Sfrattati da un giorno all’altro con la forza pubblica e costretti a liberare l’abitazione da mobili ed effetti personali in fretta e furia: tutto ciò per consentire l’abbattimento della parte superiore di un immobile nonostante una sospensiva del Tar che non è riuscita a fermare la demolizione.
Accadeva nel novembre 2022, nella frazione San Castrese del comune di Sessa Aurunca, dove due nuclei familiari composti da 7 persone sono stati costretti a trovare un alloggio di fortuna – chi da un amico, chi in albergo – per cercare di vivere dignitosamente.
L’altro giorno, a distanza di un anno e mezzo dalla demolizione, Bruno Antipapa – capofamiglia destinatario dell’ordinanza di abbattimento del piano superiore della palazzina da parte della Procura di Napoli – ha ottenuto dal Tar l’annullamento della determina dirigenziale comunale che revocava il loro permesso di costruire in sanatoria.
Una vittoria con l’amaro in bocca, che ferisce ancora più nell’animo gli Antipapa, assistiti dall’avvocato amministrativista Paolo Centore. Il legale sta ora valutando un’azione risarcitoria nei confronti della Pubblica amministrazione. Sentito da noi ci ha dichiarato: “Il danno deve essere ancora quantificato ma presumibilmente coincide con il valore dell’appartamento demolito. Ci sarà un giudizio risarcitorio dinanzi al Tar Campania per risarcimento da provvedimento amministrativo annullato”.
Nel 2016, i fratelli Antipapa avevano ottenuto un permesso di costruire in sanatoria per la sopraelevazione di un fabbricato. Permesso rilasciato in conformità al Testo unico dell’edilizia. Tuttavia, nel 2019, il Comune di Sessa Aurunca aveva avviato un procedimento per annullare in autotutela il permesso, citando una sentenza della Corte Costituzionale inerente alcune disposizioni della legge regionale della Campania del 2009.
Di fronte all’annullamento del permesso, gli Antipapa hanno presentato ricorso al Tar, contestando il lungo ritardo del Comune nell’annullamento del permesso, avvenuto 5 anni dopo il suo rilascio e 2 dopo l’avvio del procedimento. Il Tar ha rilevato che l’annullamento in autotutela da parte del Comune di Sessa Aurunca era avvenuto oltre il termine ragionevole previsto dalla legge (inizialmente 18 mesi, poi ridotto a 12 mesi con una modifica legislativa del 2021), sottolineando che il Comune non aveva fornito una motivazione adeguata che giustificasse l’annullamento, mancando di dimostrare un interesse pubblico concreto e attuale superiore all’affidamento consolidato dei privati.
«È stato tutto così veloce e surreale – spiega in lacrime la moglie di Bruno Antipapa – cacciati in strada come criminali, con uno spiegamento di forze dell’ordine riservato ai boss; con la fretta di raccogliere le nostre cose e provvedere a spostare i mobili. Sono riuscita a passare davanti casa solo da poco tempo, non avevo il coraggio, dopo anni di sacrificio per realizzarla. Anche la nostra gattina non ha mangiato per diverso tempo».
Il fratello di Bruno Antipapa, che abitava al piano inferiore, fu anche lui costretto a lasciare l’abitazione con moglie e figli, per questioni di sicurezza. Quel giorno si trovava peraltro ricoverato in ospedale. I figli dei due fratelli, ancora oggi, sono traumatizzati tant’è che è stato necessario l’aiuto di uno psicologo.
«È una sentenza di rilievo – spiega l’avvocato Paolo Centore – il Tar condivide pienamente la mia tesi che, sin dall’avvio del procedimento di annullamento del permesso di costruire precedentemente rilasciato al mio cliente, avevo posto in evidenza. Ovvero, la legge dello Stato pone un limite massimo temporale per l’annullamento di un permesso di costruire. I giudici hanno messo in risalto l’illegittimità del provvedimento del Comune di Sessa Aurunca, che nel 2022 aveva annullato un permesso di costruire, rilasciato al mio assistito nel 2016 e dunque violando il termine di legge entro cui una pubblica amministrazione può annullare i propri provvedimenti precedentemente emessi»