STUPRO. IGNAZIO CONTRO LA RAGAZZA

Dopo Santanchè, adesso La Russa “assolve” il figlio

ALTRA GRANA – La notizia dell’indagine era conosciuta dal presidente del  Senato e da Palazzo Chigi già da giovedì

8 LUGLIO 2023

Giorgia Meloni ieri non si è presentata a Palazzo Chigi: non aveva bisogno di un nuovo caso giudiziario che coinvolgesse, anche se indirettamente, un suo fedelissimo. Non adesso, dopo le grane sul sottosegretario Andrea Delmastro e sulla ministra del Turismo, Daniela Santanchè. La raccontano furiosa, sull’orlo di una crisi di nervi. Stavolta a finire nei guai è il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Ieri infatti è uscita la notizia, rivelata dal Corriere, di un’indagine sul terzo figlio di La Russa, Leonardo Apache, con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 22 anni. Il caso è stato denunciato dalla giovane, raccontando i particolari di una notte di violenza – quella tra il 18 e il 19 maggio – da parte del figlio di La Russa e di un amico. Il presidente del Senato ci mette qualche ora a reagire. Poi lo fa con un comunicato in cui assolve il figlio: fa sapere di averlo “interrogato a lungo” e di averne tratto la conclusione che non abbia commesso “alcun atto penalmente rilevante”. L’unico rimprovero che gli muove è quello di “aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato”. Ma la parte che fa più discutere è un’altra: La Russa accusa esplicitamente la ragazza che denuncia la violenza sessuale esprimendo “molti dubbi” sul suo racconto. In primis, dice che lei aveva “già consumato cocaina prima di incontrare mio figlio, sostanza di cui Leonardo non era a conoscenza e che non ha mai assunto”. Poi il presidente del Senato prova ad azzoppare la versione della giovane perché “lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni dall’avvocato estensore che occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti”. La Russa inoltre aggiunge di aver “incrociato” la ragazza “al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie” e “appariva assolutamente tranquilla”. Frasi che fanno scoppiare il caso politico. Soprattutto perché pronunciate dalla seconda carica dello Stato. Le opposizioni protestano: la segretaria del Pd parla di “parole disgustose” perché “minano la credibilità delle donne”. Il presidente del Senato, continua Schlein, “non può fare vittimizzazione secondaria”. Si accodano Verdi e Più Europa.

La notizia dell’indagine era conosciuta da La Russa e Palazzo Chigi già da giovedì. E sarebbe stata questa a provocare la reazione scomposta di Meloni contro le toghe di Milano: la premier si sente sotto assedio dei pm. Eppure non ha apprezzato per niente la replica di La Russa. Così, dopo il primo comunicato, chiama La Russa e gli impone di cambiare versione: “Non puoi parlare così da presidente del Senato, ma semmai da padre e poi noi siamo sempre stati dalla parte delle donne nei casi di violenza”, lo rimprovera la premier. Fonti parlamentari raccontano anche di una moral suasion del Quirinale, non confermata. Così, nel pomeriggio, La Russa fa dietrofront. Scrive un secondo comunicato in cui cambia versione: “Mi dispiace essere stato frainteso. Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza”. Poi aggiunge: “Da padre credo a mio figlio. Per il resto, sottolineo il mio rispetto per gli inquirenti e il desiderio che facciano chiarezza il più celermente possibile”. Chi lo ha sentito racconta di un La Russa molto provato, che ce l’aveva soprattutto con l’avvocato della vittima.

Un’altra grana per Meloni che ha deciso di chiudersi nel fortino di Palazzo Chigi (“siamo sotto attacco”) accusando i magistrati per ricompattare il governo. La posizione del presidente del Senato al momento non è in discussione per fatti che riguardano il figlio, dicono in FdI. Lui, che fa pesare il suo ruolo istituzionale, va in giro dicendo: “Il partito sono io”. Diverso è il discorso di Santanchè, sempre più in bilico. Meloni aspetterà novità giudiziarie – che potrebbero arrivare martedì con la notifica della proroga delle indagini – per far dimettere la ministra. Ma per arrivarci, servirà il via libera di La Russa, di cui Santanchè è emanazione. Il sacrificio della ministra servirebbe per salvare La Russa: “Tra lei e lui, Meloni butterebbe giù dalla torre la ministra”, dicono in FdI.

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