Gli insofferenti

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di  Massimo Gramellini | 06 marzo 2021

Volendo azzardare un sommario check-up della psiche degli italiani a un anno dal patatrac pandemico, si direbbe che siamo precipitati in piena sindrome adolescenziale. Stanchi, irritabili, lunatici e insofferenti a tutto, anche a noi stessi. Non eravamo allenati a stare su un’emozione di paura così a lungo, né a fare i conti con l’indeterminatezza della sua fine. Si è smorzata la voglia di divertirsi, come quella di spaventarsi: entrambe logorate dall’abuso. Se c’è un cantante sanremese si cambia canale, ma lo si cambia anche se c’è un virologo, per quanto persino loro siano ormai esausti: litigano solo per abitudine.

L’arrivo dell’affidabile Draghi ha provocato una delega emotiva, una sorta di rilassamento generale con conseguente calo delle difese immunitarie. Che ci pensi lui, noi non abbiamo più nemmeno le energie per preoccuparci. La stanchezza prevale sulla speranza, sulla disperazione e almeno per ora sulla rabbia. Chi può, lavora e studia. Chi non può, progetta viaggi immaginari e li racconta su siti che stanno nascendo apposta. Chi non ne può più, compie gesti di rifiuto improvvisi e apparentemente irrazionali, come il Nicola Zingaretti dimissionario per insofferenza. L’unico futuro a breve termine che si riesca ancora a ipotizzare ha il volto dei due nemici accertati del virus: il vaccino e l’estate. Chi l’avrebbe detto, un anno fa, che il nostro sogno sarebbe diventato metterci in fila sotto il sole per una puntura.