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Italian former premier Giuseppe Conte leave after the handover ceremony with the new Prime Minister Mario Draghi (not pictured) at Chigi Palace, the premier's office, in Rome, Italy, 13 February 2021. Former European Central Bank (ECB) chief Mario Draghi has been sworn in on the day as Italy's prime minister after he put together a government securing broad support across political parties following the previous coalition's collapse. ANSA/FILIPPO ATTILI/US PALAZZO CHIGI +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

Effetto Conte. 5S oltre il 20% sorpassa Meloni e il Pd/ IL GENERALE ANTI COVID

Effetto Conte. 5S oltre il 20% sorpassa Meloni e il Pd

Effetto Conte. 5S oltre il 20% sorpassa Meloni e il Pd

di  | 2 MARZO 2021

L’effetto Conte, almeno sul Movimento, ci sarà. Tre, quattro, cinque o anche sei punti percentuali in più nei sondaggi, che dovrebbero consentire ai 5 Stelle di tornare sopra alla soglia del 20 per cento, superando sia Fratelli d’Italia che il Partito democratico.

Queste almeno sono le previsioni di chi già nelle settimane scorse aveva sondato gli umori degli elettori riguardo a un M5S guidato da Giuseppe Conte, trovandosi di fronte numeri che non a caso Rocco Casalino aveva sbandierato entusiasta in diretta televisiva. Quasi tutti i sondaggisti, però, avvisano: Conte porterà voti al M5S, ma il suo arrivo sposterà molto poco nella percentuale della coalizione giallorosa.

I numeri. Come ovvio, si parla di valutazioni di partenza, il valore aggiunto che Conte sarà in grado di portare già nelle prime rilevazioni da quando sarà formalizzato il suo ruolo all’interno del Movimento. I numeri poi cambieranno in base all’azione di governo e a come lo stesso Conte interpreterà il suo incarico, ma una spinta iniziale così rilevante non può essere ignorata. E i primi dati Swg, forniti ieri dal Tg La7, sono clamorosi: il M5S guadagna il 6,2 per cento, portandosi al 22 e tallonando la Lega (22,3 per cento). A farne le spese è soprattutto il Pd, che crolla poco sopra il 14 (-4 per cento). Alessandra Ghisleri, con la sua Euromedia Research, aveva anticipato tutto tre settimane fa: “Noi il 10 febbraio stimammo oltre il 20 per cento il Movimento con Conte leader”. Una percentuale che potrebbe crescere se l’ex premier sfruttasse un importante vantaggio rispetto agli ultimi leader dei 5 Stelle: “Almeno per un periodo, Conte sarebbe libero da ogni incarico di governo – ci spiega la Ghisleri – e dunque avrebbe più tempo per dedicarsi al Movimento e a girare i territori, riallacciando un rapporto che è stato perso. In fondo Salvini anni fa costruì così gran parte del suo consenso”. Starà a Conte, poi, scegliere come porsi: “Di certo gli elettori di centrosinistra lo guarderanno con interesse. Se non avrà fretta, potrà attrarre ancor più persone da quell’area”.

Intanto, però, c’è un enorme bacino di 5stelle delusi da recuperare. Secondo Antonio Noto (Noto Sondaggi), l’operazione vale parecchi punti: “Oggi il Movimento lo stimiamo intorno al 14 per cento, ma con Conte leader potrebbe arrivare tra il 20 e il 22, superando il Pd. Questo balzo sarebbe dovuto in buona parte al voto degli astenuti, soprattutto ex elettori dei 5 Stelle nel famoso 33 per cento del 2018, persone che poi si erano allontanate”. A differenza di altri casi, oltretutto, il balzo nei sondaggi è immediato e non ha bisogno di periodi di assestamento: “Conte è ben conosciuto e ha un livello di gradimento molto alto – è la versione di Noto – dunque l’effetto sulla percentuale dei 5 Stelle si vedrà subito”.

Coalizione. È d’accordo anche Michela Morizzo, amministratore delegato dell’Istituto Tecné: “La discesa in campo di Conte avrà sicuramente un effetto benefico per i 5 Stelle, che noi stimiamo possano crescere di 4 o 5 punti. Si tratta di persone che votavano Pd o non esprimevano preferenze”. E qui però c’è l’avvertimento alla coalizione, perché la pesca tra gli indecisi o i delusi difficilmente sarà in grado di far recuperare all’asse M5S-Pd-LeU il distacco accumulato rispetto al centrodestra: “Secondo noi il saldo sarebbe molto vicino allo 0 per il centrosinistra allargato al Movimento. A quel punto dipenderà anche da cosa accadrà nel Pd, che finora ha visto in Conte un potenziale leader unitario e adesso comunque lo tratterà da competitor, seppur alleato”.

Proprio quest’aspetto potrebbe incidere, più in generale, sul consenso personale di Conte. A lungo l’ex premier è stato apprezzato anche al di fuori dal M5S, complice l’emergenza Covid. L’analista Giovanni Diamanti, fondatore di Youtrend, sottolinea però come cambierà la percezione nei suoi confronti: “Gli veniva riconosciuto un ruolo di terzietà, in grado di star sopra alle beghe della politica. Questo cambierà per forza, Conte dovrà essere un po’ più polarizzante, anche se non mi aspetto certo diventi Grillo”. Nel gioco dei vasi comunicanti dei partiti, però, si torna sempre lì: “Ai 5 Stelle, Conte porterà una crescita immediata di qualche punto, ma in effetti non credo ci saranno sviluppi clamorosi nella somma della coalizione”. A quantificare il tutto ci penserà presto anche Fabrizio Masia (Emg Acqua), che all’Adnkornos annuncia “rilevazioni in corso” il cui esito è però immaginabile: “La sensazione è che per i 5 Stelle dovrebbe esserci un vantaggio, perché definendo una leadership e assegnandola a Conte si rimette ordine dopo settimane di confusione e schizofrenia”.

I PARERI

Impresa dovrà recuperare la democrazia interna e collocarsi nel centrosinistra

Assumere la guida di un movimento politico, per giunta allo sbando, è ancor più complicato che ritrovarsi d’emblée primo ministro. Giuseppe Conte, è vero, ha rivelato notevoli doti da autodidatta e buon senso delle istituzioni. Credo che il suo rapporto con il Quirinale non sia interrotto e lo stesso Draghi commetterebbe un errore a sottovalutarne le potenzialità di riserva della Repubblica. Goffo e infelice, viceversa, è stato il suo tentativo di ricostituirsi una maggioranza parlamentare con l’“operazione Responsabili”. Trarne insegnamento comporterà un nuovo apprendistato fuori dal Palazzo, perché la politica trova le sue energie in una conoscenza della società che precede l’arte del governo.
Dovrà promuovere una partecipazione dal basso, un attivismo civico, del quale i clic sulla piattaforma Rousseau altro non erano che una grottesca caricatura. Ce n’è bisogno e Conte ha i requisiti necessari per provarci; purché non si limiti a chiedere pieni poteri ma indichi un percorso di effettiva democrazia interna e un progetto culturale che non sacrifichi in nome del moderatismo l’ineludibile netta collocazione di centrosinistra.

Gad Lerner

Svolta radicale si faccia dare dai 5stelle il potere di cambiare tutto, anche il nome

I 5 Stelle hanno tutto da guadagnare dall’arrivo di Conte, mentre l’ex premier rischia assai: il M5S è un campo minato, ma il partito personalistico sarebbe ancora più complicato.
Affinché il giochino funzioni, Conte deve avere potere pressoché assoluto e rivoltare quel che resta del Movimento 5 Stelle come un calzino. Si arrabbieranno i talebani? Verrà leso quanto deciso dagli Stati Generali? Sticazzi.
I 5 Stelle così com’erano non esistono più e la respirazione bocca a bocca, ai morti, non serve. La segreteria deve essere scelta da Conte e costituita da nomi forti (tipo Di Maio). Va poi cambiato radicalmente non solo lo Statuto, ma proprio il nome: serve un nuovo soggetto politico, che tenga il meglio dei 5 Stelle, ma che sappia pure attrarre chi odia i grillini.
Basta con Casaleggio, Rousseau e tutte ’ste menate. Conte deve creare una realtà un po’ Verdi, un po’ Dc cattocomunista, un po’ radicalismo civico. E rilanciare l’alleanza progressista contro Renzi & destraccia nostrana. Auguri.

Andrea Scanzi

Nuovi orizzonti vorrei che i suoi fari fossero l’antifascismo e la costituzione

Come ha sottolineato qualche giorno fa Gustavo Zagrebelsky, viviamo una fase in cui c’è un allentamento di pressione nei confronti dei partiti. Conte ne può approfittare, mettendo ordine nei 5 Stelle, i quali hanno senz’altro bisogno di un leader se vogliono continuare a esistere.
I due fari dell’azione dell’ex presidente del Consiglio dovrebbero essere l’antifascismo e il rispetto della Costituzione, due questioni che mi stanno molto a cuore e intorno a cui credo si combatta la battaglia dei prossimi anni, soprattutto se penso a Salvini. Su questo credo che Conte sia in grado di indicare la strada ai 5 Stelle, che spesso sono andati un po’ in confusione (ma mai a tal punto da andare in Arabia Saudita a parlare di Rinascimento, questo va detto). Dopotutto, Conte in questi anni, pur avendo vissuto un’epoca difficile, è riuscito a mantenere un buon consenso dai cittadini e questo sentimento non va affatto disprezzato ma, anzi, è una ricchezza da cui è giusto ripartire.
Non so se poi Conte potrà essere la persona giusta anche per il centrosinistra, che mi auguro invece faccia finalmente il percorso che deve: da troppo tempo ignora del tutto le donne e i molti giovani capaci che ci sono, soprattutto tra i sindaci, ma a cui poi vengono sempre preferiti i soliti nomi. Spero che questa sia l’occasione anche per il Partito democratico per darsi una mossa e recuperare un collegamento con la realtà.

FONTE: DI Sandra Bonsanti

Figliuolo, all’emergenza Covid l’alpino che ha pianificato l’impiego della Difesa per la vaccinazione di massa

Nella foto la consegna dell’Ordine militare d’Italia al generale Figliuolo da parte del presidente Mattarella, nel 2016 (ansa)

Il premier Mario Draghi ha deciso di sostituire il commissario Domenico Arcuri con un militare che, da comandante logistico dell’Esercito, si è occupato tra l’altro di allestire le aree di isolamento per gli italiani rimpatriati da Wuhan

Non esistono missioni impossibili per gli alpini. E il generale Francesco Paolo Figliuolo unisce la tenacia delle penne nere all’esperienza tecnica nelle questioni logistiche: due doti che saranno fondamentali per la campagna contro il Covid.

Con una mossa rapida, il premier Mario Draghi ha deciso di sostituire il commissario Domenico Arcuri con un militare, una scelta che rappresenta un riconoscimento al lavoro svolto dalle forze armate in questo anno d’emergenza. Figliuolo è stato in prima linea sin dall’inizio: come comandante logistico dell’Esercito, si è occupato di allestire le aree di isolamento per gli italiani rimpatriati da Wuhan con i voli speciali dei Boeing KC767 dell’Aeronautica e di mobilitare l’ospedale del Celio, diventato un punto di riferimento nella lotta al Covid. Poi ha dovuto fronteggiare la diffusione dell’epidemia nelle caserme, creando i protocolli di sicurezza e procurando gli indumenti protettivi, e allo stesso tempo garantire l’impiego dei reparti nel sostegno alla popolazione.

Dai soldati mandati a presidiare le zone rosse a quelli in sostegno degli ospedali, dalla creazione dei 142 Drive Through attivati in tutta la Penisola per i tamponi. Le difficoltà maggiori però sono arrivate con i vaccini, coordinando la distribuzione nelle Regioni delle forniture che sbarcano nell’aeroporto di Pratica di Mare: solo nello scorso weekend sono arrivate 838.700 dosi, subito trasferite in 102 destinazioni.

Ed è stato lui a pianificare l’impiego della Difesa per la somministrazione di massa. “La campagna delle vaccinazioni è una sfida fondamentale per il Paese e dobbiamo prepararci al massimo a lavorare nelle prossime settimane”, ha dichiarato poche ore prima della nomina il ministro Lorenzo Guerini: “La Difesa è pronta a rimodulare, d’intesa con le autorità sanitarie, le attività dei Drive Through per concorrere alla campagna di vaccinazione”. E mentre il governo Conte aveva lasciato ai margini il ruolo delle forze armate, adesso il nuovo premier sembra intenzionato a sfruttare al massimo l’esperienza organizzativa dei militari.

Figliuolo è originario di Potenza, dopo l’Accademia di Modena è entrato nelle forze alpine specializzandosi come artigliere di montagna: un compito che richiede competenze tecniche particolari. Agli inizi della sua carriera, c’erano ancora gli obici che venivano smontati e portati in quota sui muli, come ai tempi della Grande Guerra. Poi sono arrivati i mortai pesanti, decisivi per la protezione dei nostri contingenti in Afghanistan. E proprio a Kabul Figliuolo è stato alla guida della Task Force Cobra, che nel 2004 ha avuto un compito chiave nella sicurezza nella capitale afghana anche durante le prime elezioni libere dopo la cacciata dei talebani. Poi è stato al vertice della Brigata Taurinense e nel 2014 ha avuto il comando dell’intera Kfor, la forza Nato in Kosovo, con quattromila militari di dieci nazioni. Quindi ha avuto un incarico nello Stato Maggiore della Difesa e dal 2018 la responsabilità logistica dell’Esercito. E’ stato tra i candidati alla posizione di comandante in capo della forza armata, per la quale invece pochi giorni fa il governo ha scelto il generale Pietro Serino.

Adesso gli tocca una missione altrettanto importante, nella quale potrà fare valere le lezioni apprese durante le operazioni internazionali. Soprattutto in Kosovo dove in una relazione tecnica ha sottolineato “la rilevanza della mutua cooperazione tra tutti gli attori, al fine di sviluppare, nell’ambito del “comprehensive approach”, la massima sinergia tra istituzioni per definire e implementare politiche di intervento volte allo sviluppo di tutti i settori strategici”. Il che, tradotto dal burocratese militare, significa “fare squadra”, mettendo insieme il meglio che il Paese può schierare.

La stessa linea che ha spiegato alla fine dello scorso anno durante le audizioni davanti alle commissioni parlamentari, illustrando come la pandemia abbia impresso una rapida trasformazione alla sanità militare “resa necessaria – ha detto – per allinearla agli standard richiesti dalla Sanità pubblica, attraverso virtuose partnership con le eccellenze espresse dalle aziende ospedaliere, dalle università e dai centri di ricerca del nostro Paese indirizzato all’erogazione di un servizio sempre più aperto alla collettività”.

In pratica, si è trattato di ricostruire la rete sul territorio della “sanità con le stellette”, che era stata drasticamente ridimensionata dai tagli dell’ultimo decennio: un cambiamento a tappe forzate, concluso anticipando i tempi programmati con l’apertura di 23 infermerie e di una serie di task force mobili. E contemporaneamente è riuscito ad aumentare i servizi offerti alla popolazione in tutte le città italiane, con ospedali da campo e nuclei di intervento. Ma sempre collaborando con Asl e nosocomi pubblici: un modello che adesso andrà applicato alla vaccinazione di massa, sfruttando le strutture delle forze armate per creare sinergie con tutte le realtà del Paese. “Metterò tutto me stesso e tutto l’impegno possibile per fronteggiare questa pandemia. Lavorerò per la nostra Patria e i nostri connazionali”, ha dichiarato subito dopo la nomina: “È stata un fulmine a ciel sereno. Per me una grande attestazione”.

Nonostante le origini lucane, Figliuolo è diventato di fatto piemontese: tifa Juventus e appena può torna sulle Alpi per sciare o fare roccia. Estremamente sportivo, a Roma si tiene in allenamento con il nuoto. I suoi collaboratori sostengono che a sessant’anni ha una resistenza alla fatica eccezionale, surclassando molti ufficiali di gran lunga più giovani: gli servirà, visto che deve raggiungere l’obiettivo di vaccinare metà degli italiani entro l’estate.

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