Clamoroso

In Russia, quando le autorità vogliono fare un lockdown senza dirlo, annunciano una «settimana non lavorativa» [Flammini, Foglio].

In prima pagina

• Si chiude la vicenda dei due marò: l’India accetta il risarcimento dell’Italia di 1,1 milioni di euro.

• Ieri c’è stata la prima emissione di obbligazioni comuni europee. La Commissione ha venduto titoli a dieci anni per 20 miliardi. La domanda è stata di sette volte superiore all’offerta

• Oggi a Ginevra Biden incontrerà Putin

• Sul blog di Beppe Grillo compare un attacco al vertice Nato e al G7 in difesa di Cina e Russia

• Vertice di Forza Italia, Berlusconi accelera: «Serve un partito unico di centrodestra»

• Il sindaco di Verona Federico Sboarina entra in Fratelli d’Italia

• Ieri i morti di Covid sono stati 63. Il tasso di positività è allo 0,6%, mai così basso da inizio anno. I ricoverati in terapia intensiva sono 504 (-32), le persone vaccinate 14.410.345 (il 24,32% della popolazione)

• È morto l’uomo ricoverato a Bari per un’ischemia, a circa due settimane dalla somministrazione del vaccino Johnson&Johnson

• Anche De Luca si allinea alle indicazioni del ministero della Salute sui vaccini AstraZeneca. In Lombardia 81 casi di variante indiana da aprile a oggi

• Da ieri in Israele i vaccinati non devono più indossare la mascherina nei luoghi chiusi. Lo Stato di New York ha raggiunto l’immunità di gregge

• Ad Avola, in Sicilia, è crollato un ballatoio: muore un operaio, l’altro è grave

• A Milano una trivella alta dieci metri è crollata su un edificio. Evacuati 300 ricercatori dell’Ifom, istituto di ricerca sui tumori

• L’ex moglie di Bezos MacKenzie Scott dona altri 2,74 miliardi di dollari in beneficenza

• Contro l’Ungheria il Portogallo soffre ma poi dilaga nel finale: 3-0 con doppietta di Ronaldo. La Francia ha battuto la Germania 1-0 grazie a una clamorosa autorete di Hummels

Titoli

Corriere della Sera: «Vaccini, le dosi basteranno»

la Repubblica: Usa-Ue, la pace dei dazi

La Stampa: Usa-Ue firmano la pace sui dazi

Il Sole 24 Ore: Recovery, corsa agli Eurobond

Avvenire: Quei piccoli italiani ancora senza patria

Il Messaggero: L’emergenza verso la proroga

Leggo: Variante delta, paura in Italia

Qn: Due dosi di vaccino contro le varianti

Il Fatto: I medici al governo: «Caos sui richiami»

Libero: Spallata di Berlusconi: «Subito il partito unico»

La Verità: I 2 miliardi dietro al pasticcio vaccini

Il Mattino: Vaccini, la verità Aifa / De Luca fa dietrofront

il Quotidiano del Sud: Basta con i capi bastone e i loro robot

il manifesto: Blocchi di partenza

Domani: Tutta Italia riapre ma la giustizia rimane in lockdown

Parole

Giulio Einaudi non usava mai parole come marketing o obbiettivi di mercato. Diceva: dobbiamo raggiungere nuovi lettori [Paolo Repetti, direttore editoriale di Einaudi Stile libero, a Simonetta Sciandivasci, Foglio].

Team building

Il film Severance-Tagli al personale di Christopher Smith racconta un viaggio premio nei Carpazi: dovrebbe creare legami tra i dipendenti, finisce tra atroci delitti nello chalet in mezzo alla foresta [Mancuso, Foglio].

Bruxelles

Dopo essere stati nominati, e prima ancora di comparire in audizione davanti all’Europarlamento, i 26 commissari europei partecipano a un seminario nella campagna belga per conoscersi meglio [D’Argenio, Rep].

Cervelli

Tutto ha avuto inizio quando nei corridoi della Mega Ditta è echeggiata la parola braistorming: la tempesta di cervelli che ha promesso di strappare il travet dalla monotonia e di scatenare la creatività in azienda. E così al motto di «facciamo brainstorming» per decenni si sono susseguite estenuanti riunioni che oltre alla creatività hanno scatenato i più bassi istinti. Insieme all’impressione di sprecare del tempo [Gallacci, Giornale].

Ping pong
I tavoli da ping pong, i videogame, i distributori automatici di tastiere, cuffie, cavi e cavetti, tutti gratuiti; gli incentivi al fitness e all’automiglioramento, le gite di team building, i falò, i rituali propiziatori, perfino una caccia al tesoro in centro città: sembra anche una mentalità parecchio adolescenziale.
«I campus di Google e Facebook nella Bay Area assomigliano a dei college. Molto di questo ha a che fare con la volontà di trattenere le persone in ufficio il più a lungo possibile, facendo sembrare il lavoro divertente. Ma è vero che esiste un legame inscindibile fra la Valley e la giovinezza: c’è sempre un linguaggio di programmazione nuovo da imparare, c’è sempre una nuova classe di neolaureati di Stanford con idee dirompenti e di cui tutti si infatuano. Un po’ come il mondo editoriale che s’innamora sempre dello scrittore venticinquenne» [Anna Wiener, autrice di La valle oscura, sulla Silicon Valley, a Paolo Giordano, Lettura].
Altre cose
Abbiamo anche appreso: che la nazionale di calcio ungherese è allenata da un italiano di nome Marco Rossi; che Diego Fusaro è segretario di un partito che si chiama «Ancora Italia per la sovranità democratica»; che per legge ai dislessici è concesso il 30% di tempo in più per completare gli esami; che il primato di gol in nazionale spetta all’iraniano Alì Daei (109 in 149 presenze, CR7 è a quota 104 in 175 gare); che il nuovo primo ministro israeliano Naftali Bennett, anche se è il capo della destra nazional-religiosa, stringe la mano alle donne; che i pm di Roma contestano a Vittorio Sgarbi di aver autenticato almeno 32 quadri pur sapendo che erano palesemente falsi; che a Semproniano, in Toscana, c’è un parco di cinquanta ettari dove vivono mille animali salvati dai circi o dai laboratori (ci sono lupi e ibridi, lama, dromedari, zebre, istrici, uccelli rapaci, serpenti tropicali, tassi, fenicotteri, leoni, caimani e «enormi pappagalli brasiliani che ti salutano con il più improbabile dei ciao»).

IN TERZA PAGINA [vai]

La mia personalissima variante (M. Feltri)

I dolori del giovane Letta (Marcenaro)

La querelle CR7 Coca Cola (Serra)

La pistola fumante (Camon)

Non paga il canone della tivù,

finisce in prigione (Giardina)

TERZA PAGINA

«Siamo carne da cannellone»
Francesco Storace

Festa

di Mattia Feltri

La Stampa

Sono affetto da una personalissima variante: appeno leggo o sento pronunciare parole come covid, vaccino, immunità e altre della famiglia pandemica, perdo conoscenza. Alle porte dell’estate, con la campagna vaccinale al galoppo e il contagio in affanno, e dopo un anno e mezzo di conversazioni virologiche, vorrei occuparmi soltanto di romanzi, di pizze, di spiagge, di baci, sul terreno dell’intellettualità potrei spingermi fino a parlare di europei di calcio, non oltre. Però mi tocca, per contratto. Metto a repentaglio la salute mentale e mi immergo negli articoli su Astrazeneca, sul mix eterologo, sulla variante Delta, persino sulla povera Camilla morta a Genova, riconoscendo in ogni sillaba l’emotività, il semplicismo, la retorica, l’enfasi. Il cedimento alle apparenze da batticuore è totale e incondizionato, da parte di chiunque, anche delle famigerate élite. Ho letto l’intervista a un ragazzo che diceva sono giovane, sono sano, il virus non mi ucciderà mai, perché dovrei vaccinarmi? Lo so, a ricordare i concetti di comunità e di responsabilità ci si becca subito del boomer (vecchio scemo). Però, se non mi appisolo, trovo al volo cose interessanti, per esempio un paio di studi che riconducono tutto alla logica. Primo, nel Regno Unito queste famose varianti e in particolare la Delta stanno infettando – guarda un po’ – soprattutto i giovani, perché sono meno vaccinati degli adulti e degli anziani. Secondo, sempre nel Regno Unito si è calcolato che due dosi di Pfizer e Astrazeneca, e sottolineo Astrazeneca, riducono il rischio di ricovero del 94 e del 92 per cento. Bene, ora parliamo un po’ di pizza?

Mattia Feltri

Pd

di Andrea Marcenaro

Il Foglio

“I risultati arrivano, stare al governo ci fa bene”. Enrico Letta, plurilaureato, pluriaccademico, pluriministro giovanissimo, presidente del Consiglio, intimo di Prodi, intimo di Beniamino Andreatta, intimo probabilmente di Federico Caffè niente niente l’avessero trovato, nipote di quell’altro Letta, colonna di Science Po, leader politico coi controfiocchi, ultimamente segretario del Pd e insomma, dal cervello veloce come il fulmine, sembra essersi convinto di star sereno ora invece era prima.

Andrea Marcenaro

Coca Cola

di Michele Serra

la Repubblica

Ignoriamo (per nostra fortuna) il dettaglio delle complicate situazioni contrattuali e legali che stanno dietro, sopra e sotto la cliccatissima lite tra Cristiano Ronaldo e una bottiglietta di Coca Cola. È però sicuro che, levandola dall’inquadratura televisiva, il bomber abbia fatto fibrillare decine di uffici legali in tutto il mondo: per primo quello che lo assiste. Aggiungendo che lui beve solo acqua, il caso è poi salito di grado fino all’incandescenza, fino a eguagliare i massimi incidenti diplomatici della storia, dallo schiaffo di Anagni all’attentato di Sarajevo.

Erano papi e imperatori, a quei tempi, a incarnare la sacralità del potere. Ora sono le merci: ma non è che ci siamo laicizzati più di tanto. La bottiglietta che presiede, accanto al microfono, la mondovisione calcistica, è un idolo. Un totem. Scansandola, e subito dopo dichiarando la sua estraneità alle bollicine, CR7 ha commesso qualcosa di abbastanza simile, tecnicamente, al sacrilegio. La reputazione delle merci, il loro buon nome, la loro onorabilità, il loro diritto di non essere nominate invano, sono difesi da un corpus giuridico formidabile, e da un clero aziendale, pubblicitario e forense agguerritissimo.

Provate a destinare a un marchio aziendale, sui giornali e sui social, anche solo la metà degli insulti che hanno normalmente per oggetto gli esseri umani, come categorie e come singoli individui: ne pagherete il prezzo. Chissà se verrà mai il giorno in cui le persone potranno godere di uguale prestigio, uguale tutela, di una bibita in bottiglia.

Michele Serra

Pistole

Ferdinando Camon

Avvenire

Ad Ardea, Roma, un uomo ha ucciso per strada tre persone che neanche conosceva, e la domanda che tutti dobbiamo porci è: perché aveva una pistola? Suo padre era stato un vigilante, e dunque il padre la pistola l’aveva legalmente, ma dopo la morte del vigilante l’arma non doveva venir consegnata ai Carabinieri? Una pistola è un’arma pericolosissima, più pericolosa di ogni altra, e scrivo questo articolo per dimostrarlo.
Si scrive spesso (anch’io) che gli Stati Uniti d’America sono incoscienti, con la loro politica del libero acquisto di armi da guerra da tenere poi in casa. Mitra, mitragliatrici, perfino bazooka, che è un lanciarazzi individuale, e serve contro i carri armati. Quella americana è una politica da guerra civile, quando ognuno si considera nemico di tutti, ma in tempo di pace è assurdo avere in casa un fucile che spara a raffica, a che ti serve? A sterminare i caprioli in branco? Però noi, che disapproviamo la facilità con cui un americano può munirsi di un mitra, non ci accorgiamo della facilità con cui da noi uno può munirsi di una pistola. Quest’uomo che ha fatto la strage di Ardea la pistola l’ha ereditata. Ma sul passaggio dell’arma da padre a figlio non s’è interposta la Legge? No? Errore. La prima origine della strage è lì. Quest’uomo che ha fatto i tre morti non aveva nessuna ragione di farne neanche uno. È la pistola che ti fa sragionare. Se hai una pistola in tasca pensi sempre che puoi uccidere. E prima o poi lo fai.La pistola diventa una protesi del tuo cervello. Qualunque discussione in cui ti trovi impelagato, e che non sai come concludere, se hai una pistola in tasca hai sempre la tentazione di tirar fuori la pistola e risolverla con quella. Se hai una pistola, ti senti ultrapotente, e hai sempre la tentazione di farlo sapere a tutti. Ti senti temibile, e vuoi che tutti abbiano timore di te. È bello sentirsi temibile, è gratificante. Non succede mai che l’uomo che ha una pistola più o meno illegalmente la tenga nascosta e la usi la prima volta per ammazzare: no, prima la userà alcune volte per spaventare, gli altri tremano e lui gode a vederli tremare. Anche quest’uomo di Ardea ha litigato più volte con la gente per strada e per zittirla ha sparato in aria. Era allora che bisognava intervenire, ritirargli l’arma e ammonirlo.È così logico, che penso i carabinieri l’abbiano fatto, io non lo so ma ci dev’essere una lacuna nelle mie informazioni. La pistola in tasca ti fa sentire potente mentre mangi, cammini, entri in un negozio, parli con gli altri: stiano attenti, tu li puoi sterminare in qualsiasi momento. Parli con una mano in tasca, con le parole maneggi i concetti, non sai con quale concludere, e intanto con la mano tasti la pistola, con le dita maneggi l’arma, con quell’arma puoi sempre concludere da vincitore. La Beretta è fatta apposta per essere carezzata, per questo è zigrinata. La pistola è una droga. Non puoi stare in astinenza. Neanche quando dormi. Perciò la tieni accanto al letto, in un cassetto che puoi raggiungere stendendo una mano, nel caso che ti svegli di soprassalto.
Quand’ero soldato (figlio di contadini, ho fatto il militare, ero un tenente), il gesto più importante che compivo nella giornata era mettermi o togliermi il cinturone al quale era appesa la fondina con la Beretta calibro 9 corto. Ne sentivo il peso, e quella sensazione passava dai nervi al cervello. Quest’uomo di Ardea, che si sottoponeva a qualche Tso, non doveva sentire questa sensazione. Il momento per evitare la strage era quello. Solo quello. Dopo, era troppo tardi.

Ferdinando Camon

Canone

di Roberto Giardina

ItaliaOggi

Herr Georg Thiel è in prigione dal 25 febbraio, da oltre tre mesi e mezzo, in attesa della sentenza. Che reato avrà mai commesso? Si rifiuta di pagare il canone tv: perché devo pagare per un servizio che non ho chiesto e non utilizzo?, protesta. In Italia non ho la tv, non perché sia uno snob. Quando sono a Roma ho altro da fare, vedere i figli, i miei fratelli, gli amici, andare a teatro, o vedere uno di quei film italiani che difficilmente verranno distribuiti in Germania. Oppure, mia moglie e io, se una sera restiamo a casa, leggiamo un libro. Ma, come tutti pago, il canone sulla bolletta della luce elettrica. Comunque, prima o poi, compreremo una televisione, quando avremo tempo, e riusciremo a tornare a Roma, finita l’emergenza per il Covid. Anche in Germania guardiamo poco la tv, anche se l’offerta è migliore che in Italia, e pago il canone semplicemente perché abito in un appartamento.È stata una riforma molto discussa: tutti devono pagare, a parte i clochard che dormono sotto un ponte. Si viva in un castello o in una capanna nei boschi, nel ventunesimo secolo è scontato che si possieda una tv, o una radio, o un computer in cui seguire i programmi in streaming. E il canone è di 17,50 euro al mese. Subito dopo la riforma, nel 2013, le tv pubbliche hanno incassato quasi un miliardo in più, eppure pochi anni dopo, il canone non basta, e chiedono un aumento, sia pure di pochi centesimi. Devo dire che la burocrazia tedesca è, o era, più umana di quella italiana: quando mi trasferii da Bonn a Berlino, una signora mi telefonò: come mai sul Reno pagavo due abbonamenti e nella ritrovata capitale solo uno? Perché a Bonn avevo un ufficio, e a Berlino lavoravo da casa. E finì lì. In Italia, temo, sarebbe stato più complicato.
Il signor Thiel, 53 anni, è diventato un eroe per i ribelli, quelli che contestano sempre tutto e tutti per principio, dalla quarantena per il Covid al vaccino, alle tasse. E i giuristi intervengono pro e contro: la tv è un servizio pubblico e ogni cittadino è obbligato a contribuire, se ne serva o meno. Altrimenti, si obietta, potrei contestare di dover pagare per il costo di autostrade, bus e metro, anche se vado sempre a piedi. Ma la tv pubblica incassa anche per la pubblicità, e qualcuno potrebbe obiettare di vedere solo i canali privati che sono gratuiti. Il giurista Hendrik Wieduwilt è dalla parte del ribelle: «In Germania, in una democrazia, nessuno dovrebbe trovarsi in cella perché non paga il canone». Una durezza esagerata.
Thiel è un uomo di principi: potrebbe chiedere a Tom Burow, l’intendente dell’Ard, di intercedere perché venga rimesso a piede libero. Ma non si piega: sarebbe come chiedere la grazia, se si è innocenti. Potrebbe anche evitare la multa per non aver pagato in tempo, se saldasse il debito, o mettesse a disposizione i suoi beni per il pignoramento. Ma Herr Thiel ripete sempre: «nein».
E tiene sotto scacco la Tv: ogni giorno in cella costa allo Stato quasi quanto sei mesi di canone. Il caso è diventato internazionale: se ne occupa anche la Neue Zürcher Zeitung: questi vicini tedeschi sono sempre esagerati. Thiel è un prigioniero politico, o almeno un ostaggio burocratico? L’Fdp, il partito liberale, è tentato di usare il caso nella campagna elettorale: secondo i sondaggi potrebbe conquistare due punti in più alle elezioni del prossimo settembre. Lo hanno già fatto i populisti dell’AfD, il partito dell’estrema destra. Ma Thiel non è di destra e neppure di sinistra, solo un ribelle come Robin Hood.

Roberto Giardina

QUARTA PAGINA
«Se le mogli fossero una bella cosa,
Dio ne avrebbe una»
Proverbia afghano