Vannini, sentenza Cassazione: confermata la condanna in appello, 14 anni a Ciontoli

Nella sentenza della Cassazione pena definitiva anche per Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina (fidanzata di Marco) condannati a 9 anni e quattro mesi

Vannini, sentenza Cassazione: confermata la condanna in appello, 14 anni a CiontoliFederico Ciontoli mentre esce dal Palazzo di Giustizia durante la sentenza in Cassazione sul processo Vannini

«Concorso pieno» dei familiari

La quinta sezione penale ha modificato la qualificazione del concorso nel reato per i familiari di Antonio Ciontoli. Non più concorso anomalo nel delitto ma concorso pieno anche se attenuato dalla «minima partecipazione». Non cambia nulla ai fini della pena, ma fissa in modo ancora più chiaro la partecipazione dell’intera famiglia.

 

L’ultima partita

L’ultima partita si giocava sulla qualificazione delle condotte e quindi dei reati, colposi o dolosi, e su una interpretazione che, come detto anche dal procuratore generale Olga Mignolo, solo la testimonianza della vittima poteva ricostruire con esattezza dopo i tentativi degli imputati di depistare le immagini. Alle inverosimili bugie dette a caldo nelle chiamate di soccorso da loro stessi poi annullate («si è ferito con un pettine», «un colpo d’aria», «uno scherzo, si è spaventato», tutte frasi pronunciate con Marco agonizzante), sono seguiti lunghi anni di silenzio in cui le accuse lanciate, anche in aula ai magistrati nel primo appello, da Marina Conte, mamma della vittima, sembravano dover cadere nel vuoto. Quando poi la verità è cominciata ad emergere e ancora di più nelle ultime settimane in cui la prospettiva del carcere si faceva più concreta con l’approssimarsi della nuova data in Cassazione, i Ciontoli hanno cambiato strategia difensiva all’insegna del «salviamo il salvabile». Nello specifico, addossando tutte le responsabilità, con una insistita campagna mediatica, ad Antonio Ciontoli, autore dello sparo e architetto del tentativo di nascondere i fatti per non rovinarsi la carriera. Il pg ha invitato la corte a considerare questo aspetto e il collegio dei difensori ha insistito sul ruolo di «dominus» del capo famiglia, al quale moglie e figli si sarebbero di fatto adeguati, seguendo le sue direttive. Un ravvedimento tardivo che ora non eviterà loro il carcere.

 

«Non c’è nessuna lettura alternativa al dolo»

«L’intera famiglia Ciontoli preferì lasciar morire Marco Vannini, eliminando l’unico testimone e non andare incontro alle conseguenze della propria condotta. Non c’è nessuna lettura alternativa possibile al dolo, va esclusa l’ipotesi della colpa». Lo aveva detto il pg della Cassazione Olga Mignolo nella requisitoria con cui ha chiesto la conferma delle condanne per gli autori del delitto del 21 enne di Ladispoli, pur rimandando a una decisione dei giudici la valutazione sulla attenuazione delle pene per i famigliari di Antonio Ciontoli perché «hanno agito seguendo le sue indicazioni».