Martingala
mar-tin-gà-la
SIGNIFICATO Cintura posteriore di giacche e cappotti; striscia di cuoio che si attacca ai finimenti per evitare che il cavallo alzi troppo la testa; nella teoria delle probabilità, sequenze di variabili aleatorie; nei giochi d’azzardo, il raddoppio della posta perduta a ogni giocata; scommessa multipla sul vincente o sul piazzato di più corse di cavalli; sulle barche a vela, cavo d’acciaio
ETIMOLOGIA dal francese martingale, nella locuzione chausses à la martingale, ‘brache alla martingala’; forse dal provenzale martegalo, dalla città di Martigues, vicino a Marsiglia, i cui abitanti erano noti per avere abitudini peculiari ed essere per questo derisi dalle città vicine.
- «Mi stingi la martingala del cappotto?»
La parola martingala ha più significati che sillabe e deluderà i più faceti (io ero fra questi) che magari speravano ci fosse di mezzo un tale Monsieur Martin, consumato frequentatore di galà alla corte del re di Francia, bardato di gale e volant da capo a piedi. Nessun Martin, nessun gran galà. Si dà il caso che l’etimologia affondi radici in un toponimo, quello della città di Martigues, vicino a Marsiglia, i cui abitanti pare avessero abitudini bislacche che solleticavano le malelingue delle città vicine. Tra queste abitudini potrebbe esserci stata quella di usare dei pantaloni particolari, con una pratica apertura sul didietro e un sistema di cinte per tener su le calze. Come a dire che quelli di Martigues avevano l’abitudine di far tutto alla rovescia, dei veri Bastian Contrario.
Questa faccenda delle cinte e delle cinghie è un po’ il nocciolo della questione, perché poi, nel linguaggio odierno, la martingala è principalmente quel pezzo di stoffa fissato sul retro dei cappotti e che ne esalta lo schianto della vita. Di solito è fatta con la stessa stoffa del paltò ed è fissata da due bei bottoni. Quindi diciamo che abbiamo ritrovato nell’armadio della nonna un bel soprabito a martingala perfettamente conservato e che, dopo una bella passata in tintoria, ce lo godremo quest’inverno.
Ma se sentiamo parlare di martingale al maneggio, allora si tratterà della cinghia che fissa i finimenti della bocca del cavallo a quelli che ne circondano il petto, impedendo così che l’animale alzi troppo la testa. Metteremo allora la martingala al giovane cavallo che deve imparare a non impennarsi ma la toglieremo a quello che deve esercitarsi per il dressage.
Come se non bastasse, anche a qualche marinaio deve essere piaciuta parecchio questa parola dal suono allegro come una scrollata di campane, perché troviamo la martingala pure sulle barche a vela: nel linguaggio nautico è un cavo d’acciaio che serve a collegare diverse parti dell’alberatura e delle vele tra loro.
Dall’atelier del sarto, passando per i flutti marini e giusto le piste equestri, la martingala arriva pure in campi dove il calcolo e l’azzardo la fanno da padroni: è quindi un tipo di scommessa multipla alle corse dei cavalli, ma soprattutto un modo di rilanciare la posta nel gioco, raddoppiando la puntata di volta in volta che si perde. Da questo sistema di gioco d’azzardo deriva poi il significato che la parola martingala ha assunto nella teoria della probabilità, come sequenza di variabili aleatorie. Diciamo allora che il consumato giocatore andò in rovina convinto che il sistema della martingala lo portasse prima o poi ad una vincita certa, o che uno degli argomenti dell’esame di teoria della probabilità sono i processi stocastici e le martingale.
Insomma, dietro alla sua apparenza festosa e quasi vanesia, la martingala cela oltre ad un’etimologia non certa anche dei significati di complessità varia, dalla semplice foggia di un cappotto ai calcoli matematici più oscuri. Chi ci avrebbe scommesso?