giovedì, 19 Settembre 2024
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Vasta indagine della Guardia di Finanza sull’ Elisoccorso, scoperto il “sistema” delle gare pilotate

Elisoccorso, Il “sistema” delle gare pilotate

Elisoccorso, Il “sistema” delle gare pilotate

Nel mirino gli appalti dell’emergenza

Appalti pilotati in tutta Italia per eliambulanze, Canadair e altri mezzi del soccorso aereo. Gare indirizzate, bandi “cuciti” su misura, funzionari accondiscendenti e “in conflitto d’interessi”. Un “sistema” – così viene definito dagli investigatori – su cui la Guardia di Finanza lavora da almeno tre anni e che ha portato all’apertura di diverse indagini in tutta Italia. Nel mirino forniture per centinaia di milioni di euro, in gran parte – secondo le accuse – assegnate alla Babcock Italia, il gigante dell’elisoccorso e antincendio che controlla oltre il 65% del mercato italiano.

I vertici, ormai ex, della multinazionale sono finiti nel mirino dei pm di Tempio Pausania, in Sardegna, che poi hanno trasferito gli atti per competenza a diverse procure. Agli atti ci sono anche le conversazioni di Alberto Zoli, uno dei dirigenti più potenti della Regione Lombardia. Direttore generale dell’Agenzia regionale Emergenza e Urgenza (Areu), fu nominato dall’ex governatore Roberto Formigoni ed è diventato poi fedelissimo dei governatori leghisti, prima Roberto Maroni e poi Attilio Fontana. In una conversazione, intercettata, del 27 marzo 2018 con un suo collaboratore, Zoli si vanterebbe anche di una conoscenza diretta con Matteo Salvini. Il dirigente è anche membro di una commissione della Conferenza delle Regioni, che si occupa dell’attuazione del Numero di Emergenza Unico europeo 112. Era proprio Zoli, intercettato, che il 24 novembre 2017 al telefono diceva: “A me non me ne fotte un cazzo di prendere la macchina migliore”, parlando dell’acquisto degli elicotteri per la gestione dell’elisoccorso in Sardegna.

Il “Movimento” Gli ex vertici Babcock

In un’informativa di 153 pagine, la Guardia di Finanza traccia quello che alcuni degli indagati intercettati definisce come un “sistema” o anche un “Movimento” che arrivava ovunque, dalle singole regioni al Viminale. “L’associazione – si legge negli atti – è diretta alla realizzazione di un più ampio programma criminoso” con “elementi che coesistono in ogni singolo episodio”. Non solo: “L’accordo permane anche dopo la consumazione di ciascun reato, senza con questo esaurirsi”. Dalle carte dell’indagine, emerge come Zoli si attivi per “fornire” il bando ai vertici non solo sardi, ma di varie Regioni italiane per imporre il modello Areu in tutta Italia. Per gli inquirenti, infatti, Zoli “non esita a fare uso dell’importanza dei vari incarichi da lui ricoperti per mettere le mani sui bandi del settore dell’emergenza-urgenza”. Così “impone la sua Areu come principale agenzia del settore e si garantisce finanziamenti pubblici e privati che, in una sorta di circolo vizioso, ne aumentano il prestigio e il potere in modo sempre maggiore”. Al centro delle presunte turbative il ruolo degli allora dirigenti della Babcock Italia, ma anche di funzionari pubblici, secondo gli investigatori finiti nella rete del presunto “sistema”. A quanto ricostruito dalla Finanza, sono Zoli e l’ex ad di Babcock, Andrea Stolfa, che decidono quali elicotteri vanno comprati (arrivando a influenzare le scelte industriali di Leonardo Spa), chi deve essere nominato a capo del servizio d’emergenza (come accade in Sicilia, Calabria e Sardegna), quante basi di elisoccorso debba avere una regione (e quindi quanti soldi debba sborsare il pubblico). Il segreto del successo del “Movimento” – come lo definiscono loro stessi – è stato, per gli inquirenti, riproporre in ogni regione italiana il “format vincente” dell’Areu lombarda. “Alla fine siamo una banda di… una specie di… caravanserraglio – dice Zoli intercettato il 21 dicembre 2017 al telefono con il dirigente di Babcock, Leandro Bertola – Alla fine siamo i più grandi, i più bravi, i più tutto! E quindi: Nord-Est, Nord, Centro…”.

Elisoccorso Il primo bando

Il bando da cui parte tutta l’inchiesta è quello del 2017 per l’elisoccorso in Sardegna, del valore di 66 milioni di euro. Secondo i finanzieri, Zoli avrebbe “contribuito alla progettazione del bando” pur “non avendo alcun incarico formale di progettazione” con gli allora “vertici di Babcock Mcsi” che “avrebbero avuto la evidente capacità di ottenere notizie in anteprima da pubblici ufficiali”. Innumerevoli sono poi i contatti tra Zoli e Stolfa, che con la sua Babcock parteciperà poi alla gara. Non la vincerà, ma solo perché, secondo i militari, Stolfa non si accorderà con l’altra società partecipante al bando e perderà. I vertici Babcock, in quel momento, per gli inquirenti avrebbero avuto l’interesse di monopolizzare il mercato. Come nel caso dell’appalto da 100 milioni dell’elisoccorso calabrese. Qui la storia la ricostruisce la Procura di Catanzaro, che il 6 febbraio 2018 esegue misure cautelari (ora modificate con i domiciliari) nei confronti del responsabile del 118 dell’Azienda sanitaria provinciale, Eliseo Ciccone, un dirigente regionale, Salvatore Lopresti, e due manager di Babcock, Monica Mazzei e Leano Bertola. Per gli inquirenti hanno scritto loro il bando di gara (copiandolo da quello appena vinto in Abruzzo). È attualmente in corso il processo a Catanzaro.

Canadair Quel gancio al ministero

Ma la longa manus degli indagati sarebbe arrivata anche al ministero dell’Interno. Indagando sulla Sardegna, infatti, i finanzieri di Olbia hanno intercettato un’altra presunta turbativa. L’appalto è quello da 388 milioni vinto da Babcock per la gestione della flotta dei Canadair – gli aerei utilizzati in tutta Italia per lo spegnimento degli incendi – il 21 dicembre 2017. Una gara oggetto di una denuncia in un primo momento archiviata dalla procura di Roma. Ora però quel fascicolo è stato riaperto. Il dossier è finito sul tavolo del pm Alberto Pioletti che, supportato dall’informativa finale del Nucleo economico-finanziario di Roma, ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone: i dirigenti di Babcock, Stolfa e Mazzei, il capo del coordinamento Soccorso aereo dei Vigili del Fuoco, Salvatore Rogolino, e Michele Tangorra, l’aviere che partecipò alla stesura del bando. L’udienza preliminare è fissata per il 24 giugno. I quattro sono accusati di “turbata libertà degli incanti” per aver “mediante collusione – si legge nel capo d’imputazione – turbato il procedimento amministrativo diretto all’affidamento del servizio di gestione”. La Babcock come società – specifica l’ufficio stampa – e gli attuali dirigenti non sono indagati in nessuna inchiesta, ma per i pm romani il risultato è stato “un bando perfettamente a misura della Babcock Spa”.

FONTE di Vincenzo Bisbiglia e Andrea Sparaciari | 20 GIUGNO 2021