Clamoroso
Ieri, per una singolare coincidenza, oltre a Carla Fracci, è morta anche Lucia Novaro, che della Fracci fu maestra e scopritrice. Aveva 98 anni.
In prima pagina
• È morta a 84 anni Carla Fracci, la ballerina italiana più famosa al mondo
• Ieri si sono tenuti i funerali di gran parte delle vittime della tragedia del Mottarone. L’unico superstite, il piccolo Eitan, ora parla con la zia: completate le procedure di risveglio, la prognosi resta riservata
• Da lunedì Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Molise passeranno in zona bianca. Dal 7 giugno, anche Liguria, Veneto, Abruzzo e Umbria
• Ieri i morti di Covid sono stati 171. In Italia il tasso di positività sale all’1,7%. I ricoverati in terapia intensiva sono 1.206 (-72), le persone vaccinate 11.129.519 (il 18,66% della popolazione)
• Facebook ha annunciato che non censurerà più i post che parlano della teoria secondo cui il virus sarebbe stato creato in un laboratorio a Wuhan
• Draghi nomina Scannapieco al vertice di Cassa Depositi e Prestiti
• Patto tra Pd, M5s e Leu per Napoli: candidano come sindaco l’ex ministro Gaetano Manfredi
• I tre jihadisti imputati per gli attentati del 2017 a Barcellona e Cambrils sono stati condannati a pene che vanno dagli 8 ai 53 anni
• Emmanuel Macron ha riconosciuto le responsabilità della Francia nel genocidio in Ruanda
• Raoul Bova è il nuovo Don Matteo. Sostituisce Terence Hill dopo dodici stagioni della serie tv
• Simone Inzaghi non rinnova il contratto con la Lazio ed è a un passo dal diventare il nuovo allenatore dell’Inter
• Vittoria in salita per Bettiol nella diciottesima tappa del Giro d’Italia. Niente scossoni in classifica
• Dopo il dirottamento dell’aereo Ryanair ordinato da Lukashenko sono stati annullati gli Europei di ciclismo che dovevano tenersi a Minsk a fine giugno
• È morto a 91 anni Eric Carle, l’autore del libro per bambini Il piccolo Bruco Maisazio
La prima notte in gattabuia dei tre arrestati
Ieri mattina, chi aveva visto Gabriele Tadini, Luigi Nerini e Enrico Perocchio, dopo la prima notte nel carcere di Verbania, raccontava di averli trovati frastornati ma tranquilli. I tre sono stati messi in isolamento, ciascuno in una cella diversa. Secondo i pm c’è il pericolo che, se messi ai domiciliari, si darebbero alla macchia.
Gli avvocati dei tre uomini hanno raccontato il loro stato d’animo ai giornalisti. Tadini, il primo a confessare, molto pio, è il più provato, e ha detto: «Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso. Faccio i conti con Dio».
Nerini, tramite il suo avvocato, ha fatto sapere di essere pronto a risarcire le famiglie dei morti. Perocchio, invece, respinge le accuse e sconfessa la deposizione di Tadini.
Andrea Da Prato, avvocato di Perocchio, attacca: «Ma quale pericolo di fuga, il mio assistito vive in provincia di Biella e martedì sera ha preso l’auto, ha percorso circa 90 chilometri ed è andato dai carabinieri a Stresa. Fermarlo di notte sapendo che ha un legale di fiducia che risiede in Toscana mi sembra una bella brutalità». Sostiene che non ci siano i presupposti per la convalida del fermo. E aggiunge: «Vedremo se Tadini ripeterà quanto sostenuto anche davanti al giudice».
La confessione di Tadini: «L’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione. È stato in quel contesto, di tentativi e di interventi tecnici, che toglievamo e mettevano il cosiddetto forchettone per armare e disarmare il sistema dei freni d’emergenza. Tenere i freni scollegati permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse. Era in buone condizioni: non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione».
«Ancora da spiegare è perché la fune si sia spezzata. Ieri un primo sopralluogo del consulente nominato dalla procura, Giorgio Chiandussi del Politecnico di Torino, ha dato il via agli accertamenti: l’esperto ha esaminato il punto in cui la fune non ha retto e anche la parte del carrello della cabina che nella caduta ha perso l’aggancio con l’altra fune, quella portante» [Cravero, Rep].
Usa, calano i nuovi disoccupati
Negli Stati Uniti i lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 22 maggio, sono stati 406 mila, 38 mila in meno rispetto alla settimana precedente. È il dato più basso dall’inizio della pandemia. Nel pieno dell’emergenza Covid, gli Usa avevano registrato un massimo di 6,9 milioni di nuove richieste settimanali.
Biden a Roma manda una donna
Secondo indiscrezioni della Associated Press sarà Jane Hartley, 71 anni, già inviata di Obama in Francia, la nuova ambasciatrice americana a Roma.
Condannati tre jihadisti in Spagna
L’Audiencia Nacional, alto tribunale spagnolo con sede a Madrid, ha condannato a pene che vanno dagli 8 ai 53 anni i tre jihadisti accusati degli attentati di Barcellona e Cambrils (Tarragona) dell’estate 2017 in cui morirono 16 persone. Nessuno dei tre è l’autore materiale degli attacchi (sia l’autista della Rambla che il gruppo che fece irruzione a Cambrils erano stati uccisi dalla polizia). I tre condannati appartenevano però alla cellula jihadista: si tratta di Mohamed Houli, condannato a 53 anni, Driss Oukabir, condannato a 46 anni; Said Ben Iazza, condannato a 8 anni.
L’Onu apre un’inchiesta su Gaza
Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha sede a Ginevra, in Svizzera, ha deciso di aprire un’inchiesta sul conflitto tra Israele e Hamas delle ultime settimane. La presidente del Consiglio, Michelle Bachelet, ha avvisato che se l’inchiesta dimostrasse che gli attacchi di Israele a Gaza sono stati «indiscriminati e sproporzionati», potrebbero «costituire crimini di guerra», e ha concluso che «non ci sono dubbi che Israele abbia diritto a difendere i propri cittadini e residenti. E tuttavia i palestinesi hanno anch’essi diritti. Gli stessi diritti». Il primo ministro israeliano Netanyahu ha detto che la decisione «ridicolizza la legge internazionale e incoraggia i terroristi nel mondo».
«È bene ricordare che gli Usa non fanno parte del Consiglio sui Diritti Umani dell’Onu e quindi sono presenti a Ginevra solo come osservatori. La seduta di ieri è stata convocata su richiesta del Pakistan, uno dei 47 Paesi che formano il Consiglio. A sua volta, il Pakistan agiva per conto dei palestinesi e dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica» [Guaita, Mess].
Il malloppo dei vitalizi: i pregiudicati all’incasso
Indietro tutta. Con la delibera di Palazzo Madama che ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione, brindano anche tutti gli altri ex senatori condannati per mafia, terrorismo o reati contro la Pubblica amministrazione, a cui l’assegno era stato revocato nel 2015 per volere dell’allora presidente del Senato Pietro Grasso. Presto infatti anche per loro verrà meno la revoca e dunque torneranno a percepire l’assegno mensile, nell’attesa che il Senato si esprima anche sulla marea di ricorsi presentati – grazie allo zelante avvocato Maurizio Paniz, a sua volta ex parlamentare – da tutti quelli a cui il vitalizio è stato ricalcolato secondo il sistema contributivo.
Intanto però per i condannati tutto torna come prima e pure le vedove di alcuni di loro potranno ricevere l’agognata reversibilità. Non solo: gli interessati avranno indietro anche gli arretrati, ovvero gli assegni non percepiti in questi sei anni, al netto dei soldi già incassati da coloro i quali si erano già fatti restituire la quota accumulata in base ai contributi versati.
Silvio Berlusconi. B. è il più noto tra gli ex senatori condannati. Nel 2013, dopo un’infinita serie di processi conclusa tra prescrizioni, assoluzioni e leggi ad personam, la Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset. Fino ad allora, Berlusconi aveva diritto a un assegno da circa 8 mila euro che ora potrà pretendere di nuovo.
Marcello Dell’Utri. Sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa non sono abbastanza per revocare l’assegno allo storico braccio destro di Berlusconi. Tutt’oggi pluri-indagato – nonché condannato in primo grado a 12 anni nel processo sulla trattativa Stato-mafia – al momento della delibera Grasso del 2015 Dell’Utri percepiva 4.985 euro al mese dal Senato, di cui ha fatto parte dal 2001 al 2013.
Vittorio Cecchi Gori. Sono invece diversi i guai finanziari in cui è incappato Cecchi Gori, l’ex magnate del cinema e storico presidente della Fiorentina negli anni 90. Vicende che lo hanno portato ad alcune condanne passate in giudicato per cui il Senato, nel 2015, decise la revoca dei suoi 3.400 euro di vitalizio. Senatore per sette anni con il Partito popolare, soltanto l’anno scorso per Cecchi Gori è arrivata l’ultima amarezza giudiziaria: la Cassazione ha confermato la condanna a 5 anni e 6 mesi per il crac della casa di produzione Safin.
Ferdinando Di Orio. La condanna definitiva di Di Orio, ex senatore Pds in carica dal 1994 al 2001, è successiva alla delibera Grasso. È stato dunque uno degli ultimi a perdere l’assegno, che ora potrà ri-ottenere nonostante la Cassazione gli abbia inflitto 2 anni e 6 mesi per il reato di induzione indebita: da rettore dell’Università dell’Aquila, Di Orio aveva costretto un suo docente, il medico Sergio Tiberti, a versargli denaro per non incorrere in possibili conseguenze negative per la sua carriera accademica.
Vincenzo Inzerillo. Poco meno di due anni in Senato valgono 2.381 euro di assegno mensile a vita. Così Vincenzo Inzerillo, ex Dc, ha messo a frutto i suoi 722 giorni passati in Parlamento tra il 1992 e il 1994, prima che Tangentopoli spazzasse via la Prima Repubblica. Ma non Inzerillo, che ora tornerà a percepire il vitalizio senza badare alla condanna definitiva a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.
Franco Righetti. Centrista per due legislature con la passione per gli affari immobiliari, Righetti non percepisce più l’assegno di Palazzo Madama da sei anni. Ma la sentenza Formigoni apre la strada al maxi-risarcimento anche per lui, che fino al 2015 prendeva 3.408 euro al mese.
Ottaviano Del Turco. Ministro, presidente dell’Abruzzo e senatore per otto anni, Del Turco è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 11 mesi per induzione indebita alla fine di una lunghissimo processo sulla Sanità della sua Regione. La vicenda del vitalizio di Del Turco si trascina da mesi, perché l’ex senatore ha continuato a percepire i 5.500 euro – al netto di qualche congelamento provvisorio – nonostante la condanna definitiva, perché ammalato di Parkinson e Alzheimer e perché si è dichiarato indigente. Circostanza smentita da un Isee da 137 mila euro e 92 mila euro di reddito. A scanso di polemiche, Del Turco adesso potrà riavere tutti i soldi.
Reversibilità. Ci sono poi le famiglie di alcuni ex senatori defunti pronte a ricevere di nuovo gli assegni. Si tratta dei parenti di Antonio Girfatti (Forza Italia), Giorgio Moschetti (Dc), Giuseppe Ciarrapico (già senatore del Popolo della Libertà e noto anche per essere stato presidente della Roma) e Pasquale Squitieri, eclettico regista e senatore di Alleanza nazionale per una sola legislatura.
Gli altri. Da sottolineare, poi, come la sentenza Formigoni chiuda ogni dubbio anche su quegli ex senatori che il vitalizio non lo hanno mai perso nonostante abbiano commesso gravi reati. La delibera di Palazzo Madama del 2015, infatti, escludeva dalla perdita dell’assegno coloro i quali avevano patteggiato la condanna entro quella data, senza dunque essere stati condannati dopo al termine del processo. Parliamo di Luigi Grillo, ex Dc e FI condannato per associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione aggravata e utilizzazione di segreti d’ufficio (10 mila euro al mese di vitalizio); Giovanni Di Benedetto, Dc sparito dalla politica con una serie di condanne (tra cui corruzione aggravata) ma con i suoi 1.600 euro al mese garantiti dal Senato; il leghista Piergiorgio Stiffoni, 7 mila euro al mese nonostante la condanna per peculato; e Salvatore Marano, ex senatore forzista esperto – suo malgrado – di reati finanziari. Per tutti loro, dal prossimo mese ci sarà un po’ di compagnia in più tra i “vitaliziati”.