Clamoroso
Negli ultimi dieci anni in Europa sono nati 79 milioni di bambini e sono morte 81,5 milioni di persone [Volpi, Lettura].
In prima pagina
• Arrestato a Palermo il boss mafioso Giuseppe Calvaruso, era rientrato dal Brasile per il pranzo di Pasqua
• In provincia di Frosinone tre ragazzi di vent’anni e un uomo di cinquanta sono morti in un incidente d’auto
• Due uomini hanno lasciato davanti alla porta di casa di Bonaccini un pacco sospetto. I carabinieri, apertolo, hanno trovato solo cartacce e pannolini sporchi
• Da oggi Veneto, Marche e Trentino passano in zona arancione. Nove regioni restano in rosso
• Ieri sono stati registrati altri 296 morti. Aumentano i ricoverati (+387) e le terapie intensive (+34). Il tasso di positività balza al 10,4%. Le persone vaccinate (due dosi) sono 3.475.919 (il 5,83% della popolazione)
• Prorogata al 30 aprile la quarantena di cinque giorni per chi torna dall’estero
• La Gran Bretagna da lunedì riapre. Boris Johnson: «Io andrò al pub». Due tamponi gratuiti a settimana per ogni inglese. La Francia è tornata in lockdown. In Portogallo riaprono scuole, bar, ristoranti e musei. La Russia ha inviato in Libia 100 mila dosi dello Sputnik V. Negli Usa mai così pochi morti per Covid negli ultimi sei mesi
• La madre di Denise Pipitone si rifiuta di parlare alla tivù russa, prima vuole le prove che la ragazza che tanto le somiglia è davvero sua figlia
• In provincia di Brescia un uomo di 27 anni ha convinto il nipote di 13 a sparare a un suo rivale, con il quale aveva appena litigato
• A Chicago la polizia ha sparato a un ragazzino ispanico di 13 anni
• Navalny, al sesto giorno di sciopero della fame, è stato ricoverato in una struttura medica: ha febbre e tosse. Intanto Putin ha approvato la legge che gli consentirà di rimanere al potere fino al 2036
• In Turchia arrestati dieci ammiragli critici di Erdoğan
• In California un suv carico di migranti si scontra con un camion: 13 morti
• È stata abolita definitivamente la censura cinematografica in Italia
• Nata con l’intestino al posto di un polmone: bimba salvata all’ospedale Regina Margherita di Torino
• La sudcoreana LG smetterà di produrre smartphone
• Si allarga il cluster scoppiato in Nazionale: positivi Florenzi, Grifo, Sirigu e Cragno
• In Florida Jannik Sinner è stato battuto 7-6 6-4 dal polacco Hubert Hukacz
• È morto Robert Mundell, premio «Nobel» per l’economia e architetto dell’euro
• È morto anche lo sciatore Roland Thoeni, cugino di Gustav Thoeni
Titoli
Corriere della Sera: Regioni, spinta per riaprire
la Repubblica: Vaccini, il flop di Pasqua / Corsa alle dosi per ripartire
La Stampa: Battaglia sulle riaperture / Zaia: pronto per Sputnik
Il Sole 24 Ore: Borse, Chicago vince in Europa
Avvenire: Vaccini (non) per tutti
Il Messaggero: AstraZeneca, i dubbi dell’Ema
Il Giornale: Ultimatum dei commercianti
Leggo: Si ricomincia con i colori
Qn: L’obiettivo: riaperture dal 20 aprile
Il Fatto: Le vaccinazioni chiuse per ferie
Libero: Per fermare i migranti ci volevano i turchi
La Verità: Invece dei vaccini ci danno le multe
Il Mattino: AstraZeneca, dubbi under 50
il Quotidiano del Sud: Il muro da abbattere
il manifesto: Ritorno al futuro
Domani: Europa e Libia / Le complicità nella tragedia dei migranti
TERZA PAGINA
«Com’è difficile essere se stessi
quando gli altri ci vogliono diversi»
Roberto Gervaso
Draghi
di Giuliano Ferrara
Il Foglio
Sconsiglierei chiunque dallo strologare in anticipo sul prossimo presidente della Repubblica. Intanto perché il modo dell’elezione è esoterico, come tutti sanno ma nessuno mette mai in discussione, trattandosi dell’ultimo tabù. Non ci sono in ballo candidati e candidature, non ci sono programmi etico-costituzionali, per non dire idee politiche, non ci sono scadenze di rito tranne l’apertura a data certa di una sessione parlamentare riunita nella forma del seggio elettorale, e lì al buio si vota; c’è solo il fumo e anche l’arrosto, o la sostanza, del prestigio personale di personalità “eventuali”, della loro centralità “eventuale” in un dato equilibrio parlamentare che però è un arcano, è trasversale, sconta tradimenti e rovesciamenti di fronte, mentre s’intrecciano tendenze di medio periodo e fatti dell’ultima ora.
Sarà perché lo si voleva semplice notaio della Repubblica, malgrado i vasti poteri espressamente politici conferitigli o acquisiti nella prassi della costituzione materiale, ma proprio di questo si tratta nell’elezione del custode supremo: una riservata decisione notarile esposta a tutti i venti e alle correnti della politica professionale ma in modo sotterraneo, al posto delle piattaforme di candidatura c’è la propalazione dei profili ideali, ci sono vaghe ambizioni notabilari.
Stavolta è diverso, almeno in apparenza. Un italiano considerato un po’ speciale, e che ha percorso i gradi di una carriera tecnica e politica di primissimo ordine, appena accolto alla guida del governo come salvatore della Patria, si troverà nel 2022 nella naturale posizione, per prestigio, per età, per esperienza, per collocazione ideologica e politica, per i risultati sulla scena italiana e internazionale, di poter scegliere se trasferirsi, cosa mai avvenuta in passato, da Palazzo Chigi direttamente alla residenza papalina del Quirinale. Vero che i meccanismi della politica parlamentare, la ovvia tendenza a scegliere “uno di noi”, le legittime ambizioni di altri nomi di prestigio, le circostanze della politica e del governo, unità nazionale o nuove elezioni, continuità, emergenze eccetera, possono determinare sorprese. Ma allo stato dei fatti l’unica previsione seria possibile è che, se le cose per l’anno prossimo si disporranno su un piano inclinato di normalizzazione e discesa dall’emergenza sanitaria, economica, sociale, starà a Draghi stesso decidere per il suo futuro, che ovviamente non è solo un fatto personale.
Si può scommettere che la riservatezza notoria della persona non sarà rinnegata e che alla fine anche l’eventualità di un trasferimento, di rilevante valore politico e istituzionale, arriverà come una scelta priva di pulsioni, emozioni, passioni, una specie di nuovo appello al di sopra delle parti, insomma una definitiva consacrazione. Draghi non offre indizi, com’è nel carattere di tutto il suo cursus, anche al momento dei gesti più clamorosamente decisionisti. Richiesto di un giudizio sulla durata del governo, si limitò a dire che sarà il Parlamento a decidere. Ecco, qui forse è l’unico elemento su cui si può scommettere, magari in contrasto con la dichiarazione del presidente del Consiglio. Il Parlamento ha i voti, ma la decisione sarà di Draghi. Non avrà nemmeno bisogno di presentarsi come una decisione, basterà una disponibilità. Il perché è tanto ovvio da non richiedere di entrare nei dettagli. Intorno al suo nome si è già sperimentata la formazione di una maggioranza presidenziale, il suo scrupoloso rispetto delle norme e delle abitudini di una Repubblica parlamentare, a partire dal lungo ciclo di consultazioni dei partiti che ha generato l’unità nazionale, denota un tratto intimamente politico più che tecnocratico o d’eccezione. In un certo senso Draghi è già stato eletto successore di Mattarella, designato alla missione dal predecessore, ma con la dovuta discrezione e con l’attenzione a risolvere con una larga maggioranza istituzionale il problema del governo in assenza di una maggioranza politica. Strologare su un’elezione arcana, che però è per la sostanza già avvenuta, è quindi un esercizio stucchevole e vano. A meno che la condizione del paese non richieda tassativamente un nuovo rinvio alla data ordinaria delle elezioni (2023) e la prosecuzione dell’esperienza di governo nelle condizioni attuali. Ma anche questa è una valutazione dei partiti e del Parlamento nella formazione della quale sarà il parere di Draghi quello decisivo. Non ha dunque senso parlare di Draghi al Quirinale anzitempo, bisognerebbe al limite parlarne con Draghi, ma esistono conversazioni più facili da imbastire.
Tempo
Sole e qualche nuvola sulle isole maggiori. Piogge e temporali su gran parte della penisola, con un po’ di neve sulla Valle d’Aosta, sul Triveneto e sull’Appennino centrale.
Sport
È la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace. La Repubblica: «La […] data non è casuale: il 6 aprile ricorda infatti l’anniversario dei primi Giochi olimpici moderni, celebrati ad Atene nel 1896. La lealtà, l’uguaglianza, il rispetto delle regole e delle diversità sono i valori di chi si confronta alle Olimpiadi. Gli stessi valori fanno da filo conduttore ai vari eventi che si tengono nella Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace indetta dall’Onu. […] Le Nazioni unite e i loro Stati membri hanno dato allo sport pieno riconoscimento nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Nella Dichiarazione dell’Agenda, al paragrafo 37, si riconosce “il crescente contributo dello sport alla realizzazione dello sviluppo e della pace nella sua promozione della tolleranza e del rispetto e il contributo che apporta al rafforzamento delle capacità delle donne e dei giovani, degli individui e delle comunità, nonché alla salute, l’istruzione e gli obiettivi di inclusione sociale”».
Funerali
A Mignano Monte Lungo (Caserta) l’ultimo saluto alle quattro vittime dello schianto frontale occorso sulla via Casilina, a San Vittore del Lazio (Frosinone), la sera del 3 aprile: nella chiesa dell’Immacolata Concezione (sita nella frazione Campozillone), a Claudio Amato, operaio, alla guida di una delle due vetture; nella chiesa di Santa Maria Grande, a Luigi Franzese e Matteo Simone e, successivamente, a Carlo Romanelli, i tre studenti a bordo dell’altra vettura, uno dei quali – probabilmente Franzese, seduto sul sedile posteriore – al momento dell’incidente stava effettuando con la videocamera del suo cellulare una diretta su Instagram, dove i loro amici hanno quindi assistito in diretta alla tragedia. Avevano rispettivamente 52, 20, 19 e 18 anni.
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Nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo a Bra (Cuneo) l’addio ai coniugi Stefano Arnaldi e Vittoria Ternavasio, morti di Covid-19 nell’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, a poche ore di distanza l’uno dall’altra, tra il 1° e il 2 aprile. Avevano rispettivamente 80 e 78 anni.
Processi
A Roma udienza preliminare relativa all’indagine «Cassandra». Italpress: «Dopo la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal sostituto procuratore di Roma Alberto Pioletti per i manager e collaboratori di Philip Morris e i dirigenti dei Monopoli di Stato accusati di corruzione, British American Tobacco Italia ha notificato la propria dichiarazione di costituzione quale parte civile con l’obiettivo di ottenere un risarcimento dei danni come parte offesa dal reato. Il procedimento penale nasce dall’indagine della Procura di Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, del dicembre 2019 (indagine “Cassandra”). L’indagine avrebbe evidenziato lo “stabile asservimento della funzione pubblica” – ovvero dei dirigenti dei Monopoli di Stato –, che avrebbero “rivelato notizie e documenti, acquisiti per motivi d’ufficio, e riservato un trattamento di riguardo ai dipendenti di Philip Morris Italia a discapito degli altri produttori concorrenti”, come riportano gli atti della Procura di Roma. Come si evince dagli incartamenti, il sostituto procuratore Alberto Pioletti ha accusato anche la società Philip Morris Italia srl “perché i comportamenti corruttivi e di turbativa della concorrenza sarebbero stati posti in essere da propri dirigenti e collaboratori nell’interesse e a vantaggio della Philip Morris Italia srl”. “Abbiamo seguito sin dall’inizio e con la massima attenzione ogni sviluppo dell’indagine Cassandra, depositando, agli inizi di febbraio, un esposto in Procura – afferma in una nota Alessandro Bertolini, vicepresidente di British American Tobacco Italia e direttore Affari legali e Relazioni esterne per il Sud Europa –. […] Venire a conoscenza di possibili favoritismi e clientelismi tali da turbare, fra l’altro, la corretta dinamica concorrenziale sul mercato a vantaggio di un concorrente è per noi un fatto gravissimo rispetto al quale ci sentiamo parte lesa e in relazione al quale, con la costituzione quale parte civile, intendiamo chiedere il risarcimento dei danni”».
Esteri
Visita ufficiale del presidente del Consiglio Mario Draghi a Tripoli (Libia). Massimo Giannini su La Stampa: «Mario Draghi […] incontrerà il nuovo responsabile del Consiglio presidenziale, Mohamed al-Menfi, e il nuovo primo ministro ad interim, Abdul Dbeibeh. È la prima vera missione a Tripoli di un capo di Stato straniero e soprattutto di un premier italiano, dopo le ritirate indecorose e i falsi movimenti di questi anni. Ed è una missione cruciale. […] Il senso sta nelle parole con le quali il presidente del Consiglio ha annunciato l’iniziativa in Senato il 24 marzo, alla vigilia del Consiglio Ue: “In Libia l’Italia difende i propri interessi internazionali e la cooperazione. Se vi fossero interessi contrapposti, non dobbiamo avere timori reverenziali verso qual che sia partner. Nel corso della mia vita mi pare di aver dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’Europa e della nazione”. C’è un gigantesco strappo geo-strategico da ricucire. […] L’ultimo premier che volò di persona a Tripoli fu Mario Monti, poco più di nove anni fa. E questo arco temporale dà già la misura di quanto terreno abbiamo perso in quell’area. […] La stessa cosa hanno fatto i leader europei e i penultimi presidenti americani. Questa ignavia, la stiamo pagando cara, in ogni senso. Per l’Italia, c’è il costo della provvista energetica (da quei deserti l’Eni continua a pompare quasi il 30 per cento delle sue attività) e il prezzo della destabilizzazione politica (su quei territori si è consumata la frattura tra Tripolitania e Cirenaica, la guerriglia tra le milizie e la mattanza dei migranti in transito dal continente sub-sahariano). Per la Ue e gli Usa, c’è la perdita di ruolo strategico e di presidio “fisico” di una zona del pianeta che vede specularmente risorgere un doppio sogno imperiale: da una parte quello russo, dall’altra quello ottomano. […] Ecco perché la missione di Draghi è importante. Si salda alla ripresa delle relazioni transatlantiche innescata dalla vittoria di Joe Biden. […] Riflette a sua volta una nuova centralità dell’Italia, impegnata in una collaborazione-competizione con gli alleati europei che insistono sugli stessi terreni, confliggono sugli stessi business, inseguono le stesse concessioni di “oil and gas”. Non possiamo aspettarci risultati immediati. […] Ci vorrà tempo, perché l’Italia possa tornare a essere tanto forte e credibile da convincere l’America a fidarsi e l’Europa a riprendersi il suo Mare. Arrestare una spia dei russi, e gonfiare il petto di fronte a Washington, non basterà a farci perdonare la sbandata putiniana del primo governo gialloverde, tra cene leghiste al Metropol e brindisi salviniani sull’annessione della Crimea o l’attacco all’Ucraina. Ma almeno questo possiamo riconoscerlo: è un buon inizio, per l’Italietta che finalmente si risveglia dalla sbornia nichilista, sovranista e anti-occidentale di questi ultimi tre anni».
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In missione ad Ankara (Turchia), il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontrano il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Alberto d’Argenio su la Repubblica: «L’Europa sembra credere nell’appeasement con la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. Tanto che […] i vertici dell’Unione voleranno nel Paese anatolico per incontrare il Sultano. […] Il tentativo è di scolpire quella “agenda positiva” con Ankara che i leader dei Ventisette aspirano a rilanciare dopo gli scontri, anche duri, del 2020. Sul piatto […] i primi ministri europei hanno messo un approfondimento dell’unione doganale con la Turchia, progressi sui visti e una nuova tranche di finanziamenti dopo i 6 miliardi sborsati nel 2016 per consentire alla Turchia di ospitare sul suo territorio 4 milioni di rifugiati siriani (e chiudere la rotta balcanica a beneficio dell’Europa centrale). Tre dossier centrali per i turchi. Il viaggio di Michel e Von der Leyen naturalmente è stato concordato proprio […] con i capi di Stato e di governo, convinti della necessità di archiviare la politica delle sanzioni alla quale sono stati costretti lo scorso anno da Erdoğan e tornare a relazioni costruttive. I leader hanno ripetutamente richiamato la Turchia sul rispetto dei diritti umani. Tuttavia ai Ventisette per provare a riallacciare i rapporti con Erdoğan è bastato che il presidente turco abbia dato il via a una de-escalation nel Mediterraneo orientale. Tanto che, dopo avere promesso una nuova “agenda positiva”, hanno sottolineato che Ankara deve astenersi da nuove provocazioni verso Grecia e Cipro con un “prolungato allentamento” delle tensioni. […] Michel e von der Leyen dunque ribadiranno a Erdoğan […] che per migliorare le relazioni tra i due blocchi sarà necessario che la Turchia “moderi il suo comportamento” verso Bruxelles e i partner Ue e sui diritti umani. Una prudenza quanto mai necessaria, anche se la trasferta dei due leader delle istituzioni Ue potrà essere sfruttata per comprendere le esigenze (finanziarie) turche nella gestione dei migranti».
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Colloquio in teleconferenza tra il commissario europeo per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e la Gioventù Marija Gabriel e il direttore generale dell’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (Cern) Fabiola Gianotti.
Agenda politica
Presso le commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera audizione in teleconferenza di rappresentanti della Società gestione impianti nucleari (Sogin) in merito alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), ai fini della realizzazione del deposito nazionale per il combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi (ore 14).
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Presso la commissione Agricoltura della Camera audizione in teleconferenza di rappresentanti della Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio), dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) e dell’Associazione nazionale agricoltura biologica (Anabio) in merito agli obiettivi del Piano strategico nazionale per la politica agricola (ore 14).
C’era una volta
Dieci anni fa
Giovedì 7 aprile 2011. Le cronache dalla Libia sottolineano spesso la scarsa preparazione militare dei ribelli, più simili in molti casi a un gruppo di combattenti improvvisati che a un esercito [ilpost].
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Il successore più probabile di Cesare Geronzi al vertice di Generali è, nel momento in cui scriviamo, Gabriele Galateri di Genola, in uscita dalla presidenza di Telecom Italia. Altra candidatura forte: Domenico Siniscalco. Terzo incomodo: Mario Monti, preside della Bocconi.
Cesare Geronzi si è dimesso dalla presidenza di Generali il 6 aprile dopo che 10 consiglieri d’amministrazione su 17 avevano manifestato l’intenzione di sfiduciarlo. « La caduta di Cesare Geronzi è stata salutata con un entusiasmo così unanime da apparire conformista. Un coro al quale partecipano anche esponenti dell’economia e dei media a lungo silenziosi, quando non plaudenti, negli anni d’oro del banchiere romano. E anche dopo. Lo possiamo dire non avendo mancato, a tempo debito, di pesare i risultati di Capitalia con il loro carico di sofferenze. Abbiamo anche raccontato la scalata del 2003 a Mediobanca come conquista del potere, non come operazione modernizzante» [CdS]
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«Quando ho iniziato l’università, in Canada, ho scelto filosofia. L’ho fatto semplicemente perché sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me. Poi ho continuato studiando tutt’altro e ho fatto prima il commercialista, poi l’avvocato. E ho seguito tante altre strade, passando per la finanza, prima di arrivare a occuparmi di imballaggi, poi di alluminio, di chimica, di biotecnologia, di servizi e oggi di automobili. Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o mi renda un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro» [discorso di Sergio Marchionne all’Alma Graduate School di Bologna].
Venti anni fa
Sabato 7 aprile 2001. «Scontri in Bosnia-Erzegovina tra i soldati della forza di pace internazionale e i nazionalisti croati. Ci sono state sassaiole, sono stati sentiti alcuni spari, nelle strade sono state alzate barricate. A Mostar una folla di un migliaio di persone ha aggredito i militari internazionali, ferendo undici carabinieri. A Siroki Brijeg è stato evacuato un ufficio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. A Grude nove italiani sono rimasti in ostaggio dei manifestanti per ore e solo nella notte gli ultimi quattro sono potuti uscire. La protesta è esplosa come reazione al commissariamento della banca croata Herzegovacka, gestita dall’Hdz, il partito nazionalista, del quale la comunità internazionale sospetta abbia stornato fondi da destinare a piani autonomisti»
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È stato arrestato il petroliere russo Alexander Zhukov, nell’ambito di un’inchiesta avviata nel 1997 dalla Dda di Torino su un traffico internazionale di armi gestito da un’organizzazione formata da ex agenti del Kgb, da esponenti della mafia russa e da uomini di affari ucraini. In Italia aveva come base di appoggio due società nate a Torino, la Gei e la New Stilmat. Ufficialmente la prima era un’impresa di sistemi industriali, la seconda una società specializzata in prodotti di cancelleria. Dal 1992 al 1994 dai porti di Ancona e Venezia sarebbero transitate decine di navi cariche di armi, dirette verso Serbia e Croazia. Dall’inizio dell’inchiesta sono state sequestrate 2.000 tonnellate di armi.
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Dalla base di Cape Canaveral, a bordo di un razzo Delta II, parte la sonda Mars Odyssey alla volta di Marte.
Il pianeta rosso sarebbe stato raggiunto il 24 ottobre 2001. Al 7 ottobre 2006 la sonda era ancora operativa e proseguiva nella mappatura e nello studio mineralogico della superficie di Marte.
Venticinque anni fa
Domenica 7 aprile 1996. Monica Lewinski racconta al presidente Clinton di essere stata licenziata. Lui si mostra dispiaciuto e le promette che se vincerà le elezioni la riporterà alla Casa Bianca. Poi si slaccia i pantaloni e Monica si dà da fare come al solito. Squilla il telefono, lui risponde e mentre parla le chiede di continuare.
Monica, poi, andrà a lavorare al Pentagono.
Trenta anni fa
Domenica 7 aprile 1991. Tonnellate di aiuti umanitari vengono paracadutati sul popolo curdo: « Per salvare i curdi è in corso una grande mobilitazione da parte di diversi Paesi occidentali. Sei aerei C-130 americani, scortati da alcuni caccia, hanno lanciato sui profughi 20 tonnellate di aiuti umanitari: cibo, acqua, medicine, coperte e tende. Lo stesso stanno per fare aerei inglesi, tedeschi, svizzeri» [CdS].
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Reagan fuma marijuana, Nancy ricicla i regali che non le piacciono, per anni ha ricevuto di nascosto alla Casa Bianca Frank Sinatra e ha fatto modificare il suo certificato di nascita per celare le proprie origini e la propria età. In compenso Ronald, quando è nata la sua prima figlia, era in compagnia di una sua ex fiamma. Queste alcune delle notizie tratte dal libro di Kitty Kelley, Nancy Reagan, an unauthorised biography, una biografia affidata ai racconti impietosi di 1002 persone, tra familiari e conoscenti dell’ex presidente.
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Kristian Ghedina rimane vittima di un incidente: «Non ricordo nulla. All’inizio dell’autostrada Milano-Torino persi all’improvviso il controllo dell’auto mentre stavo filando a 180 chilometri all’ora. Probabilmente scoppiò uno pneumatico che avevo scheggiato la mattina contro un marciapiede». Lo sciatore entra in coma. Sul suo corpo fratture multiple. Dal suo orecchio manca il lobo.
Quaranta anni fa
Martedì 7 aprile 1981. Tra i sospettati per l’omicidio di Anna Parlato Grimaldi uccisa la notte del 31 marzo con tre colpi di pistola calibro 6,35 mentre rientrava nella sua villa hollywoodiana, sulle colline di Napoli, una moglie tradita, un giovane dai desideri anomali o un play-boy in Jaguar.
Cinquanta anni fa
Mercoledì 7 aprile 1971. Nel discorso sullo stato della guerra nel Vietnam, teleradiotrasmesso al paese, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon annuncia un nuovo piano per il ritiro delle truppe americane. «Posso assicurarvi che l’impegno americano in questa guerra si sta avviando alla fine». Nixon ha detto di voler ritirare fra il primo maggio ed il primo dicembre di quest’anno altri centomila soldati 14.000 al mese, rispetto ai 12.500 che furono ritirati in media lo scorso anno. Le truppe americane di stanza nel Vietnam scenderanno così a 184.000 uomini.
Sessanta anni fa
Venerdì 7 aprile 1961. Gronchi è atterrato a Lima: «Lasciate a nord-est le Azzorre, varcato con un altro balzo il resto dell’Atlantico fino a Curacao per uno scalo tecnico, il bianco quadrigetto del Presidente Gronchi ha superato le Ande e, quando già era in vista del Pacifico, si è visto venire incontro sei caccia dell’aviazione militare che lo hanno scortato fino all’aeroporto di Lima-Callao, dove è atterrato alle undici in punto, dopo diciotto ore di viaggio. Sul campo, insieme con le scolarette del collegio italiano, tutte vestite di bianco, erano schierati gli ussari de Junin in uniformi di color rosso e nero, con la loro banda, che ha intonato gli inni nazionali, suonandoli per intero, mentre Gronchi e il Presidente Prado si guardavano da lontano, immobili alle due estremità opposte di un rosso tappeto d’onore lungo una quarantina di metri. Così aveva stabilito il protocollo, e i due Capi di Stato riportavano alla memoria la stampa, raffigurante Napoleone e l’imperatore di Russia che si scrutavano dai due lati della zattera dove era stato costruito il padiglione per l’incontro di Tilsit. In cilindro sotto il sole, insieme con Gronchi, era donna Carla, in tailleur blu e cappello a cloche; insieme con Prado era la sua giovanissima consorte, in tailleur celeste. Dietro i due Presidenti si trovavano i personaggi del seguito, e in prima fila erano il ministro Martinelli, il sottosegretario Russo, gli ambasciatori Straneo e Cavalletti. Più indietro, e meno in vista, altri personaggi si servivano del cappello a cilindro per ripararsi dal sole rovente, mentre le signore, trattenendo il cappello con la nano per proteggerlo dal vento, sembravano anch’esse sull’attenti come gli ufficiali che stavano ascoltando gli inni nazionali. Cessata la musica. Gronchi e Prado hanno potuto finalmente salutarsi e pronunciare brevi discorsi»
Le Poste italiane, dopo aver ritirato il “Gronchi rosa”, mettono in vendita un nuovo esemplare colore grigio del francobollo da 205 lire, con i confini del Perù corretti. Un comunicato afferma che di “Gronchi rosa” ne erano stati venduti circa 80 mila esemplari. Le Poste si sono anche affrettate a ricoprire i “Gronchi rosa” messi sugli aerogrammi con il “Gronchi grigio”. «“Ora quel francobollo rosa vale un Perù” commentarono immediatamente i collezionisti. In effetti, il prezzo – dopo che nei primi giorni seguiti allo “scandalo” era saltato da 205 a circa cinquemila lire e poi era salito con lenta progressione – fino al 1970 stagnò tra le 40 e le 90 mila lire; poi incominciò a salire fino alle 575 mila lire del 1980. Subito dopo ebbe una impennata che sembrò portarlo di slancio verso il milione ma alla fine degli anni ottanta la improvvisa apparizione di alcuni fogli ancora intonsi ne provocò una ricaduta. Negli anni successivi la quotazione ha ricominciato a salire e ora i cataloghi filatelici le hanno attribuito un valore intorno a 1.800 euro (che corrispondono a circa tre milioni e mezzo delle vecchie lire) […] Un aerogramma con il “Gronchi rosa” non ricoperto, viaggiato e fornito dell’annullo commemorativo del volo ed anche del timbro d’arrivo a Lima, è valutato ben 47 mila euro» [francobolli.tv]. Ora un Gronchi rosa mai utilizzato né attaccato su di una busta vale un migliaio di euro.
Ottanta anni fa
Lunedì 7 aprile 1941. Il XL corpo corazzato tedesco, entrato in Jugoslavia dalla Bulgaria, occupa Skopje e prosegue l’avanzata puntando su Monastir. Nel Nord del paese, la 2ª armata di von Weichs punta su Zagabria. La 2ª armata italiana (gen. Ambrosio) ha superato la frontiera giuliana [Salmaggi e Pallavisini].
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Il capo del movimento separatista croato, il Poglavnik Ante Pavelič, lancia un appello ai croati spronandoli alla costituzione di uno stato indipendente [Salmaggi e Pallavisini].
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La 12ª armata tedesca (von List) entra in Grecia dalla Bulgaria. A contrastarla sono 4 divisioni greche, alle cui spalle, a una cinquantina di chilometri, sta il corpo di spedizione britannico
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Africa settentrionale. Nei pressi di el-Mechili, in Cirenaica, le truppe dell’Asse hanno la meglio sulla 2ª divisione corazzata inglese e sulla III brigata indiana. Intanto gli inglesi cominciano a rinforzare il presidio di Tobruk [Salmaggi e Pallavisini].
Cento anni fa
Giovedì 7 aprile 1921. L’on Gioielli, dopo esitazioni che ha certamente avuto, si è deciso a chiedere alla Corona lo scioglimento della Camera. Si legge nella relazione: «Per la prima volta, dopo la caduta dell’impero romano, e dopo secoli di lotte, di dolori e di sconfitte quali nessun popolo ebbe a sopportare per conseguire la sua indipendenza, uscendo vittoriosa dalla più terribile guerra che la storia ricordi, l’Italia ora ha raggiunto la sua unità, entro i confini segnati dalla natura. La regione Tridentina e quella della Venezia Giulia sono finalmente congiunte alla madre patria e un nuovo periodo della nostra storia inizia ora. I cittadini delle nuove province devono eleggere i loro rappresentanti al parlamento. Di fronte a cosi lieto e grande fatto, il Ministero ha dovuto porsi un quesito, se sia conveniente procedere alle elezioni parziali nelle nuove province, chiamando i loro rappresentanti a far parte di un’Assemblea eletta nelle altre parti d’Italia nel 1919, o se invece sta più degno del grande avvenimento chiamare contemporaneamente tutto il popolo italiano a determinare l’indirizzo politico, economico, culturale, amministrativo che debba essere dato all’Italia nel nuovo periodo storico che s’inizia. Il sistema d’indire le elezioni generali, quando nuove province si annettono al territorio nazionale, fu seguito nel 1870 dopo l’annessione di Roma».
Convocate per il 15 maggio le elezioni politiche generali.
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I fascisti vendicano l’aggressione subita da un giovane squadrista con la devastazione del circolo ferrovieri di Calle Priuli: i socialisti proclamano uno sciopero di protesta e assaltano l’abitazione del segretario politico del fascio (durante gli scontri muore un passante, Nino Mazzone, per arresto cardiaco); gli squadristi sequestrano un consigliere comunale socialista [Franzinelli1].
Centoventi anni fa
Domenica 7 aprile 1901. Disordini a Sommatino in Sicilia (Caltanissetta) a causa di una processione vietata. La forza fa uso delle armi; molti feriti, compresi 2 carabinieri e 3 soldati.
Centosessanta anni fa
Domenica 7 aprile 1861. Voci generali, molto accreditate, a Torino, a Parigi, a Vienna, a Berlino di guerra quasi imminente. Disposizioni preventive analoghe dei governi (Comandini).
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Il generale ungherese Klapka, arrivato ieri a Torino, conferisce oggi col co. di Cavour, per i piani rivoluzionari del partito liberale ungherese, e la sera ha un altro colloquio con Cavour, presenti Minghetti e Ricasoli (Comandini).
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In Basilicata, briganti, cui si uniscono gruppi di contadini dei latifondi del principe Doria, invadono le terre del principe stesso al grido di Viva Francesco II. Il brigante Carmine Rocco conquista il castello di Lagopesole, nel comune lucano di Avigliano, e si autoproclama generale borbonico. Dichiara decaduta l’autorità sabauda e ordina che siano esposti di nuovo gli emblemi dello stato borbonico. Qui crea la base di un esercito di insorti che raggiungerà 2 mila effettivi, con il sogno di liberare il Mezzogiorno dal dominio sabaudo. Intanto, nella notte appena trascorsa, Napoli è percorsa da segnali di rivolta. La polizia ha rinvenuto una bandiera borbonica issata in via San Salvatore. Alcuni detenuti hanno cercato di evadere da Castel Capuano, aiutati da collaborazionisti borbonici. Ma la fuga è stata sventata. È stato anche stroncato, grazie a una delazione, un complotto a favore del deposto re Francesco II. Un ex trombettiere del XIII reggimento cacciatori borbonici si è finto complice dei congiurati, ma ne ha poi agevolato la cattura. Sono stati così arrestati 130 cospiratori, uomini e donne, fra i quali il duca di Cajanello. Sono imputati di complotto contro lo Stato. Rischiano la pena capitale. Altri arresti sono avvenuti a Caserta, a Castiglione Abruzzese e a Vico di Capitanata, dove la Guardia Nazionale ha catturato nostalgici del deposto sovrano borbonico. È evidente la trama che intende creare nel Regno d’Italia un fronte interno in sostegno di un’eventuale invasione austriaca. Voci molto accreditate, a Torino, Parigi, Vienna e Berlino ritengono il conflitto imminente [Lupo, Sta].
Centonovanta anni fa
Mercoledì 7 aprile 1831. Pietro I del Portogallo, imperatore del Brasile, abdica a favore del figlio di 5 anni Pietro II del Brasile. L’Assemblea legislativa brasiliana nomina un Consiglio di Reggenza formato da tre membri.
Fu Pietro I del Brasile a dichiarare l’indipendenza del Paese nel 1822: si proclamò imperatore il 12 ottobre, giorno del suo ventiquattresimo compleanno, e venne incoronato il primo dicembre successivo. Pietro II rimarrà in carica fino al 15 novembre 1889, quando con un colpo di Stato venne proclamata la repubblica: «Se così dev’essere, così sia. Sarà la mia pensione. Ho lavorato troppo e sono troppo stanco. Ora vado a riposarmi» [sussidiario.net].
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Gli austriaci possono fumare solo in casa o al caffè. «D’ora in poi vietato fumare tabacco nei luoghi pubblici, nelle vie, nei viali e sulle piazze di Vienna. Abbiamo purtroppo constatato che i misfatti compiuti dai fumatori di tabacco nella nostra città sono sempre più numerosi e che i paragrafi della legge che li riguardano, oltre allo statuto reale e imperiale, per evitare gli incendi sono stati vergognosamente violati. La repressione sarà energica e rigorosa; proibiamo ancora una volta di fumare nelle vie, viali e piazze ma, soprattutto, sotto i portoni e le volte delle case. Il cittadino che non sa comportarsi per strada e che non ama l’ordine dovrà prendersela solo con se stesso, se le sentinelle lo arresteranno e verrà punito secondo i rigori di legge».
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