mondo la sua agenda, la sua presenza, i suoi modi bruschi da sceriffo, i suoi ordini esecutivi. Ignorarlo non si può. Bisogna solo capire come (ri)posizionarsi. Se considerare ormai finita l’amicizia con un Paese governato da chi definisce gli europei «parassiti» e che considera ogni passo di trattativa come un atto di servilismo nei confronti di chi si atteggia a padrone del mondo. Oppure trattare. La Cina ha deciso di replicare a muso duro, anche se l’8 aprile Trump aveva assicurato: «Pechino vuole l’accordo sui dazi ma non sa come farlo partire. Aspetto la telefonata di Xi Jinping». Sta ancora aspettando. Lo immaginiamo che, come tutti noi, dà un’occhiata ogni tanto al display del cellulare e controlla la carica.
L’Europa ha scelto invece di trattare, ma con la pistola sul tavolo. Non essendo (ancora) una federazione, con una politica estera e una difesa comune, non avendo una governance politica centrale, si muove in modo faticoso e talvolta contraddittorio. Ma non è affatto un’entità metafisica, come la definisce spregiativamente Lucio Caracciolo. Anzi, è pronta: se si fa pace, bene, altrimenti i contro dazi sono certi e si può andare più in là, con la web tax e con lo strumento anti coercizione, che prevede restrizioni per investimenti e finanziamenti. Ma l’escalation non conviene a nessuno, salvo che agli speculatori.
In questo quadro, Giorgia Meloni prova a muoversi come si è immaginata e come ha annunciato, cioè tenendosi in equilibrio tra le due sponde dell’Atlantico. Con un piede nel trumpismo sovranista, di cui è platealmente alleata, e con l’altro nell’Europa, minacciata e derisa, di cui è una delle leader riconosciute, se non altro perché l’Italia è un Paese fondatore della Ue. Il suo ruolo, conferma Italo Bocchino a Otto e mezzo, sarà «quello di lubrificare i rapporti tra Europa e Stati Uniti».
Di questo e di altro parliamo nella Rassegna di oggi, giovedì 17 aprile 2025.
Relazione complicata
A un certo punto Facebook ruppe i tabù e le logiche binarie e decise di introdurre altri modi di descrivere lo stato sentimentale. Tra questi fece furore «relazione complicata». È il modo in cui Ursula von derLeyen ha descritto il rapporto dell’Europa con l’America di Trump. Ancora più complicato è il rapporto con Meloni, divisa da una doppia fedeltà, istituzione e politica. Oggi, alle 18 ora italiana, entrerà nello Studio Ovale, come scrive Marco Galluzzo, «con un miscuglio di sentimenti: dal timore per l’imprevedibilità del presidente, alla segreta speranza di portare a casa «un risultato importante». Domani tornerà a Palazzo Chigi e qui incontrerà il vicepresidente J. D. Vance.
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Cosa può ottenere Meloni Non ha un mandato dall’Unione europea, ma non va, ufficialmente, a trattare solo per l’Italia, avendo anche parlato a lungo con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che apprezza l’apertura di un canale di dialogo. L’obiettivo iniziale, dazi reciproci a zero, sembra già sfumato. L’alternativa è ottenere un confronto bilaterale con Bruxelles. Difficile anche quello, anche se Meloni proverà a convincere Trump che i rapporti dell’Europa con la Cina si raffredderanno.
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Già, la Cina. Ma è un nostro nemico? Secondo il Wall Street Journal, la condizione che proporrà Trump ai Paesi per ridurre i dazi è proprio quella di isolare la Cina, proibendo il trasporto di merci cinesi. Washington vuole anche vietare alle aziende cinesi di stabilirsi in questi Paesi per eludere le tariffe statunitensi e impedire l’ingresso nei loro mercati di beni industriali cinesi a basso costo. Punta ad accordi soprattutto con Giappone, Regno unito, Australia, Corea del Sud e India.
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E l’Europa? È combattuta, tra la tentazione di aprire i suoi spazi e canali commerciali a Pechino e il terrore di vedere i suoi mercati invasi da prodotti cinesi a basso costo. La Spagna si è portata avanti, Meloni frena, anche per compiacere Trump. Ma va ricordato che nel luglio scorso la nostra premier volò a Pechino. Stracciò gli accordi della Via della Seta, che erano stati firmati da Giuseppe Conte, ma siglò un’intesa per la cooperazione commerciale. Ora Trump potrebbe chiederle di ridimensionare il partenariato e di convincere anche l’Europa ad alzare un muro contro la Cina.
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Cos’altro può chiedere Trump? Quello che chiederà sicuramente è un aumento degli acquisti di gas liquido. E di armi, visto che l’Italia sta veleggiando verso il 2 per cento delle spese militari ma potrebbe andare oltre, fino al 3 per cento. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, però, assicura che non si parlerà di armi.
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Quello che non può chiedere Meloni Fonti del governo assicurano che la premier non chiederà di alleggerire i dazi sui prodotti italiani. Il nostro Paese è tra i più esposti, visto che ha un surplus commerciale nei confronti degli Usa di 73,72 miliardi di dollari. Ma la politica commerciale è di competenza esclusiva della Commissione europea, quindi Meloni non può offrire nulla. Trump, in cambio di altri impegni, potrebbe decidere autonomamente un alleggerimento dei dazi italiani. Manovra che metterebbe in imbarazzo, però, la premier nei confronti dell’Europa e dunque non pare probabile.
- E poi ci sono le aziende italiane Uno degli obiettivi di Trump è far tornare le aziende a produrre negli Stati Uniti. E così, di un eventuale accordo, potrebbero far parte le nostre aziende – Fincantieri, Eni, Enel e Leonardo – che potrebbero studiare investimenti industriali negli Usa.
- Si parlerà di Ucraina Anche se rimane difficile capire cosa si diranno i due, in posizioni opposte. Meloni in passato ha giocato la carta dell’atlantismo (quando gli Usa di Biden erano con gli ucraini), anche come strumento di legittimazione del suo governo, e ora non può tornare indietro così facilmente. Trump nasconde a fatica l’irritazione per la resistenza di Volodymyr Zelensky e non nasconde affatto le mire economiche per una spartizione dell’Ucraina con Putin.
- Prima di Meloni, Ryosei Akazawa È il ministro per la Rivitalizzazione economica giapponese che avrà colloqui diretti con il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. Il Giappone sarà dunque il primo Paese ad avere colloqui diretti. Ci sarà anche Trump, che invece ha snobbato il commissario europeo al Commercio, Maros Šefcovic, a Washington anche lui in questi giorni, ma a vuoto.
- Numeri impazziti A parte le solite borse in caduta libera, si segnala L’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), secondo la quale le tensioni commerciali potrebbero causare un calo fino all’1,5% del commercio globale di merci nel 2025, con «gravi conseguenze negative, soprattutto per le economie più vulnerabili».
La California fa causa a Trump
È uno dei politici democratici più attivi nel contrasto a Trump e ora il governatore della California, Gavin Newsom, ha deciso di avviare un’azione legale che contesta l’utilizzo dei poteri di emergenza per emanare unilateralmente dazi internazionali senza l’approvazione del Congresso. C’è anche un’interesse statale, visto che i principali partner commerciali della California sono Messico, Canada e Cina. Una mossa, quella di Newsom, che lo fa salire nell’elenco dei papabili per la corsa alla presidenza nel 2028.
Intanto la Cina cresce
Nei primi tre mesi dell’anno, il Pil è cresciuto del 5,4 per cento su base annua. Effetto, certo, anche della corsa a consegnare le merci prima dell’entrata in vigore dei dazi. Ma comunque numeri da sbandierare con fierezza. La stessa che dimostra Xi Jinping nel respingere l’assalto di Trump e nel lusingare i paesi asiatici, come Vietnam, Malesia e Cambogia.
E l’Europa si divide sulle richieste di Trump
- Comprare più gas Le richieste che arriveranno a Meloni, sono già state fatte agli europei. Che sono incerti, spiega Giuseppe Sarcina. Le importazioni di gas liquido naturale europee dagli Usa sono raddoppiate, rispetto al 2021. Ma Trump chiede di più. Strada facile, considerando che tutti cercano di ridurre o interrompere la dipendenza dalla Russia. Difficile, se si pensa anche che questa frenesia del «drill, baby, drill», rischia di rallentare lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia.
- Comprare più armi Quanto alle armi, i governi europei nel 2022-2023 hanno comprato il 78 per cento delle armi dagli Usa. Che hanno una posizione dominante nella produzione, con i quattro giganti: Lockheed Martin, Raytheon Technologies, General Dynamics, Boeing. L’aumento delle spese militari porta dunque quasi inevitabilmente verso gli Stati Uniti. Ma Emmanuel Macron non è d’accordo. Perché così si rischia di depotenziare il piano che punta a favorire l’integrazione e la crescita dell’industria militare europea. E perché si rischia di depotenziare l’industria bellica francese.
Ce lo si chiedeva da tempo, dove fosse finito Joe Biden. Rispettava la prassi degli ex presidenti americani, che parlano poco e stanno in disparte. Ma, evidentemente, viviamo tempi speciali e così, dopo Obama – che ha difeso le università americane – ora tocca a Biden rompere il silenzio. Lo fa con un intervento pubblico a un’assemblea di attivisti e difensori dei diritti delle persone diversamente abili di Chicago. E con un discorso duro. Biden analizza «i danni e la distruzione» che sta procurando l’amministrazione Trump alla previdenza sociale, e non solo. Notevole il passaggio in cui spiega che i nuovi capi «si muovono velocemente e rompono cose», fedeli al motto della Silicon Valley, e aggiunge: «Prima sparano e poi prendono la mira».
Trump contro Harvard: è una barzelletta
Harvard è una delle università che si è opposta alle ingerenze trumpiane, perdendo finanziamenti enormi. La risposta di Trump è l’irrisione: «Harvard è una barzelletta, che insegna odio e stupidità, e non dovrebbe più ricevere fondi federali»
Tra i laureati celebri di Harvard, ricordiamo, c’è il gotha della politica e dell’imprenditoria Usa, da George Bush a John Fitzgerald Kennedy, da Franklin Delano Roosevelt a Barack Obama, da Mark Zuckerberg a Bill Gates. Trump è laureato invece alla Wharton School of Pennsylvania, così come Elon Musk.
I giudici contro Trump
Il giudice federale James Boasberg ieri ha avvertito con un’ordinanza l’amministrazione: o vi adeguate all’ordine di sospendere con effetto immediato le espulsioni di immigrati illegali oppure identificherò i funzionari responsabili e li incriminerò «per oltraggio alla Corte di Washington Dc». Nel provvedimento, il giudice accusa i rappresentanti del governo di aver deliberatamente disatteso le sue disposizioni, che risalgono al 15 marzo scorso, continuando ad allontanare i migranti senza permesso di soggiorno sulla base di una legge del 1798, originariamente concepita per essere applicata in tempo di guerra. La Casa Bianca ha subito annunciato il ricorso contro l’ordinanza del giudice. Ma nel frattempo deve fronteggiare anche il caos rimpatri in Salvador.
Il presidente Mattarella sta bene
Uscirà probabilmente oggi dal Santo Spirito di Roma dove ha subito un piccolo intervento con l’applicazione di un pacemaker, che serve a sostenere il cuore di chi soffre di aritmia. Dal 23 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella comincerà gli appuntamenti in vista delle celebrazioni per la Liberazione, alle quali tiene molto.
Rivolta nel centro albanese, dieci arresti
È la prima volta che succede: nel centro albanese di Gajder, costruito dagli italiani, è scoppiata una rivolta, al seguito della quale dieci dei quaranta migranti arrivati da Brindisi con la nave Libra sono stati arrestati e trattenuti nel loro alloggio all’interno del Cpr. Il decreto sicurezza appena varato prevede pene severe per i danneggiamenti e le rivolte e così sono scattati subito gli arresti. I migranti passano dalla custodia amministrativa dei dipendenti civili a quella degli agenti della Penitenziaria.
Sette Paesi sicuri, ecco la lista
La Commissione ha proposto un primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. A questi si aggiungono i Paesi candidati all’Ue. Lista importante, perché alle domande di asilo dei cittadini provenienti da questi Paesi potrà essere applicata la procedura accelerata, che può essere svolta alla frontiera o in zone di transito, prevista dal nuovo Patto per la migrazione. Che sarà in vigore a giugno, anche se la Commissione ha proposto di anticipare l’applicazione. Soddisfatta Giorgia Meloni: «Avevamo ragione», dice. La designazione di Paese di origine sicuro non costituisce però una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel Paese: dovrà essere svolta una valutazione individuale di ogni domanda.
Kiev, accordo imminente sui minerali
Gli Stati Uniti – scrive Marta Serafini – hanno rivisto in modo significativo le loro stime sull’ammontare degli aiuti forniti all’Ucraina dall’inizio del conflitto con la Russia. Secondo Bloomberg, la cifra è passata da 300 a circa 100 miliardi di dollari, in linea con le valutazioni ucraine, che parlavano di 90 miliardi. Un buon viatico per l’accordo sulle terre rare, sul quale sarebbero stati fatti passi avanti e che potrebbe essere firmato già questa settimana.
Nucleare e Iran, colloqui sabato a Roma
Dopo un primo dietrofront, l’Iran – scrive Greta Privitera – dà la conferma: «Il secondo round di colloqui con gli Stati Uniti si farà sabato 19 aprile a Roma». Sul tavolo i dossier che da decenni infiammano i due Paesi: le sanzioni, le tensioni mediorientali, lo scambio di prigionieri e, soprattutto, il nucleare di Teheran. L’Aiea, intanto, avverte: l’Iran non è lontano dall’atomica.
Arrestato per violenze un parroco
Don Ciro Panigara, 48 anni, parroco di San Paolo (Brescia), è stato arrestato con l’accusa di violenza per minori. Si era dimesso a gennaio, dopo la denuncia di un bambino. Ma gli investigatori sono risaliti nel tempo e hanno scoperto che le violenze, naturalmente da provare in sede giudiziaria, sarebbero andate avanti per ben 13 anni. I minori coinvolti come vittime sarebbero sei, tra i 10 e i 12 anni.
La Corte suprema britannica sulle persone trans
Le persone transgender non possono accedere a quote e servizi riservati alle donne, anche se questo non significa che i trans non vadano protetti dalle discriminazioni. È quanto stabilisce una sentenza della Corte suprema britannica, secondo la quale la definizione legale di cos’è una donna si basa sul sesso biologico e «il concetto di sesso è binario». In altre parole, donne si nasce, non si diventa. Naturalmente, su queste posizioni si ritrova la ministra Eugenia Roccella, intervistata da Alessandra Arachi. Ma su questo tema bisogna leggere anche Elena Tebano, che l’ha trattato con precisione nella nostra Rassegna.
C’è un nuovo talento nel nuoto: è Sara Curtis
Da martedì 15 aprile Sara Curtis è la regina italiana dei 100 metri stile: a 18 anni — è nata il 19 agosto 2006 — la nuotatrice di Savigliano, in provincia di Cuneo, ha «esautorato» Federica Pellegrini che, però, quel primato lo aveva stabilito quando di anni ne aveva 28. Non paga, il giorno dopo ha ritoccato già in batteria quello dei 50 m: 24″52, migliorandosi di altri 4 centesimi. La mamma, Helen, è una nigeriana che gareggiava nell’atletica leggera e il padre, Vincenzo, un ex ciclista. Qui le immagini della gara.
L’Inter pareggia e va in semifinale in Champions
L’Inter pareggia 2-2 con il Bayer di Monaco e riesce ad arrivare in semifinale: se la giocherà con il Barcellona.
«Atenei e antisemitismo, un pretesto politico», di Sergio Harari.
«Ritratto di don Mario Vargas Llosa, un don Chisciotte di successo», di Aldo Cazzullo.
Da ascoltare
Nel podcast «Giorno per giorno», Monica Guerzoni parla del viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington. Francesca Basso analizza la prima lista della Commissione Ue dei Paesi da considerare sicuri. Luigi Ippolito spiega la sentenza della Corte suprema britannica per la quale le persone trans non hanno diritto a essere tutelate come donne.
Ultime notizie rapide: l’inflazione risale al 1,9 per cento; la Bialetti è stata comprata dai cinesi.
Ah, il maltempo incombe: è allerta rossa nell’Alto Piemonte, dove sono previste piogge torrenziali. Ci sarà un miglioramento tra venerdì e sabato, ma Pasqua dovrebbe essere ancora bagnata, almeno nel Centro nord.
Grazie per aver letto Prima Ora.
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