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epa09093283 A handout photo made available by the Democratic Party Press Office shows Secretary of the Democratic Party (PD), Enrico Letta (L) and Former Prime Minister and senior member Five Star Movement Giuseppe Conte (R) during their meeting in Rome, Italy, 24 March 2021. EPA/PARTITO DEMOCRATICO PRESS OFFICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

FATTI & FATTACCI DI OGGI

Conte a Grillo: “Io e M5S rispettiamo vittime e pm”

Conte a Grillo: “Io e M5S rispettiamo vittime e pm”

L’ex premier: “Capisco il dolore, ma difendo l’autonomia dei giudici”. Il caso divide i giallorosa alle prese con il risiko Amministrative

di Luca De Carolis e Wanda Marra | 21 APRILE 2021

 

L’avvocato che era premier ha parlato, con sillabe da giurista: “Comprendo l’angoscia del padre, ma l’autonomia della magistratura va sempre rispettata, come vanno protetti la presunta vittima e i suoi familiari”. Tradotto, Giuseppe Conte ha preso le distanze dal Garante che ha detto l’intollerabile, da Beppe Grillo, con cui ieri – dicono – si è anche sentito.Non poteva più tacere Conte, su quel video che ha fatto diventare rosso di imbarazzo tutto il M5S e che preoccupa molto il Pd. Una grana anche per il rifondatore Conte, a cui ora il suo Movimento come i dem chiedono di accelerare, di chiudere appena possibile il suo piano di rifondazione, perché entro aprile vanno definiti gli accordi per le Comunali di ottobre. E se fino a lunedì i giallorosa sussurravano di un Conte “troppo lento”, ora dopo il video di Grillo tutti pensano che il tempo sia già scaduto: perché con quel filmato per difendere il figlio dell’accusa di stupro, il Garante si è messo fuori dal gioco politico, e ora serve che l’avvocato prenda la guida per tenere assieme i 5Stelle, l’altra metà dei giallorosa. Per il Pd lo dice chiaro e tondo il vice segretario, Peppe Provenzano.

Mentre anche a Palazzo Chigi cresce la preoccupazione per un partito della maggioranza senza una direzione chiara. Nell’attesa, ecco la lunga nota di Conte. Prima, per tutta la giornata, era stato subissato di messaggi dai parlamentari del M5S: “Giuseppe, dicci cosa bisogna fare, aiutaci”. L’avvocato promette che si farà sentire. Di certo avrà letto anche la pioggia di agenzie al veleno dei dem contrari all’intesa con il M5S, tra cui l’ex capogruppo in Senato, Andrea Marcucci, che gli rinfaccia il silenzio del giorno prima. E Matteo Renzi, che tira in ballo anche Luigi Di Maio. Conte capisce che non si può più rinviare. “Lavorava al testo da lunedì, lui ha i suoi tempi” sostiene un big. Così la nota appare nel tardo pomeriggio. “Sono ben consapevole di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto – scrive l’ex premier – ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone, i cui sentimenti vanno assolutamente rispettati, vale a dire la giovane ragazza direttamente coinvolta e i suoi familiari”. Non solo: “Con il Movimento mi accomunano da sempre due convinzioni: di ritenere indiscutibile il principio dell’autonomia della magistratura e di considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne”. E qui parla già da capo, Conte. Anche se non si decide a presentare il suo piano. Forse anche perché va ancora risolta la battaglia con Davide Casaleggio e Rousseau, che pretende 450mila euro di arretrati e che al M5S ha dato un ultimatum che scade domani. Nell’attesa, ha già detto no al M5S che gli chiedeva di pagargli una singola votazione sull’organo collegiale che dovrebbe affiancare Conte (o di cui dovrebbe far parte, come primus inter pares). Ma il tempo stringe, anche per il Movimento che ha già individuato la sua sede a Roma in piazza del Parlamento, accanto a un ristorante giapponese.

Al Nazareno invece lavorano alle Amministrative. È ormai sdoganato il principio – anche tra i 5Stelle – che si possa procedere non per un pacchetto, ma per scelte disgiunte. A Bologna sono partite le primarie del centrosinistra con Isabella Conti, lanciata da Renzi, che corre in proprio contro il candidato dem, Matteo Lepore. Si va verso i gazebo anche a Torino, dove un accordo col M5S pare difficissimo. A Napoli, invece, l’unità della coalizione dovrebbe reggere: in prima fila, Roberto Fico. Resta Roma: la presentazione delle candidature è stata fissata al 10 maggio, per permettere a Nicola Zingaretti di ripensarci. Lui e il segretario si sentono continuamente. Ma il governatore del Lazio cerca ulteriori garanzie: una parte dei voti dei Cinque Stelle, magari già al primo turno; un accordo sul suo successore con il Movimento: è pronto Alessio D’Amato, suo Assessore alla Sanità. Se alla fine le condizioni non ci saranno le primarie con Roberto Gualtieri saranno parecchio affollate: ci pensa anche Monica Cirinnà. Intanto Goffredo Bettini il 29 lancia le sue Agorà: sul palco ci saranno tutti, da Letta a Conte. Chissà se con qualche nodo irrisolto in meno.

 

Resta il coprifuoco alle 22. Le scuole aperte ma a metà

Resta il coprifuoco alle 22. Le scuole aperte ma a metà
Sulla scuola passa la linea delle Regioni (e della Lega), non si riapre al 100% ma solo ad “almeno il 60%” degli allievi delle superiori nelle nuove zone gialle e in quelle arancioni. Era stato più di tutti Mario Draghi a spingere per riaprire le scuole il più possibile e anche lui ha dovuto fare un passetto indietro. Sul cosiddetto coprifuoco e i locali al chiuso la Lega promette battaglia oggi al Consiglio dei ministri.Il confronto è già andato in scena ieri all’incontro tra le Regioni e i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza. Il ministro della Salute ha ribadito il divieto di circolazione dalle 22 rimane e i locali al chiuso saranno riaperti solo il 1° giugno: così dice la bozza del decreto che ripristina le zone gialle (abolite a marzo) e i servizi di ristorazione all’aperto anche la sera (sono chiusi da 5 mesi) dal 26 aprile , lunedì prossimo. Oggi il governo dovrebbe approvarlo. I presidenti delle Regioni, specie di centrodestra, chiedevano di consentire di muoversi fino alle 23. “Con il coprifuoco alle 22 i clienti non hanno nemmeno il tempo per mangiare”, ha detto Massimiliano Fedriga, il salviniano che guida il Friuli-Venezia Giulia e ora anche la Conferenza delle Regioni. È la stessa posizione del ligure Giovanni Toti: con il coprifuoco alle 23 “è inutile aprire i ristoranti la sera”. Anche qui Speranza è stato irremovibile. Matteo Salvini assicura che non molla: “La Lega proporrà in Consiglio dei ministri e in Parlamento, la riapertura dai primi di maggio anche delle attività al chiuso e l’estensione almeno fino alle 23 della possibilità di uscire”.Anche sul coprifuoco gli fanno sponda i renziani (“va allentato dove possibile” dice il deputato Luciano Nobili) e Forza Italia, ma la ministra Gelmini è più tiepida. Dice un leghista molto vicino al segretario sulla bozza del decreto: “Abbiamo dimostrato che in consiglio dei ministri possiamo modificare le norme annunciate poche ore prima”. Sono pressati dai ristoratori a cui avevano promesso di riaprire tutto e subito. Del resto secondo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) il 46,6% di ristoranti e bar, cioè circa 116 mila, non hanno la possibilità di utilizzare spazi esterni. Ieri i “disobbedienti” di #Ioapro hanno annunciato che il 26 apriranno lo stesso “senza rispettare il coprifuoco” e Giorgia Meloni che è tornata ad attaccare il governo, per lei “il coprifuoco alle 23 è un contentino” e quella rimane “una misura liberticida”.Il decreto proroga al 31 luglio lo stato d’emergenza, che scadrebbe il 30 aprile. Su questo il governo ha chiesto il parere del Comitato tecnico scientifico, che è “favorevole”, ha scritto in una nota il portavoce Silvio Brusaferro dell’Istituto superiore di sanità, ricordando gli “scenari epidemiologici”, il “sovraccarico attuale dei servizi territoriali ed ospedalieri” e la necessità di “supportare la campagna vaccinale”. Decadrebbero, senza lo stato d’emergenza, i poteri del commissario Francesco Paolo Figliuolo e anche i suoi provvedimenti. Per il resto il Cts non è stato consultato, ha solo proseguito la discussione sul cosiddetto pass verde, previsto nella bozza: per il momento sarà una certificazione cartacea o digitale di avvenuta vaccinazione o di guarigione/negativizzazione (valide queste per 6 mesi) o di tampone negativo (questo solo per 48 ore) che consentirà di superare i confini delle Regioni arancioni o rosse; tra quelle gialle (o bianche, quando ci saranno) ci si muoverà liberamente. C’è però il limite di una sola visita ad amici e parenti, in ambito regionale se in zona gialla o comunale in arancione.Le scadenze indicate nella bozza sono quelle note: 15 maggio, sempre in zona gialla, riaprono le piscine all’aperto e i centri commerciali nei weekend, il 1° giugno palestre e ristoranti al chiuso, il 1° luglio congressi, terme e parchi tematici. Il decreto prevede possibili modifiche alle restrizioni con “deliberazioni” dello stesso Consiglio dei ministri.

Due errori e un diritto

L’altroieri non ho commentato il video di Beppe Grillo che difende il figlio Ciro dall’accusa di stupro di gruppo: da padre di un ragazzo e di una ragazza, ho vissuto per anni nell’incubo che potesse accadere loro qualcosa in una serata alcolica. Quindi sì, un po’ mi sono immedesimato. Ora però molti lettori mi chiedono che ne penso. Grillo non ha sbagliato a difendere suo figlio. E fanno ribrezzo quanti, col ditino alzato, deplorano la sua rabbia: vorrei vedere loro, al suo posto. Gli errori sono altri. Primo, far intendere che la consensualità del rapporto sessuale sia dimostrata dal ritardo di 8 giorni con cui la ragazza ha sporto denuncia: a volte possono passare anche mesi, e giustamente la nuova legge del “Codice rosso” (firmata dal “suo” ministro Bonafede e dalla Bongiorno) ha raddoppiato i tempi per le querele da 6 mesi a 1 anno. Il secondo è l’assenza di una parola di vicinanza alla ragazza, che comunque, se ha denunciato, si sente vittima. Potrebbe esserlo, come pure non esserlo: alcune denunce di stupro si rivelano fondate e altre infondate.Sarà il gup a decidere se Ciro e i suoi tre amici vanno processati e altri giudici stabiliranno se fu stupro o no. Invece tutti parlano come se lo stupro fosse già certo, senza non dico una sentenza, ma neppure un rinvio a giudizio. E lo deducono, pensate un po’, dal fatto che Grillo ha fondato il M5S e il M5S è “giustizialista”. Sono gli stessi che ai loro compari applicano la presunzione di non colpevolezza anche dopo la condanna in Cassazione (tipo B. e Craxi) ed esultano per i vitalizi a Formigoni&C. Infilare la politica in un processo per stupro è quanto di più demenziale, anche perché Ciro Grillo non fa politica. La fa suo padre, il quale non risulta aver mai detto che si è colpevoli prima della sentenza (al V-Day elencava i parlamentari condannati in via definitiva). Chi paragona il suo video agli attacchi di B. o di altri impuniti alla magistratura non sa quel che dice. Grillo non ha detto che la Procura di Tempio Pausania è un cancro da estirpare o un covo di toghe antigrilline, né ha incaricato il suo avvocato (che fra l’altro non sta in Parlamento) di depenalizzare lo stupro di gruppo. Ha posto una domanda legittima: perché quattro presunti stupratori di gruppo sono a piede libero da 2 anni col rischio che lo rifacciano? E si è dato una spiegazione alla luce del filmato di quella notte che uno dei quattro ha sul cellulare: secondo Grillo e la moglie, insieme a successivi scambi di messaggi fra la presunta stuprata e i presunti stupratori, dimostrerebbe la consensualità. È la tesi difensiva. Noi, che il filmato e i messaggi non li abbiamo visti, non abbiamo nulla da dire sul punto. Se non che gli indagati hanno il diritto di difendersi e i loro genitori di difenderli.
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